OCCUPATE DAI MILITANTI MOLTE SEDI DEL PD: ANCHE L’EMILIA SI RIBELLA ALL’INCIUCIO DI BERSANI
STRISCIONI E TENDE, ESPLODE L’OCCUPY-OD…DA TORINO A BARI SEDI INVASE E PROCESSO ALLA LINEA POLITICA DEL PARTITO
La protesta si accende lungo la dorsale appenninica, nell’Emilia bersaniana, e si estende a macchia d’olio.
La prima votazione è ancora in corso quando i “grandi elettori” modenesi del Pd, una decina, decidono di rendere pubblico il loro dissenso: «Voteremo scheda bianca, Marini è una persona di sicuro prestigio ma non è questa la strada del cambiamento».
A fine giornata poi, tutti gli emiliani, dalla vice presidente del gruppo Paola De Micheli al giovane ex segretario modenese del Pd, Davide Baruffi al cattolico Edo Patriarca (in tutto sono 54) si riuniscono per riemergere dal «disastro Pd».
«Abbiamo le federazioni occupate… «, compulsa le notizie «che arrivano dal territorio», Matteo Orfini.
Nell’aula di Montecitorio, il voto per Franco Marini frantuma i Democratici: Laura Puppato tiene i conti («Mi sembra di essere diventata una statistica») e calcola che più della metà dei pd hanno votato contro.
«La nave democratica era a un passo dal porto – ragiona – e stiamo per farla affondare sullo scoglio dell’intesa con Berlusconi ».
Intanto a Torino, comincia l’occupazione della federazione.
Occupazione a Bari.
Una ventina di militanti di Prato si riuniscono nella federazione e espongono uno striscione: “Per un presidente di cambiamento occupy il Pd».
Il partito è nel caos. La rivolta della base, le occupazioni, le valanghe di tweet, mail e sms si saldano con il “no” dei parlamentari alla linea di Bersani, alle larghe intese con Berlusconi sul nome per il Quirinale che, nelle file democratiche, è liquidato semplicemente come «inciucio». Stefano Bonaccini, segretario del Pd dell’Emilia Romagna, bersaniano, scandisce l’alt: «Non è per Marini, ma questo metodo non va. I segretari dei circoli emiliani sono pronti a dimettersi». Attorno alla sede democratica, a Largo del Nazareno, si temono contestazioni e il partito allerta la Digos.
Il Pd ribolle.
I renziani ripetono: «Abbiamo interpretato bene il sentimento del nostro elettorato». Renzi lancia altre bordate contro il segretario, e arriva a Roma in serata. Non c’è l’incontro tra il sindaco “rottamatore” e Bersani per dare almeno l’idea che i cocci dei Democratici si possano ricomporre.
Però Enrico Letta sente Renzi: «Dopo la deflagrazione del partito a cui abbiamo assistito – gli dice – vediamo di riunire i pezzi».
La soluzione starebbe nella candidatura di Prodi, che peraltro Letta ha sempre ritenuto il possibile approdo, una volta tramontato l’abbraccio con il Pdl. In realtà , nell’assemblea dei gruppi di oggi – senza l’alleato Vendola – il match per la candidatura al Colle sarà tra Prodi e D’Alema, forse con voto segreto.
«Evitando di ripetere l’errore – spiega Francesco Verducci, uno dei “giovani turchi” – di cercare la condivisione con l’altro schieramento mentre la condivisione indispensabile deve esserci nel partito».
Stessa opinione di Stefano Fassina: «Abbiamo sottovalutato la difficoltà , il nome per il Quirinale deve tenere soprattutto insieme il partito».
Walter Verini, veltroniano, prende fiato: ora un’altra partita è possibile, la linea fin qui era «de-sintonizzata dalla base».
C’è chi come il sindaco di Bari, Michele Emiliano chiede le dimissioni di Bersani.
Ci pensano anche i renziani: «Cavallo ferito va abbattuto», mormorano. Ma nel vortice di riunioni di corrente, di incontri, il Pd è a un passo dall’implosione.
Areadem, la corrente di Dario Franceschini, è sotto stress. Franceschini è stato uno dei registi della scelta del nome condiviso e di Marini.
Beppe Fioroni, leader dei Popolari, si sfoga: «Chi ha rovesciato il tavolo delle larghe intese, adesso trovi la soluzione, perchè è chiaro che questa è un’altra linea politica organizzata ». Sospetti, stillicidio di dichiarazioni alle agenzie di stampa per prendere le distanze dalla sconfitta. Daniela Sbrollini, deputata vicentina, afferma che non ce l’ha fatta a votare come voleva Bersani e mostra gli 80 “no” che i presidenti dei circoli vicentini le hanno inviato per mail: ha votato Rodotà .
«Ora si cambia schema di gioco», è la certezza del prodiano Gozi. «L’ho detto anche a Errani: non volete bene a Pierluigi per avergli lasciato prendere questa strada», commenta Sandra Zampa.
Chiti è «preoccupato »; Bindi amareggiata.
Il renziano Gentiloni sostiene che se si fosse eletto Marini, Bersani avrebbe messo la capsula alla pentola a pressione che il Pd oramai è, ma ora…
Molti vanno a complimentarsi con Walter Tocci, a cui si deve l’elogio del “franco tiratore”Pd, in realtà una truppa, più di 200.
(da “La Repubblica”)
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