AVEVA DEFINITO IL COVID UNA PUNIZIONE PER GLI OMOSESSUALI: ORA IL PATRIARCA ORTODOSSO SI E’ AMMALATO DI COVID
LO SCHERZO DEL DESTINO COLPISCE UN ALTRO ESAGITATO
Una «punizione di Dio per i gay». Così il patriarca ortodosso Filaret ha definito il coronavirus lo scorso marzo, accusando gli omosessuali di essere i diretti responsabili della pandemia.
Lo stesso Filaret, come ha comunicato la notizia diffusa online dalla sua chiesa, oggi è positivo al Covid dopo aver parlato di coronavirus gay. Un ironico scherzo del destino che sta facendo girare il nome di questo prete in tutto il mondo. L’uomo ha 91 anni e, nonostante il Covid, le sue situazione sono attualmente stabili.
La notizia, oltre che dalla chiesa, è stata confermata anche dai media. Il religioso è ricoverato in ospedale vista l’età avanzata: «Vi informiamo che sua Santità il patriarca Filaret di Kiev è risultato positivo al test per il Covid-19. Il patriarca è ora ricoverato e le sue condizioni di salute sono giudicate soddisfacenti», afferma la nota diffusa dalla sua stessa chiesa.
In particolare a marzo l’uomo ce l’aveva con i matrimoni gay e quella sua frase — appoggiata anche da altri — ha fatto parecchio scalpore. Quello che è «na punizione di Dio per i matrimoni tra persone dello stesso sesso» e per «i peccati degli uomini» alla fine ha colpito proprio lui.
Seppure in molti abbiano criticato le parole di Filaret — compreso il portavoce di Amnesty International Ucraina — non è certo il solo ad aver fatto affermazioni di questo tipo.
Ricordiamo che altri religiosi si sono detti della stessa opinione a partire dal pastore americano Rick Wiles; anche il rabbino israeliano Mei Mazuz ha utilizzato l’emergenza mondiale come scusa per attaccare in maniera insensata gli omosessuali affibbiando loro colpe che non stanno nè in cielo nè in terra.
A marzo il portavoce di Amnesty International Ucraina, in particolare, aveva definito «molto dannose» le dichiarazione del prete ortodosso poichè « potrebbero portare a un aumento degli attacchi, dell’aggressione, della discriminazione e dell’accettazione della violenza».
(da agenzie)
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