RIFIUTI, IL CASO ROMA E IL CONFRONTO CON LE CAPITALI ESTERE
ECCO COME LE METROPOLI AFFRONTANO LO SMALTIMENTO E IL RICICLO DALLA SPAZZATURA
PARIGI, LA META’ DEL SERVIZIO AI PRIVATI, LA DIFFERENZIATA E’ IN RITARDO
A Parigi inizierà , sperimentalmente, solo alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo e in due arrondissement la raccolta differenziata dell’«umido», da trasformare in biogas o destinare al compostaggio.
Eppure i resti di cucina rappresentano un buon terzo dei 270 chili di pattume che, in media, ogni francese accumula ogni anno.
La Francia è più indietro dell’Italia nella selezione degli scarti organici, ma Parigi dispone di quattro grossi centri, nei suoi dintorni, per lo smaltimento.
Il Comune si occupa della raccolta in dieci arrondissement, mentre per gli altri dieci il servizio è appaltato ad aziende private.
Circa l’80 per cento dei rifiuti viene incenerito, per ricavarne energia, il 16 per cento è materiale riciclabile, il 4 per cento finisce sotterrato.
Syctom, l’agenzia metropolitana per i rifiuti domestici, serve 5 milioni e 777 mila abitanti della regione parigina, con una dozzina di stabilimenti: tre inceneritori, sei centri di raccolta differenziata, due discariche, mentre è in costruzione un’installazione che dovrebbe assorbire (dal 2019) 45 mila tonnellate di rifiuti. Il più importante, in àŽle-de-France, è il Centro di Ivry-Paris XIII.
LONDRA: LA PRODUZIONE E’ IN CALO, IL MODELLO E’ UN ECOPAR
I rifiuti a Londra sono gestiti a livello comunale dalle 32 boroughs. La raccolta differenziata è attiva in tutta la città .
La percentuale di rifiuti riciclabili varia da zona a zona : dal 17% a Newham al 55,4% a Bexley. Il totale per la città è del 31,1%, in calo rispetto all’anno scorso del 2,3%.
La media nazionale è del 46%. Negli ultimi dieci anni la quantità di rifiuti generati dalle singole abitazioni è diminuita da 1117 kg a 887 kg l’anno.
La gestione dei rifiuti costa all’amministrazione 600 milioni di sterline l’anno.
Nelle discariche – localizzate fuori Londra, dove i rifiuti arrivano in treno – finisce il 25% dei rifiuti, tassato dal governo a 85 sterline a tonnellata.
L’obiettivo del sindaco Sadiq Khan è di eliminare l’uso delle discariche entro il 2030. Inceneritori ecologici smaltiscono la maggioranza dei rifiuti non riciclabili.
Degno di nota l’EcoPark del Brent, nel nord della città , che gestisce 800.000 tonnellate di rifiuti l’anno. «Tutto è riutilizzabile» è il motto.
L’energia prodotta dall’inceneritore genera elettricità per 70.000 abitazioni – le emissioni sono filtrate e pulite – mentre dai rifiuti biologici vengono ricavate nove tonnellate di concime, usate nei parchi e nei giardini comunali.
BERLINO: NELLA CITTA’ DELLE DISCARICHE SI RICAVANO ENERGIA E PELLET
Non sono solo i numeri della raccolta differenziata, a fare di Berlino una delle città più efficienti nella gestione dei rifiuti.
Certo, si parte da lì: nel 2015 l’azienda locale, Bsr, ha raccolto, in un territorio con 3,5 milioni di abitanti, 1,2 milioni di tonnellate di spazzatura, di cui 358 mila tra vetro, carta, plastica e « organico».
Ma il punto nodale è la «seconda vita» dei rifiuti. «Le discariche sono chiuse dal 2005», spiega al Corriere Thomas Klockner, portavoce di Bsr, «ma nulla che non sia stato trattato viene spedito fuori Berlino». Anzi.
Oltre metà dei rifiuti indifferenziati sono inviati al termovalorizzatore di Ruhleben: 61 mila famiglie ne traggono elettricità , e 35 mila riscaldamento. Altre 300 mila tonnellate vanno in due impianti di stabilizzazione fisico-meccanica, da cui escono dei pellet venduti poi a cementifici e centrali termoelettriche.
Dal 2013, poi, è cambiata la gestione della frazione organica: da una prima fase di fermentazione si ricava il biogas che alimenta 150 camion della raccolta dei rifiuti, evitando il consumo di 2,5 milioni di litri di diesel. Quel che resta è usato come concime o compostato. L’obiettivo «rifiuti zero» è ormai a un passo.
MADRID: TUTTO E’ GESTITO “IN CASA”. IL 20% NEL MAXI-INCENERITORE
La capitale spagnola è in anticipo sugli obbiettivi di trattamento dei rifiuti decisi dall’Ue per il 2020.
Ogni madrileno produce 1,2 chili di spazzatura al giorno per un totale annuo cittadino di 1.400.000 tonnellate. Eppure Madrid non invia neanche un grammo di spazzatura fuori provincia.
Gli impianti di smaltimento e riciclaggio sono mezza dozzina, tutti gestiti da privati in convenzione con il Comune per periodi che vanno dai 20 ai 25 anni. I più rilevanti sono l’inceneritore di Valdemingà³mez (18 miliardi di investimento per trattare il 20% del totale dei rifiuti) e la discarica de Las Dehesas (2mila tonnellate al giorno, circa il 30% del totale).
Entrambi gli impianti dividono e trattano in modo diverso i rifiuti a seconda che siano plastici, metallici o organici. In più l’inceneritore produce e vende elettricità , la discarica fertilizzante per agricoltura.
Risolto così con soddisfazione delle forze politiche il problema smaltimento, resta la fase di raccolta a far discutere. Manuela Carmena, la nuova sindaca targata Podemos, aveva promesso in campagna elettorale di cancellare i contratti con le imprese private. Una volta eletta, però, Carmena ha fatto marcia indietro per non mettere a rischio 1.900 posti di lavoro.
(da “il Corriere della Sera”)
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