INTERVISTA ALLA FIGLIA DEL “CHE”: “PER CUBA E’ UN GIORNO DI IMMENSA FELICITA'”
ALEIDA, ATTIVISTA E MEDICO SULLE ORME DEL “CHE”: “SE POTESSI IN QUESTO MOMENTO VORREI FARE SOLO UNA COSA: ABBRACCIARE FIDEL”
Aleida Guevara March, non è solo la figlia del “Che”.
A Cuba è famosa soprattutto per la sua attività di pediatra. Che pratica seguendo l’esempio del padre: «Se solo potessimo seguire il suo esempio, il mondo sarebbe un posto migliore».
Attivista per scelta e medico per missione, assiste bambini e disabili negli ospedali del suo e di altri Paesi.
Per questo, la Fondazione Foedus, presieduta da Mario Baccini, ha deciso di conferire alla figlia del guerrigliero simbolo della Rivoluzione cubana il Premio alla solidarietà per il 2014.
L’abbiamo incontrata all’Hotel Valadier, a due passi da Piazza del Popolo.
Cosa pensa degli sviluppi tra Usa e Cuba?
«Io l’ho sempre detto che siamo todos americanos, anzi siamo tutti un’unica nazione. È un giorno di grande felicità e immensa gioia per tutti. Se potessi in questo momento vorrei fare solo una cosa: abbracciare Fidel».
Suo padre voleva cambiare il mondo, ad oltre 40 anni dalla sua morte cosa resta della sua esperienza?
«Negli ultimi quarant’anni il mondo è cambiato molto, ma non in ciò che davvero conta. Le differenze tra ricchi e poveri sono sempre più marcate».
Chi era Ernesto Che Guevara?
«Ai miei figli ho raccontato che era un uomo con una grande capacità di amare. Un rivoluzionario, del resto, deve essere innanzitutto un romantico».
Suo padre morì quando lei aveva sei anni (oggi ne ha 57). Qual è l’ultimo ricordo che conserva di lui?
«Di mio padre vivo ho pochi ricordi. L’ultima sua immagine è legata a un momento di grande tenerezza. Mia madre teneva in braccio il mio fratello più piccolo, lui si avvicinò con la sua uniforme e lo accarezzò dolcemente».
È in Italia per ritirare un premio alla solidarietà per il suo impegno come pediatra
«In questo momento, ci sono a Cuba tanti professionisti che lavorano in diversi Paesi del mondo. Sono orgogliosa di essere un medico cubano. Stiamo collaborando, tra l’altro, con “El Alba” boliviana. È un grande impegno, ma anche un grande piacere sapere di essere utili ad altre persone».
È la sua rivoluzione moderna?
«Fidel Castro diceva sempre che la rivoluzione è cambiare tutto quello che deve essere cambiato. Ci sono molte cose nel mondo che devono ancora cambiare. Noi lo facciamo con il nostro impegno. A Tucuman, un villaggio dell’Argentina, abbiamo visitato 812 pazienti in un solo giorno. La nostra rivoluzione è la salute, l’educazione e la vita delle persone».
La sua giornata tipo?
«Scelga un giorno della settimana».
Facciamo mercoledì?
«Inizia al Centro studi Che Guevara, alla scuola “Solidariedad con Panamà¡”, dove ci occupiamo di bambini con problemi e patologie motorie. Poi organizziamo conferenze e pianifichiamo l’attività del centro».
Qual è oggi la condizione del suo popolo?
«Il popolo cubano è un popolo bloccato dalle iniziative del Nord America, ma la solidarietà che riceviamo, anche dall’Italia, ci aiuta ad andare avanti».
La stampa italiana ha scritto di recente di un’iniziativa singolare di suo fratello minore Ernesto: un tour per turisti facoltosi (costo da tre a seimila dollari) sulla strada della rivoluzione cubana.
Che ne pensa?
«So che lavora con un’associazione argentina che promuove il turismo. A me, personalmente, il turista straniero interessa solo per una cosa: le donazioni che riusciamo a raccogliere per finanziare la nostra attività . Per il resto non ho la minima idea di cosa stia organizzando mio fratello».
Antonio Pitoni
(da “La Stampa“)
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