BERLUSCONI: ” IL PARTITO VA A PEZZI, STA IMPLODENDO” E RITORNA SULLA TESI DEL COMPLOTTO CONTRO DI LUI
“FINI E’ UN INCUBO, VERDINI VA SALVATO ALTRIMENTI CADE IL GOVERNO”… IL PREMIER NON RISPARMIA CRITICHE ALLE CORRENTI INTERNE…GASPARRI E LA RUSSA IN DIFFICOLTA’, TEMONO RECUPERI DI FINI TRA GLI EX AN…IL COORDINATORE UNICO NON SI PUO’ FARE: SI SONO LETTI FINALMENTE LO STATUTO
Se Cosentino fosse andato alla conta mercoledi prossimo, in occasione della mozione di sfiducia nei suoi confronti, sarebbe andato al massacro: questa la sensazione che il giorno dopo le sue dimissioni trapela negli ambienti di centrodestra.
Perchè ai voti dei finiani che ne avrebbero in ogni caso segnato la sorte, Berlusconi ieri ha compreso che se ne sarebbero aggiunti molti altri, nel segreto dell’urna.
Segno di un disagio profondo tra i deputati forzisti nel difendere una situazione e un personaggio indifendibili.
Nelle ultime ore sono stati La Russa e Gasparri a lanciare l’allarme a Silvio: “Se accettiamo uno scontro sulla legalità , Fini ci massacra, anche per noi è difficile tenere i nostri alla Camera”.
L’accellerazione imposta da Fini in mattinata, con la votazione non a settembre, ma entro pochi giorni, ha spiazzato il governo sul caso Cosentino e si è scelta la resa, piuttosto che rischiare di perdere con 50 voti di scarto. Non dimentichiamo che il gruppo Carfagna, Gelmini, Frattini aveva già fatto capire che erano meglio le preventive dimissioni del chiacchierato sottosegretario.
Berlusconi parla ormai apertamente di Fini come di un “suo incubo”, vorrebbe cacciarlo, ma non lo prevede lo Statuto senza un nuovo congresso.
Mentre però Fini non sbaglia un colpo e riesce anche a bloccare per “approfondimenti” la legge sulle intercettazioni, Silvio si muove troppo e male, non ne azzecca una.
Ieri è tornato sulla tesi del complotto mondialista contro di lui: Fini sarebbe non solo lo strumento dei “poteri forti” nazionali, della stampa e dei magistrati, ma persino del governo americano che avrebbe mal digerito le scelte energetiche, del gasdotto russo e di Gazprom, compiute dall’Italia.
Silvio poi se la prende anche con i presunti amici: Tremonti che fa le finanziarie di testa sua, Bossi e Maroni che non hanno speso una parola a favore di Cosentino e Verdini, le dodici correnti interne a suo favore che non avrebbero in effetti ragione di esistere.
Il premier voleva sostuire i tre coordinatori (e quindi Verdini) con uno solo, ovvero Bondi.
Finalmente qualcuno gli ha detto che lo Statuto prevede tassativamente tre coordinatori e che eventuali mutamenti devono fer forza passare attraverso il congresso.
A questo punto rimane tutto bloccato. “Vorrei fare piazza pulita, ma non posso”, ripete il premier che ce l’ha anche con Verdini: “ha arrecato danni a me, al governo e al partito, ma bisogna cercare di salvarlo, se cade lui crolla anche il governo”.
La corrente di Liberamente di Verdini si libererebbe volentieri subito per candidare la Gelmini a coordinatrice unica, mentre Silvio vorrebbe Bondi, su cui c’è però il veto di Fini.
E i finiani, dopo aver silurato Cosentino, ora puntano sulla legge anti-intercettazioni, una battaglia per volta.
Anche perchè Verdini è segnato, ma Fini vuole soprattutto poter gestire il dopo, facendo fuori in un colpo Gaspari e La Russa e piazzando Bocchino vicecoordonatore unico.
Quando saranno depositati gli atti e i testi delle intercettazioni su Verdini, allora scatterà l’offensiva per un “partito senza ombre”, quarta puntata ( dopo Scajola, Brancher e Cosentino).
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