BASTA IPOCRISIE: IL GOVERNO ITALIANO HA RILASCIATO IL TORTURATORE LIBICO ALMASRI PER PAURA DI ASSISTERE A NUOVI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI
ALMASRI È UN ESPONENTE DI PUNTA DEL GOVERNO DI TRIPOLI, A CUI ROMA SI APPOGGIA PER LIMITARE LE PARTENZE DI MIGRANTI. CHIUDENDO UN OCCHIO SU CARCERAZIONI E TORTURE… IL CLAMOROSO PASTROCCHIO COMBINANTO DA NORDIO, IL RISCHIO DI UN CONFLITTO DIPLOMATICO CON LA CORTE PENALE INTERNAZIONALE E LE DOMANDE SENZA RISPOSTA: COME HA FATTO A PERDERSI IL MANDATO D’ARRESTO? E PERCHÉ CARLETTO NORDIO NON HA RISPOSTO AI MAGISTRATI ROMANI? STAVA BEVENDO LO SPRITZ?
La scarcerazione e il contestuale rimpatrio di Najeem Osema Almasri rischiano di innescare un conflitto senza precedenti tra la Corte penale internazionale e l’Italia.
Alla base della liberazione di Almasri, decisa dalla Corte d’appello di Roma su parere conforme della Procura generale resta il vizio di forma della mancata «irrinunciabile interlocuzione» con il ministro della Giustizia, vanamente interrogato dalla Procura generale per conoscerne le intenzioni.
Le mosse dell’Aia
In teoria la richiesta di cattura sarebbe dovuta passare per le mani del Guardasigilli prima di arrivare sulle scrivanie dei magistrati. E questo ufficialmente non è avvenuto. Ma la Corte penale internazionale sostiene di aver fatto tutto secondo le regole: nota verbale all’ambasciata italiana in Olanda e successiva trasmissione del mandato d’arresto. In ambasciata c’è un magistrato di collegamento che ha verosimilmente investito del caso il ministero degli Esteri, ma ciò che è accaduto in seguito non è dato sapere. Per il momento. È uno dei «misteri» da chiarire.
Dall’Aia ribadiscono che l’Italia, ricevuti gli atti, non ha dato più segni di vita, fino alla scarcerazione del ricercato.
Dopo la richiesta della Procura generale di Roma il ministro della Giustizia Carlo Nordio poteva rimuovere il cavillo giuridico che impediva la convalida dell’arresto, dando successivamente il proprio assenso, ma poteva anche chiedere chiarimenti alla Cpi.
Invece il suo silenzio-rigetto è valso come un diniego al provvedimento dell’Aia. Arrivato senza ulteriori interlocuzioni.
Segno di una volontà politica del governo che potrebbe generare ulteriori reazioni, poiché la Cpi si è mossa sulle denunce sollecitate dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, ed è a questo organismo che la Cpi dovrà riferire sul comportamento dell’Italia. Ma a Roma […] si stanno disseminando dubbi sulla condotta della Corte internazionale e degli altri Paesi europei coinvolti.
Le tappe in Europa
All’Aia sostengono di aver avuto notizia (presumibilmente dalla polizia tedesca) della presenza di Almasri in Germania solo il pomeriggio di venerdì 17 gennaio. E di aver riunito d’urgenza i giudici, la mattina seguente, per esaminare la richiesta d’arresto giacente dall’inizio di ottobre 2024, ed emettere subito il provvedimento di cattura.
Inoltrato, sabato 18, all’Italia e altri cinque Paesi (Germania, Austria, Francia, Svizzera e Olanda) insieme alla richiesta di inserire l’«avviso rosso» nella banca dati dell’Interpol.
Il problema è che il generale libico era approdato in Europa fin dal 6 gennaio, senza che nessuno — prima del 17 — avvisasse chi doveva trasformare le accuse a suo carico in un mandato d’arresto.
Restano molte domande: dal perché Almasri è stato avvistato ufficialmente solo due settimane dopo il suo ingresso in Europa, al motivo per cui dopo l’invio all’ambasciata italiana il mandato d’arresto nei suoi confronti s’è perso, o è stato abbandonato in qualche meandro ministeriale. Fino alla mancata risposta di Nordio ai magistrati di Roma. Che ha dato il via libera a rilascio ed espulsione a bordo di un aereo con le insegne tricolori.
(da agenzie)
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