QUAGLIARELLO: “VOLEVANO FAR SALTARE IL GOVERNO, C’ERA UN PIANO PRONTO”
IL MINISTRO ACCUSA I FALCHI DI PDL E PD: “L’ESECUTIVO E’ L’UNICA BARRIERA AL CAOS”
«Ci sono tante persone, nel centrosinistra ma anche nel centrodestra, che non amano questo governo. E che aspettano un nostro passo falso per farlo cadere. Infatti nella giornata di domenica, dopo la manifestazione del Pdl condotta in modo impeccabile e dopo il discorso altrettanto impeccabile di Berlusconi, le aspettative dei signori di cui sopra sono andate deluse. E, leggendo alcune dichiarazioni, la loro delusione traspariva con nettezza. Gliela posso dire tutta?»
Prego.
«Domenica era pronta un’operazione per decretare la fine del governo Letta. Un’operazione che non è andata a buon fine».
Anche quando finisce di pronunciare la frase, Gaetano Quagliariello conserva l’aria grave di chi guarda con preoccupazione a quello che sta succedendo dopo la condanna in Cassazione di Silvio Berlusconi. L’aria di chi teme che la tenaglia anti-governo e anti-Napolitano dei falchi di centrodestra e centrosinistra possa ancora raggiungere il suo obiettivo».
Ministro, c’è il rischio che il governo non regga?
«C’è il rischio che il tessuto connettivo del sistema politico si sbraghi ulteriormente. E c’è il rischio che il governo, che in questo momento rappresenta una barriera rispetto al caos politico-economico e istituzionale, non regga. La tentazione di sfruttare la sentenza della Cassazione per sbarazzarsi in un colpo solo di Berlusconi e del centrodestra a sinistra può ancora prevalere. Si tratterebbe di un’illusione. Ma anche le illusioni, a volte, possono far male».
Ma gli attacchi per la mancata partecipazione di voi ministri alla manifestazione sono arrivati dalle vostre file.
«Tutti nel Pdl siamo convinti che dopo la sentenza della Cassazione non si possa fare finta di niente. Ma nel Pdl ci sono idee differenti. Io, per esempio, sull’attuale situazione politica ho convinzioni nette. Non accetterei mai di diventare lo strumento di una crisi politico-istituzionale voluta da altri. Ma se mi trovassi in minoranza nel mio partito, non esiterei a dimettermi da ministro un minuto dopo. Quel che vale per me, deve però valere per tutti. La decisione che i ministri non dovessero partecipare alla manifestazione è stata presa dal gruppo dirigente del Pdl e comunicata direttamente da Berlusconi. Poichè è andata così, paradossalmente il destinatario degli attacchi sarebbe da considerarsi Berlusconi stesso».
Il tema, per il Pdl, è se fidarsi o meno del Quirinale. Lei si fida?
«Giorgio Napolitano non ha la mia storia politica. Ma anche per la sua cultura il compromesso non è un disvalore. Mi fido di lui perchè un atto di pacificazione, in un momento come questo, è necessario per il Paese. E se non ci fosse, sarebbe una sconfitta per tutti. Nessuno escluso».
Puntate alla grazia per Berlusconi? All’amnistia?
«Non ne parlo. Se ne parla pure troppo in un momento in cui, su queste cose, bisogna solo abbassare la voce».
I falchi del suo partito vorrebbero il voto?
«Il ricorso della Cassazione alla Consulta sulla legge elettorale blocca di fatto la possibilità di elezioni a breve. Anche per questo credo che se il centrodestra facesse cadere il governo Letta, o si piomberebbe nel caos istituzionale o verrebbe fuori un altro governo con un’altra maggioranza che, tra l’altro, potrebbe fare una legge elettorale per spingere la tentazione di far fuori Berlusconi alle conseguenze più estreme».
Pensa al rischio, dal suo punto di vista, di una maggioranza Pd-M5S sulla legge elettorale?
«Sì, penso anche a questo rischio. E dico a chi sta nel Pdl che il centrodestra è forte quando esalta la sua vocazione maggioritaria, non quando cede alla tentazione di configurarsi come destra identitaria».
Magari con Marina Berlusconi alla guida…
«Per ora non c’è stata la disponibilità della diretta interessata. Non ne parlo. È innanzitutto un fatto di rispetto personale».
E il rapporto con Enrico Letta?
«Enrico Letta non ha nè le nostre sensibilità nè le nostre passioni. Ma ha dato grande prova di lealtà . Se perdesse Letta come interlocutore a sinistra, il Pdl avrebbe una difficoltà in più, non una in meno».
(da “il Corriere della Sera“)
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