“BERLUSCONI CONDANNATO PERCHE’ SAPEVA, NON PERCHE’ NON POTEVA NON SAPERE”: L’INTERVISTA DEL PRESIDENTE ESPOSITO AL “MATTINO”, POI IN PARTE SMENTITA
IL PDL PROVA A SPECULARE SULLA FORMA DELL’ESTERNAZIONE DEL PRESIDENTE DI CASSAZIONE CHE PERALTRO SMENTISCE: “HO PARLATO IN TERMINI GENERALI, NON DEL CASO SPECIFICO”
È destinata a scatenare una bufera politica l’intervista rilasciata al “Mattino” dal presidente della sezione feriale della Corte di Cassazione, Antonio Esposito.
Il giudice parla della sentenza che ha portato alla condanna di Silvio Berlusconi, anche se questa mattina ha poi smentito alcuni passaggi.
Il direttore del quotidiano `Il Mattino’, dal canto suo, conferma: «Posso assicurare voi e i miei lettori – ha detto a `Start’, programma di Rai Radio 1 – che l’intervista è letterale, cioè sono stati riportati integralmente il testo, le parole e le frasi pronunciate dal presidente di cui ovviamente abbiamo prova”.
Nell’intervista pubblicata dal quotidiano si leggeva che l’ex premier Silvio Berlusconi sarebbe stato condannato perchè sapeva, non perchè non poteva non sapere.
«Non poteva non sapere? Potrebbe essere un’argomentazione logica ma non può diventare principio alla base della sentenza», si legge nell’intervista pubblicata dal quotidiano.
«Noi potremmo dire: tu venivi portato a conoscenza di quel che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perchè eri il capo – si leggeva nell’intervista – Teoricamente, il capo potrebbe non sapere. No, tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Tu non potevi non sapere perchè Tizio, Caio o Sempronio hanno detto che te lo hanno riferito. È un po’ diverso dal non poteva non sapere».
Quanto alle polemiche sulla presunta fretta nel giudicare Berlusconi, Esposito nell’intervista chiarisce: «C’è un principio generale che attiene allo spirito della formazione della sezione feriale della Corte di Cassazione. Questo collegio di giudici, che poi muta nel corso dei mesi estivi, serve ad evitare che i processi subiscano la condanna del tempo con la prescrizione oppure, altro esempio, quando i termini di custodia cautelare possono decadere».
Quindi, aggiunge, «atto dovuto per qualunque processo con qualunque imputato».
Ma l’intervista rilasciata “non inficia, nè cambia la decisione sul processo Mediaset” fanno sapere fonti della Suprema Corte che rilevano come il verdetto “è già stato emesso e sancito con la pubblica lettura del dispositivo in aula al termine dell’udienza”.
La decisione, fanno notare in piazza Cavour, è stata emessa “da un intero collegio, e non da un singolo, ed è stata pronunciata sulla base di principi di legalità ”.
Inoltre si rileva come nei processi penali in Cassazione, diversamente da quanto accade nel civile, “la decisione viene resa nota subito e non solo nel momento in cui vengono depositate le motivazioni”.
Dunque “in nessun modo l’intervista in questione può essere considerata come una anticipazione delle motivazioni”.
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