BRUTTA FIGURA DI RENZI, ETIHAD SI SFILA DA ACQUISTO ALITALIA: “MANCANO GARANZIE POLITICHE ED ECONOMICHE”
IL MINISTRO LUPI AVEVA DATO COME IMMINENTE L’ALLEANZA CON GLI EMIRI
Meno male che il postino con la lettera d’intenti di Etihad doveva arrivare due settimane fa a
Fiumicino.
E invece non ha bussato nemmeno una volta alla porta di Alitalia: gli emiri si sono sfilati.
E con loro sono evaporati i 550 milioni necessari al rilancio dell’Alitalia accanto al partner mediorientale che ritiene non ci siano sufficienti garanzie nè da parte dell’azienda nè del governo di Matteo Renzi.
Etihad, insomma, non intende imbarcarsi nell’avventura Alitalia perchè non ci sono certezze su tre punti essenziali: l’impegno delle banche a ridurre il debito di 400 milioni, la garanzia del governo sulle rotte per Linate e i collegamenti alta velocità Fiumicino-Roma, gli esuberi (circa 3mila).
Un punto dolente quest’ultimo che, nella delicata trattativa, mette in seria difficoltà il governo e il ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, che mercoledì 16 alla trasmissione Unomattina aveva negato la presenza nel piano di Etihad di imponenti tagli al personale.
Non a caso non manca chi ora ipotizza che l’indiscrezione sul dietrofront degli emiri sia in realtà un escamotage per forzare la mano come sempre accade quando vengono al pettine i nodi di Alitalia.
In più occasioni il ministro Lupi aveva dato ampie rassicurazioni sul buon esito della trattativa: “Io fisicamente ho visto la loro proposta — aveva spiegato Lupi — non si sta ritardando nulla: domani o dopodomani al massimo arriverà ”.
E poi aveva aggiunto: “Siamo a buon punto. Confermo che c’è un progetto di sviluppo molto positivo come avevamo impostato con i sindacati. Adesso dobbiamo convocare le organizzazioni dei lavoratori e lavorare insieme una volta che arriverà il piano industriale”.
Le cose però evidentemente sono così facili come voleva farle apparire il ministro Lupi che, con il governo Letta, ha giocato un ruolo chiave nell’ingresso delle Poste nel capitale di Alitalia in occasione della ricapitalizzazione dello scorso dicembre.
Costanza Iotti
(da “il Fatto Quotidiano“)
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