BERLUSCONI E L’ASSE CON I CINQUESTELLE: “COLPIRE DURO MA NO ALL’IMPEACHMENTâ€
LA LINEA E’ QUELLA DI TENERE ALTA LA TENSIONE, MA MEGLIO ELEZIONI TRA UN ANNO
«Se Renzi va davvero a Palazzo Chigi, come sembra voler fare, noi facciamo bingo perchè nel giro di un anno si logora. E anche se Letta resta lì dov’è, con Renzi fuori a sostenerlo, cresceremmo ancor più nei consensi»
«È la conferma del complotto. Da questo momento scateniamo la campagna contro l’artefice del golpe ai miei danni, ma attenzione a non confonderci coi grillini». A Silvio Berlusconi scintillano gli occhi, raccontano, quando già domenica sera anticipa ai suoi commensali ad Arcore quel che ieri mattina avrebbe pubblicato il Corriere.
Al tavolo, siedono Giovanni Toti e la moglie, Alessandro Sallusti e Daniela Santanchè, Mariastella Gelmini e Michaela Biancofiore, Maria Rosaria Rossi, Licia Ronzulli e il capo dell’Esercito di Silvio, Simone Furlan, con un paio di imprenditori suoi amici.
Manca giusto Francesca Pascale, uscita con la sorella.
Il clima è conviviale, molte battute, ma poi il Cavaliere si fa serio ed entra nel vivo. Dice di aver letto il libro di Friedman, parla di quel che sta per essere pubblicato sull’estate 2011 e la presunta strategia per farlo fuori a beneficio di Monti. «Quell’anno un vero e proprio colpo di Stato, come vado ripetendo – ricorda ai suoi – Il tradimento di Fini, tutte quelle visite di Gianfranco al Quirinale in quei mesi adesso si spiegano, torna tutto». Daniela Santanchè è la più operativa, vuole passare all’azione: «Lo dico da tempo che Napolitano è il male di questo paese, a questo punto procediamo con l’impeachment».
Ma Berlusconi a sorpresa la stoppa. «No, noi adesso questa pistola la teniamo sul tavolo, colpiamo duro, ogni giorno, come tu stai facendo, ma non possiamo confonderci coi grillini. I nostri elettori non capirebbero».
Detto questo, non finisce qui.
La trama inizia a essere tessuta in mattinata, quando il caso esplode e viene pompato dallo stato maggiore forzista. Viene concordata con Arcore la nota con cui i capigruppo Paolo Romani e Renato Brunetta pretendono un «chiarimento» dal Quirinale. A metà giornata è solo il senatore Augusto Minzolini a chiedere che venga valutata «sempre con maggiore attenzione» la richiesta di impeachment presentata dal M5s. Sarà l’unico a pronunciare quella parola. Berlusconi ha un’altra idea. Lui tace, non tocca l’argomento, ma manda all’attacco i pretoriani.
Ricominciare a battere fin da oggi sul processo Stato-mafia, per esempio, e sulla mancata testimonianza del capo dello Stato.
In Transatlantico già ieri pomeriggio nei capannelli forzisti si parlava di fantomatiche «carte su Napolitano vecchie di 40 anni ma molto interessanti» che adesso potrebbero essere tirate fuori. Veleni che chiamano altri veleni, la macchina del fango che si rimette in moto.
La linea è tenere alta la tensione. Forza Italia un asse coi 5 stelle lo stringe comunque nel Comitato per lo stato d’accusa riunito proprio ieri. E conferma con il senatore Lucio Malan che «non aderirà alla mozione per archiviare il procedimento di messa in stato d’accusa» dopo le ultime rivelazioni.
Si riprenderà oggi nell’organismo parlamentare, anche se i numeri non mettono a repentaglio certo il Colle.
Le cui motivazioni diffuse nel pomeriggio vengono bollate come «insufficienti». Così il consigliere politico Toti al Tg5, citandole: «C’è chi oggi parla di fumo, ma noi guardiamo all’arrosto». E poi giù con allusioni sempre più pesanti, «regia occulta ai danni del paese» (Giancarlo Galan), «se oggi al Colle ci fosse stato Berlusconi, sarebbero intervenuti i caschi blu» (Deborah Bergamini), «Napolitano non persuade e non chiarisce (Anna Maria Bernini), «è il regista della trama contro Napolitano» (Maria Stella Gelmini) un crescendo fino a Michaela Biancofiore che invoca la «class action contro il Quirinale».
Colle a parte, lo scenario politico muta in queste ore e Berlusconi lo tiene sotto osservazione.
Si dice preoccupato sulla tenuta di Renzi sulla legge elettorale, «i gruppi non lo seguono, vedrete che si potrebbe votare a maggio con la legge venuta fuori dalla sentenza della Consulta». Ovvero un proporzionale con sbarramento e senza premio. E lui si sente già in campagna elettorale.
Si scalderà venerdì in Sardegna chiudendo in vista delle regionali di domenica, prima di tuffarsi sulle Europee. Conferma di volersi candidare: «Chiederò la sospensiva. Non sono eleggibile ma sono candidabile e ci sarò», capolista, nonostante i servizi sociali.
Quanto alle Politiche, «se Renzi davvero va a Palazzo Chigi, come sembra voler fare, noi facciamo bingo perchè nel giro di un anno si logora con l’operazione di palazzo», ragionava a cena domenica sera e ha ripetuto ieri.
Convinto perciò che per Forza Italia se si votasse tra un anno sarebbe comunque meglio: «Anche se Letta resta lì dov’è, con Renzi fuori a sostenerlo, cresceremmo ancor più nei consensi. Ma siamo già in vantaggio di 3-4 punti e il voto a maggio non ci spaventa».
Certo poi ci sono i processi che incombono. Mentre oggi rientrerà a Roma, a Napoli si aprirà quello sulla compravendita dei senatori.
Una nuova spada di Damocle.
Carmelo Lopapa
(da “La Repubblica”)
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