ALTRO CHE OLIMPIADI, A ROMA C’E’ L’INCOMPIUTA DA 260 MILIONI
LA “CITTA’ DELLO SPORT” DI CALATRAVA E’ IL TEMPIO DELLO SPRECO
La vela bianca di Calatrava si innalza come un’unghia puntata verso il cielo di Roma. La Città dello Sport lasciata fallire a Tor Vergata è un monumento solenne alle disfatte di Stato.
Ieri l’Assemblea capitolina ha fatto mancare il numero legale nella seduta che avrebbe potuto dare il via libera al nuovo stadio dell’As Roma.
Il giorno prima Matteo Renzi aveva lanciato la Capitale per le Olimpiadi del 2024. Mentre si sognano nuovi impianti e nuovi appalti, la Città dello Sport rimane un villaggio fantasma, un progetto monumentale lasciato a metà , completamente abbandonato.
Uno scheletro di cemento che è costato quasi 260 milioni di euro: soldi pubblici
Il cantiere è annunciato da insegne scolorite, rinchiuso dietro a una recinzione piena di buche.
Qui non c’è nessuno: non un operaio, non una gru, nemmeno un custode.
La casupola del guardiano è deserta da chissà quanto tempo, la porta d’ingresso è tenuta chiusa col fil di ferro.
Fango, erbacce e un silenzio surreale.
Il progetto originale di Santiago Calatrava era tanto affascinante quanto ambizioso. Una maxi struttura per lo sport in un’area di cinquanta ettari.
Due palazzetti, uno per il nuoto da quattromila posti e uno polifunzionale da ottomila, per basket, pallavolo e concerti. Ognuno dei due stadi avrebbe avuto la sua cupola bianca, un guscio formato da un reticolato di cemento e una copertura di vetro.
Le conchiglie, nel disegno, erano tenute insieme da un arco centrale lungo 130 metri. Poi una piscina olimpionica esterna con gradinate da 3 mila spettatori, una pista d’atletica, migliaia di parcheggi auto, spogliatoi e uffici
La città dello sport era nata per i mondiali di nuoto del 2009. L’incarico all’architetto valenziano era stato conferito dal sindaco Walter Veltroni nel 2006. In origine, un progetto da 60 milioni di euro.
All’assegnazione dell’appalto sono già raddoppiati: 120 milioni.
Tra 2006 e 2007 l’avanzamento dei lavori è risibile, ma le previsioni di spesa continuano a moltiplicarsi: il costo dei lavori arriva a 240 milioni di euro.
Il cantiere è affidato alla Vianini Lavori del Gruppo Caltagirone, la gestione dei fondi è della Protezione civile di Guido Bertolaso: l’opera è nella lista dei Grandi Eventi.
A capo del progetto viene incaricato Angelo Balducci. Lo scandalo della cricca degli appalti sarebbe scoppiato qualche anno più tardi
Nel cantiere, a pieno regime, dovrebbero lavorare fino a 300 operai al giorno per centrare l’obiettivo e consegnare l’impianto in tempo per i mondiali di nuoto.
Già nel 2008 il Coni si arrende e sposta la manifestazione al Foro Italico (che ha comunque bisogno di altri 45 milioni di euro per “rifarsi il trucco”).
L’obiettivo per cui era nata la Città dello Sport è già fallito, ma si continua a lavorare (e spendere).
Roma è candidata per le Olimpiadi del 2020: l’opera potrebbe tornare utile. L’ambizione è stoppata sul nascere dal governo Monti. Nel 2011, l’ultimo preventivo: per completare i lavori secondo il progetto iniziale si arriverebbe a una spesa totale di 660 milioni di euro.
Undici volte la stima iniziale. Si parla di coinvolgere sponsor privati, ma non si fa vivo nessuno.
Di fatto nel cantiere di Tor Vergata non si muove più nulla da tre anni.
La Città dello Sport non esiste, lo Stato ha rinunciato: il suo nome non compare nemmeno nel censimento del Ministero delle Infrastrutture, che ha elencato 671 opere incompiute italiane.
Il bilancio parziale è impietoso: in otto anni sono andati in fumo 256 milioni di euro. Sono serviti a edificare uno spettacolare altare in cemento armato, un mausoleo degli sprechi, dell’approssimazione, della soggezione del pubblico nei confronti dei privati, del disastro amministrativo di una città e di un Paese.
Secondo l’assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Giovanni Caudo, per completare l’opera ci vorrebbero altri 400 milioni. “Ma oggi non ci sono le condizioni. ”
Poi aggiunge: “Vogliamo finire almeno la prima vela, a cui manca la copertura in vetro. L’idea è trasferirci la facoltà di Scienze naturali dell’Università di Tor Vergata. Servono una settantina di milioni. ”
Nel frattempo l’unica acqua nella vasca di Calatrava è quella piovana.
Nella penombra, in un silenzio inquietante, le fondamenta disegnano un affascinante dedalo di cemento.
Il reticolato bianco della cupola comincia a scrostarsi.
Se l’annuncio di Renzi dovesse aver seguito, è qui che andrebbe issata la bandiera della candidatura olimpica di Roma: in cima alla vela arrugginita.
Tommaso Rodano
(da “il Fatto Quotidiano”)
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