BERLUSCONI, L’ADDIO AL “MODELLO PELE'”
CON PARISI SQUADRA DI 5-6 PERSONE… NON PIU’ TOP PLAYER MA ALLENATORE… SPAZIO A TOTI E AGLI ALTRI, MA CON ALTRI COMPITI
Il dibattito estivo che infiamma il suo partito non lo appassiona, anzi.
Nella calma di Villa Certosa Silvio Berlusconi pensa a riposarsi, riprendere le forze, godersi gli affetti familiari, con occhio attento a quello che si muove attorno alle sue aziende più che alla politica.
Ma con i fedelissimi che gli filtrano i rapporti con il mondo esterno – Letta, Ghedini, l’amico Confalonieri, Valentini, Giacomoni –, con gli amici più intimi, con qualche azzurro che riesce a intercettarlo, Berlusconi ha tracciato la linea sulla quale intende muoversi nelle prossime settimane.
E l’idea che si sta facendo di quello che dovrà essere il nuovo corso del centrodestra.
Il punto di partenza dei suoi ragionamenti è un dato di fatto: nè in Forza Italia nè nel centrodestra potrà mai più esserci un nuovo Berlusconi, un top player – dicono i suoi – «alla Pelè» che domina la scena, vince praticamente da solo le partite, rappresenta con la sua stessa immagine un’intera politica.
Oggi – a meno di colpi di scena che possano arrivare dalla Corte europea di Strasburgo con un’eventuale sentenza sulla legge Severino – Berlusconi è incandidabile.
Ma il suo ruolo – ne è convinto – non può limitarsi a quello di padre nobile. Piuttosto, l’ex premier – ormai non più presidente, almeno del suo Milan – si vede come «un allenatore», che dà gli schemi vincenti alla squadra, che mette in campo nei ruoli giusti i migliori giocatori che ha. Questo servirà per competere davvero
Se poi ad indossare la fascia di capitano della squadra sarà Stefano Parisi lo si capirà nei prossimi mesi.
All’ex candidato sindaco di Milano, è una certezza, il leader azzurro ha oggi affidato un mandato pieno: recuperare «i milioni di voti che abbiamo perduto» rivolgendosi a quel mondo che guarda ormai con diffidenza ai politici di professione.
Un uomo come Parisi – apparentemente esterno alla politica, capace di mettere assieme l’intera coalizione a Milano e ottenere un buon risultato – gli è sembrato la persona più adatta per «allargare il nostro consenso» anche a quella società civile che «ci ha voltato le spalle».
E l’unico che, non essendo nemmeno iscritto a FI, non avrebbe scatenato una guerra tra correnti se fosse stato nominato ad un alto incarico.
Ora, per Berlusconi, Parisi dovrà dimostrare il suo valore. Poi si vedrà .
Ma – è il messaggio che manda l’ex premier ai suoi per rassicurarli, e che qualcuno come Brunetta pare aver già colto («Se tiene unita FI ben venga, ma non sia strumento dei poteri forti») – non si muoverà da solo.
Servirà «una squadra di almeno 5-6 persone» con lui, facce nuove e non solo, che incarnino visivamente il nuovo progetto di FI.
Secondo i suoi, insomma, serviranno «da Parisi a Toti», non ci sono veti.
«Non voglio rottamare nessuno – ripete l’ex premier – ma è chiaro che chi fa politica da tanti anni dovrà avere un ruolo diverso ormai».
Svecchiare, rinnovare, aprirsi sono le parole d’ordine, con l’obiettivo di tornare ad essere una forza del 20% perchè «se rimaniamo a questi numeri, che ci facciamo in Parlamento con 50 deputati? Non conteremmo nulla».
E perchè, se FI tornerà ad essere dominante nella coalizione, la leadership sarà espressa dagli azzurri e non ci sarebbe nemmeno bisogno di ricorrere a primarie che continuano a non piacergli e che (di coalizione) potrebbero diventare una necessità solo se i partiti del centrodestra restassero di pari forza.
In questo quadro, si capisce come Berlusconi condivida pienamente il tentativo di Parisi di dare un’immagine «rassicurante» di FI: il No al referendum deve restare fermo, ma la proposta di Costituente va benissimo perchè «non possiamo apparire come quelli che dicono solo no».
E ben venga la convention che Parisi terrà settembre, che nasce e dovrà rimanere come un evento dal quale la politica resta fuori, proprio perchè servirà per aprirsi a nuovi mondi.
C’è però un dubbio che pervade gli azzurri: Parisi non sarà tentato di giocare in proprio, superando il berlusconismo, sfruttando FI come un trampolino per farsi un suo movimento, che secondo alcuni ha già un nome, «L’altra Italia»?
Berlusconi – giurano – non se ne preoccupa: senza di lui, ne è convinto, non si va lontano, e il caso Passera insegna.
Paola Di Caro
(da “Il Corriere della Sera”)
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