BERLUSCONI CONVOCA L’EVENTO A MILANO IL GIORNO DOPO LA PIAZZA DI SALVINI
E POI ANDRA’ A NAPOLI… UNA COALIZIONE DI SEPARATI IN CASA
Le parole, e il corpo, rivelano una certa stanchezza di Silvio Berlusconi, perchè una campagna elettorale con oltre ottanta primavere alle spalle è assai faticosa.
Sarà la levataccia per arrivare a Roma da Arcore, o i ritmi massacranti tra radio e tv, ma l’intervento alla Confcommercio non è proprio una delle migliori uscite dell’ex premier: qualche frase un po’ scomposta, qualche battuta poco riuscita, nella giornata no ci si mette anche Cottarelli che, dopo averla fatta cadere una, due volte, alla terza non ce l’ha fatta.
E ha dichiarato che non ha alcuna intenzione di ricoprire la carica di ministro, in un eventuale governo di centrodestra.
L’agenda, massacrante, rivela, invece, non solo un’indole testarda.
Ma anche l’evidente pulsione alla pugna tutta interna al centrodestra.
Ecco che, al momento, oltre a una valanga di partecipazioni in radio e in tv, il Cavaliere ha fissato, dopo un confronto col suo staff, un paio di “grandi manifestazioni”.
La prima proprio a Milano, al Teatro Manzoni, il 25 febbraio. Data non casuale perchè è il giorno dopo la piazza di Salvini.
La chiusura, secondo il programma al momento immaginato, invece a Napoli alla Fiera d’Oltremare, il 2 marzo.
Almeno questa è l’intenzione al netto, appunto, della fatica, in questa campagna segnata da una tensione tra corpo e memoria, acciacchi di oggi e mito da evocare, una calamita di un consenso, grande o piccolo che sia, comunque legato alla sua presenza in scena.
Dunque: Milano e non con Salvini. Ignorata la Meloni e nessuna piazza comune. Gran finale da separati.
È la fotografia di una competizione non dissimulata, anzi voluta e cercata. Perchè, prima ancora di questo o quello scenario di governo, prima ancora del disegno e della visione, prima di tutto, l’obiettivo di Silvio Berlusconi in questo sistema elettorale bugiardo e confuso, è chiaro: una rilevante affermazione di Forza Italia rispetto agli alleati e alla Lega.
Essere, e non di poco, il primo partito del centrodestra, il che equivale ad avere in mano il boccino dell’iniziativa. E giocare su due scenari: centrodestra e larghe intese.
Il problema è che ciò che fino a poco tempo fa era scontato ora scontato non è, basta vedere il sondaggio del Corriere che attesta la Lega oltre il 23 in Lombardia e Forza Italia al 14 in Lombardia.
Si spiega così l’ansia da prestazione, ai limiti della tenuta fisica, la competizione portata nel cuore della Lombardia, nelle piazze e nei teatri milanesi.
E anche l’altrettanto affannosa ricerca di “un’ideona”, da giocarsi negli ultimi giorni di campagna elettorale, come l’Imu da abolire nel 2006 o l’Imu da abolire e restituire nel 2013. In una delle quotidiane telefonate Berlusconi ne ha già parlato con l’infallibile Ghisleri, però ancora non è deciso il terreno su cui sarà giocata, se su quello delle tasse o della sicurezza, in cima alle priorità di un paese ma monopolizzato dalla Lega.
Diciamo le cose come stanno.
Berlusconi e Salvini sono strutturalmente incompatibili, non si amano e neanche, in questi giorni, si parlano.
Anzi ad Arcore, in questi giorni è arrivata qualche telefonata da parte degli ambasciatori di Salvini dai toni piuttosto rudi: “Ditegli di piantarla con questa storia della squadra di governo. Prima Gallitelli, ora Cottarelli, per non parlare delle rassicurazioni a Confindustria”.
Parole, quelle del Cavaliere, suonate all’orecchio dell’alleato come un “non mi fido di voi” e, al tempo stesso, indicative di una concezione proprietaria del centrodestra.
E a parlare con i più vicini a Salvini si percepisce la stessa voglia di competizione. Anche in questo caso, ben poco nascosta.
Ecco la competizione, in un quadro in cui i numeri dicono che il centrodestra è l’unica opzione di governo in campo. Con grande preoccupazione del Cavaliere, costretto a competere, convivere, gestire l’alleato (o almeno provarci). Con ritmi e stress che neanche un giovanotto.
(da “Huffingtonpost”)
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