BERLUSCONI RICACCIA FUORI FINI: “NAPOLITANO LO ISTIGÃ’ AL GOLPEâ€, FINI REPLICA: “I COMPLOTTI SONO SOLO NELLA SUA TESTA”
POI ROMPE GLI ACCORDI CON IL PD: “ITALICUM E SENATO COSàŒ NO”. MA DOPO LA PUBBLICITà€ CI RIPENSA
La cadenza è biascicata, come se fosse riemerso da una sbornia.
In una saletta che dà sul cortile degli antichi studi Rai di via Teulada, a Roma, molti giornalisti si guardano, stupiti, in faccia. “Ma è ubriaco?”.
Sono mesi, ormai, che Silvio Berlusconi si presenta in pubblico trascinando le parole. Un mistero, che qualcuno in passato ha tentato di giustificare così: “Ha una caramella in bocca”. Stavolta, però, non mastica nulla. Il custode dell’enigma è al terzo piano della palazzina dove si registra il ritorno di B. a Porta a Porta.
L’ex Cavaliere arriva con mezz’ora di ritardo ed è scortato dal suo medico personale, Alberto Zangrillo. Tutti i dipendenti sono affacciati. Che cosa ha bevuto il Condannato, su consiglio di Zangrillo, prima di entrare nello studio?
La registrazione inizia alle 17,30. Bruno Vespa è protettivo e riverente allo stesso tempo.
La sua liturgia da conduttore buono per tutte le stagioni ha una serie di parole tabù: condanna, servizi sociali, evasione fiscale.
“Lei adesso è un cittadino con diversi doveri, come gestirà questa nuova fase della vita? Si sente umiliato?”. Vespa incoraggia anche: “Qui lei manca da 14 mesi, nel frattempo è successo di tutto, ma stasera comincia la rimonta”.
Berlusconi fa fatica a carburare. E sull’esito delle Europee sembra rassegnato. Per ben tre volte ripete che lui guarda al traguardo delle Politiche, non al voto del 25 maggio per Strasburgo. È un’ammissione preventiva di sconfitta. “Ci sono solo 35 giorni, non pretendo molto”.
Nei manuali di campagna elettorale si chiama effetto underdog. B. fa il “cane bastonato” che deve inseguire i sondaggi in calo e spera così di catturare una fetta di indecisi.
“Il 50 per cento è deluso e disgustato dalla politica”. Così come “il 46 di quelli che hanno votato Grillo sono delusi dal M5S”.
Berlusconi è stretto nel solito doppiopetto blu. Parte un servizio sul centro di Cesano Boscone, dove Silvio svolgerà i servizi sociali. Il direttore specifica che B. non si occuperà dell’igiene personale degli ospiti disabili, la cui età media è 75 anni. Entrano gli ospiti, scaglionati.
Belpietro di Libero, Landò che dirige l’Unità , Polito del Corriere del Mezzogiorno. B. sembra più lucido.
Siamo in campagna elettorale e il patto del Nazareno con Matteo Renzi si frantuma a tappe. Prima tocca all’Italicum, la legge elettorale concordata con il premier: “È incostituzionale”. Poi al Senato: “Così com’è non la votiamo, prima del 25 maggio non passerà ”. Pausa pubblicitaria. Alla ripresa, B. smentisce se stesso: “Confermo tutti gli impegni con Renzi”. Smarrimento generale.
Il caos tocca vette imbarazzanti. B. confonde effetto serra e buco dell’ozono e intesta al Pli di Malagodi un fantomatico 7 per cento dopo il compromesso storico.
In realtà il boom liberale avvenne dopo il centrosinistra di Fanfani.
Landò tenta di parlare della condanna per evasione fiscale ma Vespa, timoroso dei patti con i legali e il cerchio magico di B., lo stoppa subito: “Non scendiamo nel personale, manteniamoci sul generale”. L’imbarazzo è a getto continuo.
Berlusconi s’infila in un pippone terrificante sul fiscal compact (colpa di Polito), sbaglia ancora un paio di parole, rimpiange il “Berlusconi d’antan” (quello dalla “grande capacità comunicativa”) e alla fine, dopo due ore estenuanti, piazza finalmente un colpo da Caimano: “Fini ha fatto quello che ha fatto, un tentativo di colpo di Stato, spinto da Napolitano”.
Stavolta è Vespa a vacillare. “Presidente è sicuro, lei può essere accusato per queste parole, questa è un lesione costituzionale?”.
B., piccato: “Pensa che io parli a vanvera? Ho 12 testimoni. Persone che Fini voleva convincere a passare con lui facendo ascoltare loro, dal telefono, la voce del capo dello Stato”.
Vespa si rassegna: “Lei vuol dire che se lei avesse perso nel dicembre del 2010, Napolitano avrebbe dato l’incarico a Fini?”. “Sì, ne sono certo”.
Lo stesso Fini replica in serata: “I complotti sono solo nella sua mente”.
Il Condannato contro Napolitano appare però più convincente di quello contro Renzi. Sulle invettive che a parole distruggono il patto del Nazareno bisognerà distinguere la fuffa propagandista dalla ciccia degli accordi.
Del resto, anche B. fa una distinzione sul premier: “Umanamente mi è simpatico, anche se adesso è diventato un simpatico tassatore e ha portato a casa la mancia degli 80 euro firmata da Napolitano”.
La diaspora azzurra, da Alfano a Bonaiuti, è derubricata a “situazioni personali”, anche se c’è stato tanto “dolore” e “le porte sono sempre aperte”.
Dolore e malinconia: “Bondi è poeta e spesso si abbandona alla malinconia. Gli voglio bene, sarà sempre vicino a me”. Fin quando dura.
E stavolta, non sarà tanto.
Fabrizio d’Esposito
(da “Il Fatto Quotidiano“)
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