ATTACCO HACKER AL LAZIO, I SERVIZI SANNO CHI E PERCHE’, TIMORI PER I DATI DELLE ALTE CARICHE
IL CAPO DEL DIS HA RIFERITO AL COPASIR LA PISTA SEGUITA… ANCHE L’OLANDA SOTTO ASSEDIO… “SONO ATTACCHI SPONSORIZZATI DA STATI”
Attacco hacker alla Regione Lazio: non si brancola nel buio. L’ intelligence conosce chi e perché ma ovviamente non si sbottona.
Spiega Adolfo Urso, il presidente del Comitato di controllo sui servizi segreti, dopo l’audizione del Direttore del DIS (l’organismo di coordinamento di AISE e AISI, i servizi interni ed esterni) Elisabetta Belloni: “L’ambasciatrice Belloni ha fatto a noi una relazione molto circostanziata e approfondita su tutti gli aspetti che allo stato emergono, sia su chi verosimilmente ha fatto l’attacco, sia su quali probabilmente sono le sue finalità. Su questo noi siamo vincolati al segreto, quello che possiamo dire è che l’intelligence si è mossa subito per capire come contrastare meglio e nel contempo l’amministrazione sta agendo per ripristinare piena efficienza al sistema” .
Ma poi il presidente del Copasir aggiunge un particolare di non poco conto: “Non sfugge ad alcuno che la Regione Lazio è anche la regione in cui incide la capitale del Paese, Roma, e quindi è un’area particolarmente importante per i dati e le informazioni che possono essere contenuti nelle banche dati”.
A cosa fa riferimento Urso? Evidentemente ai dati sanitari sensibili relativi ad alte cariche dello Stato (dal Capo dello Stato in giù), che non necessariamente devono essere “rubati” in senso fisico, ma che possono essere acquisiti e lasciati lì dove si trovano.
Ma intanto sono diventati noti agli attaccanti. Da sempre i dati sanitari dei vertici degli Stati sono uno degli obbiettivi più interessanti per apparati intelligence stranieri.
Lo stato di salute di un Presidente del Consiglio può essere molto utile per sapere quanto durerà il suo governo, quanta forza e determinazione imporrà alle sue scelte e così via.
Del sistema regionale della Sanità del Lazio inoltre fa parte il Policlinico Gemelli, dove di recente è stato ospedalizzato il Papa, e presso cui spesso vengono spesso curate alte personalità .
L’attacco hacker su cui sta lavorando la Procura di Roma, la polizia postale e anche Europol ed Fbi, potrebbe avere avuto anche lo scopo di testare la capacità di risposta italiana e al tempo stesso essere stata l’ occasione di “infilarsi” nei nostri circuiti cyber, dove magari rimanere in modo silente per molto tempo.
Sotto la lente di approfondimento anche l’attacco hacker di cui è stata vittima oggi l’Olanda , talmente forte e strutturato di aver messo in questione la sicurezza nazionale.
Secondo Andrea Margelletti del CESI, bisogna a questo punto correre ai ripari anche con la “ cyber offence”. Afferma : “Questi criminali devono poter temere un contrattacco in grado di distruggere le loro infrastrutture, solo questa deterrenza può’ dissuaderli dal riprovarci” .
Ma si tratta di criminali, o di Stati nemici? “ Questi sono attacchi sponsorizzati da Stati, non c’è alcun dubbio, Stati che usano gruppi hacker in base al principio della negazione plausibile: possono sempre negare di averli utilizzati”.
(da Huffingtonpost)
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