“AUMENTO ESPONENZIALE DELLE TERAPIE INTENSIVE IN LOMBARDIA, MI TREMANO I POLSI”
LA PREOCCUPAZIONE DEL CAPO DELLA TASK FORCE SULLE TERAPIE INTENSIVE
“Il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva sta aumentando in modo esponenziale e, come tutti i matematici sanno, l’esponenziale a un certo punto impazzisce”. Antonio Pesenti, direttore del Dipartimento di Rianimazione del Policlinico e coordinatore delle terapie intensive dell’Unità di crisi della Regione Lombardia per l’emergenza coronavirus, non nasconde la preoccupazione – “che è di tutti noi”, sottolinea – per i dati che la diffusione del contagio fa registrare nella regione più colpita dal virus nella prima fase dell’epidemia. E senza mezzi termini dice, se pensa a quello che potrà succedere: “Mi tremano i polsi”.
Oggi sono 1.844 i nuovi positivi registrati – 1032 a Milano, di cui 504 in città – 17 i morti. Aumentano i positivi e salgono i ricoveri nei reparti di terapia intensiva.
“Per ora riusciamo a stargli dietro – considera Pesenti – e certamente la situazione di Milano è delicata, ma bisogna prendere dei provvedimenti negli ospedali perchè questi malati vengano curati adeguatamente”. Il piano a tappe – “a step” precisa il rappresentante dell’Unità di crisi – predisposto dalla Regione per aumentare il numero di posti nelle terapie intensive sta andando avanti, ma il virus corre veloce. Stargli dietro si sta rivelando impresa ogni giorno più difficile. “In questi giorni aprirà il reparto di terapia intensiva all’ospedale di Lecco e credo che la direzione sanitaria di Regione Lombardia abbia già allertato gli ospedali”. La tappa finale, “quando avremo saturato tutti i 17 hub allestiti sul territorio regionale”, sarà “aprire l’ospedale realizzato in Fiera”. Un futuro che potrebbe rivelarsi più vicino di quanto si possa pensare, se le previsioni sull’aumento dei contagi si riveleranno esatte. “Il virus sta galoppando velocemente e c’è un dato da non trascurare – aggiunge Pesenti – oggi noi vediamo ricoverati nelle terapie intensive una percentuale dei positivi di quindici giorni fa. Considerato che oggi i positivi ammontano all’incirca a 6-7 volte quelli di due settimane fa, vuol dire che tra quindici giorni ci ritroveremo nelle terapie intensive un numero di pazienti superiore di circa 6-7 volte. Ecco, se ci penso mi tremano i polsi”. Anche perchè – spiega l’esponente dell’Unità di crisi regionale – dovremo andare a intervenire ulteriormente, per fare altre modifiche, su quello che succede negli ospedali”.
Nè Pesenti sembra confortato dagli effetti che il nuovo Dpcm potrà imprimere sull’andamento della curva epidemica. “Ho la sensazione – fa notare – che non frenerà la corsa del virus in maniera significativa, che possa essere troppo lieve, poco incisivo”. Per il direttore del Dipartimento di Rianimaziome del Policlinico di Milano “bisognerebbe fare un discorso chiaro con gli italiani. Atteso che il rischio zero non esiste, è necessario che ognuno decida il rischio che intende correre. Scegliere se rischiare passando 20 minuti in autobus per andare a lavorare o 20 minuti in discoteca. Siamo tutti grandi e capaci di decidere con consapevolezza e responsabilità ”.
Ma in Lombardia il livello di preoccupazione è più ampio: non solo per le terapie intensive, ma per l’andamento dei ricoveri nel complesso
Un punto sul quale stamattina, da Sky TG24, ha sollevato l’attenzione Emanuele Catena, direttore della terapia intensiva dell’Ospedale “Sacco” di Milano. “Se immaginiamo di proiettare questo trend nei prossimi giorni – ha precisato Catena – nelle prossime settimane potremo trovarci dalle attuali poche decine di pazienti ricoverati alle centinaia. Questa situazione potrebbe potenzialmente diventare molto esplosiva e allarmante”.
È c’è “forte preoccupazione” per l’incremento dei ricoveri anche all’Ospedale di Cremona. “I mesi trascorsi dalla fase critica sono troppo pochi, il passato è recente e ci ha messo a dura prova – dice ad HuffPost Giancarlo Bosio, direttore dell’unità operativa di Pneumologia – rispetto ad allora siamo più preparati, riusciremo senz’altro a gestire meglio una nuova eventuale fase, ma non vorremmo vedere più le cose che abbiamo visto. E siamo stanchi, è chiaro che la probabilità che i ricoveri aumentino un po’ ci spaventa”.
Soprattutto tenendo presente un dato, che getta sul futuro altri timori, nuove incertezze sulla tenuta del sistema sanitario, non solo in Lombardia. “Il clou di tutte le malattie e i virus respiratori è tra Natale e il periodo immediatamente successivo – conclude Bosio – quello che vediamo oggi potrebbe anche essere il campanello di allarme di una situazione che potrebbe complicarsi ancora di più”.
(da “Huffingtonpost”)
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