BLITZ SULLE OLIMPIADI, POLTRONE FINO AL 2033: MATTARELLA STOPPA LA LEGA
BLOCCATO L’EMENDAMENTO CHE ESTENDEVA PER SETTE ANNI LA SOCIETA’ MILANO-CORTINA CHE GESTIRA’ LE INFRATRUTTURE
Ufficialmente, è solo un emendamento al decreto Sport ritirato all’ultimo secondo a Montecitorio. In realtà, è la fotografia di un pesante blitz della Lega sulle olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026, fallito anche grazie al vaglio del Colle. È infatti il Quirinale, si apprende da qualificate fonti di maggioranza, a stroncare la proposta avanzata dal Carroccio e fortissimamente voluta da Matteo Salvini. È il momento di massima tensione di una giornata vissuta dalla destra sulle montagne russe. E culminata nel rinvio del voto finale sul decreto: la maggioranza non riesce neanche a garantire il numero legale in aula.
I fatti, innanzitutto. L’emendamento della discordia targato Lega recita: «Al fine di valorizzare l’esperienza e le competenze maturate dalla società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 S.p.A. (…) nella realizzazione e nella gestione di infrastrutture complesse (…) — si legge nel testo presentato dal salviniano
Gianangelo Bof — può essere disposta (…) la prosecuzione dell’operatività della medesima Società sino al 31 dicembre 2033 per la realizzazione di infrastrutture inserite nel Piano complessivo delle opere olimpiche (…) con termine di consegna dei lavori successiva al 31 dicembre 2026». Di fatto, un clamoroso allungamento di sette anni della “vita” di un contenitore creato solo per occuparsi delle infrastrutture dei Giochi. E che, secondo ciò che è reperibile sul web, conta ben 67 dipendenti.
Attorno a questa proposta, alla Camera si scatena una battaglia sotterranea durissima. Da giorni, infatti, Palazzo Chigi aveva trasmesso al Carroccio alcuni dubbi sull’emendamento. E non lo aveva fatto a caso: secondo fonti di maggioranza, era stato il Quirinale — dopo un vaglio ufficioso preventivo, frutto del dialogo con il sottosegretario Alfredo Mantovano — ad avanzare pesanti perplessità su questa e su altre previsioni contenute nel dl Sport. Per lunghi giorni, però, senza risultati.
Alla vigilia del voto, arriva una riformulazione della norma del leghista (sempre concordata con il ministero delle Infrastrutture). Il Carroccio accetta di ridimensionare l’operato della società dopo il 2033 alle infrastrutture «strettamente» legate alle olimpiadi Milano-Cortina (resta un dubbio: di quali opere si tratta, se i giochi terminano nel 2026?). In mattinata arriva il parere favorevole del Tesoro guidato da Giancarlo Giorgetti. A quel punto, l’aula viene sospesa: serve l’ok del comitato dei
nove. Ed è a questo punto della storia che il blitz fallisce. Facendo saltare la norma voluta da Salvini.
È Palazzo Chigi a mobilitare i rappresentanti dell’esecutivo in Aula. E questo avviene — si apprende — dopo numerosi contatti con il Quirinale. Il deputato del Carroccio capitola, ritirando l’emendamento. Ma non basta. Un altro durissimo scontro si consuma sull’articolo 9 ter, un’altra idea che non entusiasma il Colle. Si tratta della norma con cui il governo decide di finanziare la sicurezza per le Olimpiadi con 43 milioni di euro tratti dal Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime di mafia, usura, e agli orfani di femminicidio. Soldi non spesi, si difendono dall’esecutivo. E che si potranno comunque rifinanziare a fine anno. La previsione comunque passa, tra le proteste delle opposizioni.
Ciononostante, il governo è costretto a frenare la sua corsa. In Aula manca il numero legale: servirebbero 125 deputati di maggioranza, ma la conta si ferma a 118. Un caso che, a sera, approda sul tavolo di Meloni. Anche perché solo poche ore prima, al Senato, si sfiora un altro clamoroso incidente: il Codice dello Spettacolo passa con soli nove voti di scarto (56 a 47), un filo sopra il limite del numero legale. Mancano all’appello metà dei parlamentari, molti sono meloniani. Tanto che il ministro Luca Ciriani si lamenta con il capogruppo di FdI Malan.
Ma il terreno su cui rischia davvero di scivolare il centrodestra è, come detto, il decreto Sport. Passa infatti anche un altro
emendamento “sensibile”, che modifica quanto annunciato alla vigilia sulle Atp finals. In estrema sintesi: l’esecutivo aveva deciso di entrare in un nuovo “comitato tecnico di gestione” dell’evento, riservando a Sport e Salute — controllata dall’Economia — la nomina di due dei sei membri del nuovo organismo ( altri due agli enti locali interessati). L’obiettivo è mettere in minoranza la Federazione Tennis. E la mossa viene giustificata con il contributo concesso dallo Stato alla manifestazione. Dopo un durissimo scontro, arriva la parziale retromarcia affidata a un emendamento di Forza Italia: Binaghi potrà evitare la nuova governance, a patto di rinunciare alle risorse statali. Infine, l’America’s Cup ospitata a Napoli nel 2027. L’esecutivo stabilisce che i tre delegati italiani del Comitato che si occuperà dell’evento saranno scelti da Sport e Salute, dal ministero dello Sport e dal comune di Napoli. A sorpresa, viene esclusa la Regione.
(da La Repubblica)
Leave a Reply