“GLI APPALTI ATAC DECISI DALLA CUPOLA”: LE MANI DEL CLAN SUI BUS DI ROMA
GLI AFFARI DI CARMINATI CON L’AZIENDA… “MANCINI PARTECIPAVA ALLE RIUNIONI A NOME DI ALEMANNO”
L’Atac, azienda dei trasporti più disastrata d’Europa e insieme metafora dell’abisso di una città , aveva una sua “sede operativa” nel cuore del Mondo di Mezzo.
Una cabina di regia che, alla bisogna, si sistemava ora nei pressi di via Portuense, ora in via Volterra, a due passi dalla Basilica di San Giovanni.
Al Portuense, Riccardo Mancini, ambasciatore e tasca dell’ex sindaco Alemanno, sodale “a stecca para” di Massimo Carminati, riceveva in un appartamento dove alti dirigenti di Atac arrivavano a comando per prendere ordini sulle gare.
A san Giovanni aveva e ha invece sede la “Segni di qualità ”, società – vedremo – di un qualche peso nell’indagine Mafia Capitale, controllata al 100% dall’ex-consigliere di amministrazione di Atac, Andrea Carlini, e legalmente rappresentata da Pierpaolo Pedetti, uno degli esponenti della segreteria regionale del Pd del Lazio.
La torta da spartire, quella di sempre.
Gli appalti generosi che Atac riconosceva e ha sempre riconosciuto in perfetto spirito consociativo. Naturalmente, nel disinteresse della trasparenza e tenuta dei conti e dei bilanci, dove è stato possibile lavorare a mano libera.
Fino a trasformare l’Azienda in un carrozzone con un debito da 1,6 miliardi di euro e un deficit annuo che quest’anno chiuderà a 219 milioni. E tuttavia – tanto per ricordarne qualcuna – capace di sottoscrivere l’acquisto di una nuova sede da 120 milioni in piena crisi finanziaria e di assumere oltre 850 persone senza concorso nel periodo dell’amministrazione Alemanno. Ma vediamo dunque che accade
L’UOMO DI MARRONI
Il 19 febbraio scorso Salvatore Buzzi e Massimo Carminati attraversano la città a bordo dell’Audi Q5 del patron della Cooperativa 29 Giugno.
Un’ambientale del Ros dei carabinieri ne ruba la conversazione. «Ieri mi chiama Carlini, l’uomo di Marroni (Umberto, deputato Pd e membro della commissione Giustizia della Camera, ndr) – dice Buzzi – me gira intorno e dice: “ah, c’ho sti due appartamenti che ti devi comprà ”.
Allora premesso che non sono un immobiliarista, due te li ha regalati Marronaro, a me che mi frega di comprarti i due appartamenti?».Carminati gli dà ragione: «Per quale motivo dovrei? Che me stai a fa un’estorsione?»Buzzi: «Allora gli ho detto: “Ma il capo la sa ‘sta storia? Allora ho chiamato subito Umberto. Gli ho detto: “Ma tu la sai sta cosa?” E lui mi fa: “Ah, io pure vivo modestamente, c’ho una barca e un cavallo».Carminati si fa ironico: «Vivono modestamente, capito?»Buzzi torna a raccontare: «A Marroni ho detto: “Guarda, se tu me lo chiedi io l’appartamento glielo compro. Ma il favore lo faccio a te”».E il veicolo chiave, appunto, è la società “Segni di qualità ”, utile strumento – annotano gli inquirenti – per raccogliere denari da destinare alla politica in cambio degli appalti di Atac. Come del resto spiega Buzzi a Carminati: «Hai capito come funziona? Questa è una società di consulenza che raccoglieva i fondi per la campagna elettorale… tanto è vero che quando abbiamo vinto l’Atac ci hanno chiesto l’uno per cento».E di cui è prova, un sms che, il 26 febbraio, Marroni invia a Buzzi. «Aspetta per vicenda Carlini e Pedetti».
Buzzi obbedisce e aspetta.
A CASA DI MANCINI
Sappiamo dalle carte dell’inchiesta che Riccardo Mancini è «il pubblico ufficiale a disposizione dell’associazione di Massimo Carminati nei rapporti con l’amministrazione comunale tra il 2008 e il 2013».
E sappiamo anche che è lui l’uomo degli appalti. Ma quello che ne documenta il ruolo “nero” in questa storia è che Mancini è «l’uomo dei trasporti» senza che il suo ruolo in Atac abbia uno straccio di giustificazione formale.
Mancini dispone infatti liberamente dei suoi manager. Che convoca ora nell’appartamento sulla Portuense, ora direttamente in un ufficio a lui riservato all’interno dell’assessorato alla Mobilità del Campidoglio, sullo stesso corridoio dell’assessore.
Che è poi dove riceve anche gli imprenditori per fissare il prezzo d’ingresso alle gare. Ricorda oggi uno di quei manager dell’Azienda: «Mancini partecipava a tutte le riunioni sulla mobilità . Si presentava come l’uomo del sindaco. Come quello che sedeva a capotavola e prendeva le decisioni».
Testimonianza che trova conferma nell’informativa del Ros dei carabinieri lì dove documenta le dichiarazioni spontanee rilasciate da Lorenzo Cola (facilitatore di Finmeccanica finito in carcere nel 2010), sulla tangente per i filobus della Laurentina. «Mancini mi si presenta come molto vicino al sindaco Alemanno e mi dice che ne è lui il plenipotenziario a Roma per quanto riguarda tutti gli appalti sui trasporti ».
Del resto, a Massimo Carminati, Mancini serve nelle partite che contano. A dirigere il traffico dei grandi affari legati alla mobilità , metropolitana e Atac. Appalti che muovono circa un miliardo di euro all’anno. Troppi, per girarsi dall’altra parte.
BUZZI IN ATAC
Accade così che Buzzi &co facciano bingo in Atac con la gara 28/2011, quella per la fornitura dei servizi di pulizia.
Un maxi appalto triennale assegnato dall’azienda alla stratosferica cifra di 95 milioni di euro. A vincere è un’associazione temporanea di imprese formata da “Cometa” e dalla “Cns,” il consorzio compagno di avventure di Buzzi in molti appalti e diretto a Roma da Salvatore Forlenza. La gara solleva i dubbi del sindaco di Atac, Renato Castaldo, che denuncia come sul mercato lo stesso servizio venga garantito con un ribasso medio del 24,69%.
Non solo: la Cns per i medesimi servizi si è aggiudicata la gara a Roma bandita dalla società Grandi Stazioni con un ribasso del 33,3%.
Epperò, nonostante il bilancio sia un colabrodo, l’azienda non chiede sconti. Paga. E paga bene. Così come fa quando, il 14 febbraio scorso, chiama la “29 Giugno” per pulire le stazioni delle metropolitane di Roma.
O quando, ancora la 29 Giugno, si aggiudica l’appalto per lo smaltimento dei rifiuti umidi.
Daniele Autieri e Carlo Bonini
(da “La Repubblica”)
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