ARIA DI REGIME PER I SITI ON LINE: PRESUNTA DIFFAMAZIONE, ANCHE I BLOG AVRANNO L’OBBLIGO DI RETTIFICA
MULTE TRA 5.000 E 100.000, COSI’ IMPARI A NON FARTI I CAZZI TUOI… SIA CHIARO CHI L’HA VOLUTA: IL SEDICENTE “POPOLO DELLA LIBERTA’ CONDIZIONATA”
A dispetto degli accordi politici della notte, stretti alla presenza di Maurizio Gasparri e Anna Finocchiaro, stamattina il Senato ha votato un’estensione del dovere di rettifica a tutti i «i prodotti editoriali diffusi per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinti da una testata».
I capigruppo avevano previsto ben altro: che questo dovere di rettifica fosse un obbligo esclusivamente per le testate giornalistiche registrate, sia nell’edizione cartacea, sia digitale.
E invece no.
Su insistenza del senatore Franco Mugnai, Pdl, tutta l’informazione del web, che sia testata registrata o no, quindi anche in forma di blog secondo alcuni, è tenuta all’obbligo di rettifica, pena una salatissima multa (che al momento va da 5 a 100 mila euro; i capigruppo si sarebbero convinti di dimezzarle, ma chissà …).
Le parole del senatore Mugnai, in proposito, sono state chiarissime: «Bisogna uscire da ogni infingimento».
L’estensione dell’obbligo di rettifica a qualsiasi prodotto editoriale, «si riferisce a testate edite esclusivamente on line per le quali sono però ben individuabili i soggetti responsabili. Si tratta infatti di giornali a tutti gli effetti, capaci di provocare con l’eventuale diffamazione gli stessi danni delle testate in edizione cartacea».
Quale sia l’intento del Pdl, l’ha esplicitato un suo collega, l’ex sottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo: «La dizione è prevista dalla legge n. 62 del 2001, che individua i prodotti editoriali telematici tenuti ad avere un direttore responsabile, a pubblicizzarlo e, in alcuni casi, ai fini economici, anche alla registrazione. A noi interessa avere il dato del direttore responsabile. Se non mettiamo questo, non avremo quegli elementi. Ecco perchè è stata ricopiata la formula della legge che individua tutti i siti che devono avere un direttore responsabile e indicare il motore di ricerca».
E sia chiaro: anche pubblicando una tempestiva rettifica, il diffamato ha diritto di intraprendere le vie legali.
Non solo nei confronti delle testate giornalistiche registrate, a questo punto, ma nei confronti di qualsiasi «prodotto editoriale diffuso per via telematica, con periodicità regolare e contraddistinto da una testata».
E’ una formulazione assolutamente ambigua, su cui molti avvocati si stanno rompendo la testa.
Secondo alcuni tribunali, vi rientrano anche i blog. Secondo altri, no.
In conclusione, un’eventuale condanna per diffamazione, con relativa multa (che viene ridotta se c’è stata la rettifica), non si può escludere per nessuno.
Perchè qualsiasi inchiesta giornalistica potrà diventare “una diffamazione”, qualsiasi opinione espressa “offensiva”.
Nessuno discute il diritto alla rettifica, altra cosa è una legge intimidatoria degna dei regimi militari con multe fino a 100.000 euro che metteranno il bavaglio alla libera espressione.
Una vergogna tutta italiana e di chi l’ha votata.
Ce ne ricorderemo.
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