CAMERA, LA PROPOSTA “NASCOSTA” DI FRATELLI D’ITALIA: ALZARE DI 1.000 EURO LO STIPENDIO DEI DEPUTATI PER EQUIPARARLO A QUELLO DEI SENATORI
CHE TRISTE FINE, RAMPELLI: DALL’ALTERNATIVA AL SISTEMA AI TEMPI DEL MSI A DIFENSORE DALLA CASTA
Ultimo punto all’ordine del giorno del bilancio interno di Montecitorio, presentato poco prima del confronto in aula di giovedì mattina, è il 6/77 a firma di Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera e uomo di peso di FdI: vi si legge la proposta “a valutare l’opportunità di intensificare il confronto con i competenti organi del Senato della Repubblica, al fine di superare eccessive differenziazioni nella disciplina di istituti comuni ai due rami del Parlamento”. Tradotto dal burocratese: equiparare le indennità. E considerato che oggi la Camera è quella che nel confronto ci perde, la proposta a rigor di logica è quella di aumentare gli stipendi.
La denuncia arriva dal M5S, con il capogruppo Riccardo Ricciardi che attacca: “È il nuovo ennesimo tentativo del centrodestra di alzare i salari, i loro però. Tentato con una formula vaga che pensavano passasse inosservata”.
Ricciardi così prepara la contromossa per stanare la maggioranza: chiedere il ritiro di questo odg, presentarlo identico al bilancio del Senato, con l’effetto sì di equiparare gli stipendi, ma verso il basso.
“Lo voteremmo subito. Sarebbe la controprova delle buone intenzioni del partito di Giorgia Meloni, ma considerati i precedenti la verità è che ci hanno provato anche stavolta”, spiega. Questo, aggiunge la vicepresidente dei 5 Stelle Chiara Appendino, “è un oltraggio a chi ogni giorno si sacrifica tra bollette, mutui e carrelli sempre più vuoti. Mentre ancora aspettiamo che ci spieghino perché usano i voli di Stato come taxi, Meloni e questa maggioranza tentano di regalarsi altri privilegi”
Lo stipendio di un deputato è più basso di circa 1.000 euro al mese rispetto a un senatore. Poi ci sono piccoli benefit in più per chi siede a Palazzo Madama: una volta terminato il mandato, un (ex) senatore ha ancora 2.200 euro all’anno per i treni, per dieci anni. C’è poi la questione dei vitalizi. La Camera dei Deputati
ha scelto di confermarne il taglio giusto qualche giorno fa, ignorando le proteste e gli appelli presentati da coloro che auspicavano un ritorno ai vecchi assegni. Mentre al Senato il Consiglio di garanzia ha abolito le riduzioni del 2018, grazie al sistema di calcolo contributivo.
Non è la prima volta che il centrodestra presenta un ordine del giorno del genere. Maurizio Lupi due anni fa esatti chiese al consiglio di presidenza di Montecitorio di equiparare il trattamento economico tre le due Camere, non solo per i deputati ma anche per le spese dei gruppi e dei dipendenti dei gruppi. Da quel dibattito portato in aula scaturì il famoso intervento di Piero Fassino (Pd) che, sventolando il cedolino, si lamentò che lo stipendio di un deputato non fosse d’oro.
(da agenzie)
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