BERLUSCONI: “COSI’ E’ MEGLIO ANDARE AL VOTO”
“IL NOSTRO CANDIDATO RESTA MARINI, I NUMERI CI SONO”… CONTESTAZIONE A UDINE
«Si eleggano pure Prodi e allora andremo dritti al voto. Occupano tutto, vogliono portare il Paese allo scontro, protesteremo anche in piazza».
Rientrato a Roma in serata dal blitz elettorale di Udine, Silvio Berlusconi è già sul piede di guerra: intravede la tenaglia che potrebbe stringersi già dalla quarta votazione.
Il progetto del candidato condiviso appare ormai arenato.
La linea, fino alla terza di questa mattina, resterà quella concordata con Pierluigi Bersani, nel faccia a faccia avuto dal Cavaliere a ora di pranzo (quando lo spoglio era ancora in corso ma era già palese l’impallinamento di Franco Marini): scheda bianca.
«Ci sono i numeri per eleggerlo alla quarta votazione, proteggiamolo e lo riproponiamo alla quarta», è la proposta di Berlusconi.
Lì per lì, Bersani si dice disponibile.
Del resto, l’ex presidente del Senato non sembra intenzionato a fare un passo indietro, nonostante l’amarezza per il «fuoco amico».
Poi, nel corso del pomeriggio, le cose cambiano, il malessere dentro il Pd fa montare una mezza rivolta contro la riproposizione di un’intesa con Berlusconi e lo scenario viene stravolto.
Addio larghe intese per il Colle.
Il Cavaliere sale sullo scranno della presidenza e stringe la mano a Laura Boldrini e Piero Grasso.
Poi rientra a Palazzo Grazioli per un pranzo con Alfano, Verdini, Schifani, Brunetta.
Intravede le ombre all’orizzonte, li invita a tenere toni bassi, «non ci conviene rompere, bisogna fare di tutto fino all’ultimo per evitare il peggio, noi resteremo su Marini per coerenza».
Ma già si prepara al peggio: «Se si rompe, si vota, faremo opposizione durissima». Lascia Verdini, Alfano e Gianni Letta a trattare.
Ignazio La Russa, ormai Fratelli d’Italia, incontra in un corridoio di Montecitorio un gruppo di socialisti Pdl, tra i quali Stefano Caldoro e Lucio Barani, e fulmina con una battuta il loro segretario. «Amici, Berlusconi ha appena dichiarato: lasciamo trattare Alfano. Siamo a posto» dice con eloquente gesto con la mano e risate dei pidiellini.
Segue precisazione dell’agenzia Dire che riporta l’episodio, ma ormai è andata.
Invano Verdini, nel cortile di Montecitorio, quando è già in corso la seconda votazione, sonda gli umori sulla possibilità di virare su Massimo D’Alema per la quinta votazione, dopo l’eventuale stop a Marini nella quarta.
Ne parla con Pier Ferdinando Casini, tra gli altri. «No, troppo rischioso cambiare cavallo, loro non reggono comunque» spiega Angelino Alfano in Transatlantico ai deputati che chiedono lumi. Anche il «sacrificio » della Lega, che alla fine ha votato compatta per Marini dopo l’iniziale rifiuto, si rivela vano.
«La spaccatura del Pd in tre correnti, cattolici, bersaniani e filo grillini, non porta a niente di buono e ci conduce alle elezioni anticipate» ragiona, numeri alla mano, il capogruppo al Senato Renato Schifani.
«Ma vi pare che trattino così Marini, uno dei fondatori del loro partito?» ancora non si dà pace la senatrice Simona Vicari
Seconda fumata nera mentre dal palco di Udine Berlusconi alza il tiro: «O facciamo subito un governo forte o andiamo a votare a giugno».
Un gruppo di contestatori non gli dà pace per l’intera ora del comizio, al fianco del candidato alla Regione Renzo Tondo.
Gli urlano «buffone» e lui ribatte: «Qui bella gente mentre voi lì con tutte quelle barbe».
Poi torna sulla sconfitta in aula. «Avremmo voluto eleggere il capo dello Stato e avevamo fatto un intesa con Monti e con il Pd: abbiamo dovuto constatare che guerre interne alla sinistra stanno paralizzando il Pd».
Poi, se la prende con i grillini e la loro candidata ideale Milena Gabanelli (con lei al Quirinale «ci sarebbero state le manette sulla bandiera italiana»).
L’affondo consueto contro i magistrati si trasforma in autogol carpiato.
Sostiene che «l’Anm è come la P2: non dice chi sono i loro associati», sorvolando sul fatto che alla P2 risultava iscritto anche lui.
In serata rientra a Roma, il Pdl è in gabinetto di «guerra» permanente.
«Restiamo coerenti, bianca alla terza e alla quarta Marini se lui non farà un passo indietro prima – spiega Maurizio Lupi – diversamente tutti avremo mani libere. Il problema è che il Pd ha bocciato il metodo della condivisione ».
Il partito di Berlusconi si prepara però alle barricate fin nelle prossime ore per impedire lo slittamento della quarta votazione di oggi pomeriggio a domattina.
Il Pd lo chiede, il sospetto è che lo faccia per tessere nel frattempo con Sel una trama col M5s. «Non è proponibile, non ha precedenti» protesta Lupi. Schifani e Brunetta daranno battaglia nella riunione dei capigruppo di stamattina.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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