ASSISTENZA SANITARIA A RISCHIO: TAGLI PER 1,5 MILIARDI
OFFERTA DI SERVIZI RIDOTTA AL MINIMO E NON RICONOSCIMENTO DI MALATTIE CRONICHE CHE OBBLIGA I MALATI A PAGARE I FARMACI DI TASCA PROPRIA…NEL 2013 VI SARANNO REGIONI CHE NON POTRANNO GARANTIRE I LIVELLI ATTUALI DI ASSISTENZA
Diagnosi tardive, scarsa disponibilità di specialisti, farmaci essenziali non rimborsabili, aumento del costo dei ticket sanitari e tagli indiscriminati alle pensioni di invalidità .
Nel nostro Paese il diritto alla salute e all’assistenza fa acqua da tutte le parti, secondo quanto denunciato da Cittadinanzattiva alla presentazione della I Conferenza nazionale delle organizzazioni civiche per la salute.
I provvedimenti del governo negli ultimi due anni, secondo l’associazione, hanno ridotto al minimo l’offerta assistenziale sanitaria e sociale, scaricando i costi interamente sui cittadini.
Solo per il 2011, il taglio delle risorse al Sistema sanitario nazionale (Ssn) ammonta a circa 1,5 miliardi di euro e investe anche la copertura dei ticket sanitari per prestazioni diagnostiche e specialistiche.
Alla riduzione delle risorse si affianca anche un aumento dell’imposta fiscale per i cittadini e dei ticket sanitari per tutte quelle Regioni obbligate per legge a rispettare i piani di rientro.
In dubbio è poi la capacità delle Regioni, a partire dal 2013, di erogare i Lea (Livelli essenziali di assistenza), ovvero le prestazioni che il Ssn è tenuto a garantire a tutti i cittadini.
I Lea già ora non sono garantiti uniformemente: solo otto Regioni (e tutte del centro Nord) li hanno erogati nel 2009, tre solo parzialmente, mentre le altre, Lazio compreso, non ne hanno garantito l’effettiva erogazione.
A questo si aggiunge, nella denuncia di Cittadinanzattiva, che “da ben 10 anni non vengono approvati i nuovi Lea. Una cosa gravissima e inaccettabile”.
I nuovi Lea erano stati predisposti dall’ex ministro della Salute, Livia Turco, ma non sono più stati approvati.
Gli ultimi risalgono a quelli emanati da Rosy Bindi nel 2001, ormai scaduti.
“Un ritardo ancora più grave — dice Tonino Aceti, responsabile del coordinamento nazionale Associazioni malati cronici di Cittadinanzattiva — soprattutto in tempi in cui si vuole fare il federalismo fiscale, parlando di costi e fabbisogni standard. Categorie che non possono essere certo definite su Lea vecchi di 10 anni”.
Dalla conferenza a Riva del Garda è emerso che il 44% delle associazioni dei malati non reputa soddisfacente la risposta fornita dall’Assistenza domiciliare integrata.
Il 50% delle associazioni riscontra una diffusa difficoltà di accesso ai farmaci necessari, dovuta alla non rimborsabilità da parte del Ssn, alle ulteriori limitazioni imposte dalle Regioni a quanto previsto a livello nazionale, e alle difficoltà burocratiche per il rilascio del piano terapeutico.
Altro problema è quello della mancata erogazione gratuita dei cosiddetti parafarmaci, come integratori, alimenti particolari o creme.
Ad aggravare il quadro, secondo l’associazione, è il mancato riconoscimento di alcune patologie nell’elenco delle malattie croniche e invalidanti: “Mentre la politica parla — sottolinea Aceti — migliaia di malati con patologie croniche e rare non si vedono riconosciuta la propria malattia e devono pagarsi di tasca loro i farmaci”.
A rischio anche il diritto alla salute dei bambini che, al pari di tutti i cittadini, incontrano grandi problemi fin dall’inizio del loro percorso diagnostico terapeutico, al punto che l’88% delle associazioni dei malati denuncia la difficoltà di accedere tempestivamente alla diagnosi precoce.
Il 94% dell’assistenza di base da parte del pediatra di libera scelta e del medico generale non soddisfano le esigenze dei cittadini.
Quasi la totalità delle associazioni, il 90,6%, hanno riscontrato la scarsa conoscenza da parte di questi professionisti delle patologie e delle relative complicanze, in particolar modo se le malattie sono rare, con tutte le relative conseguenze in termini di accesso alla diagnosi.
Il 75% segnala una mancanza integrazione delle cure del pediatra o medico di base con lo specialista o il centro di riferimento per la cura della patologia.
Il percorso di cure diventa perciò particolarmente tortuoso.
E anche costoso, visto che spesso il paziente si deve spostare fuori dalla propria Regione.
Altro problema “cruciale” riscontrato dal 65% delle organizzazioni è infine la grave difficoltà di accesso ai benefici economici correlati al riconoscimento dell’invalidità civile, dell’accompagnamento e della legge 104/1992.
“Con la scusa della lotta ai falsi invalidi — conclude Cittadinanzattiva — l’Inps sta di fatto procedendo al taglio indiscriminato delle pensioni di invalidità , delle indennità mensili di frequenza e delle indennità di accompagnamento, anche nei confronti di coloro che sono nel pieno diritto di goderne”.
Valentina Arcovio
(da “PianetaScienza“)
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