CARCERI VERGOGNA: LA CORTE DI STRASBURGO CI CONDANNA PER “TRATTAMENTO INUMANO†DEI DETENUTI
LA CORTE EUROPEA CONDANNA L’ITALIA A RISARCIRE UN DETENUTO PER “TRATTAMENTO INUMANO E DEGRADANTE”… IN CELLA AVEVA A DISPOSIZIONE 2,7 MQ, BRANDA COMPRESA, CONTRO IL MINIMO PREVISTO DI 7 MQ… SIAMO A 63.587 DETENUTI PER 43.262 POSTI… E ALFANO FA SOLO CHIACCHIERE
Ci sono gravi emergenze nel nostro Paese che necessitano di misure urgenti da anni, ma in Consiglio dei Ministri certi provvedimenti non arrivano mai.
Si delibera sul sesso degli angeli, su leggi ad personam, su sciocchezze spacciate per la soluzione di tutti i problemi, vedi federalismo, si grida all’allarme sicurezza, ma quando si tratta di concretizzare sappiamo solo farci ridere dietro da mezzo mondo con provvedimenti tipo le ronde o i soldati in città .
Ora siamo riusciti a farci condannare persino dalla Corte di Strasburgo, una vergogna nazionale.
Il Comitato per la prevenzione della tortura stabilisce che la superficie calpestabile cui ha diritto ciascun detenuto in un carcere europeo deve essere di almeno 7 metri quadrati.
Un carcerato ha fatto causa all’Italia perchè costretto a condividere per 5 mesi la cella di 16 mq con altri 5 compagni di sventura. In pratica il suo spazio era di 2,7mq, branda compresa.
Neanche ci si poteva muovere contemporaneamente, considerando i giacigli.
Sembrava di essere nelle peggiori carceri asiatiche, invece era Rebibbia. Ma anche negli altri 206 istituti di pena italiani la situazione è simile.
La Corte europea per i diritti dell’uomo ci ha condannato per “trattamento inumano e degradante”, una vergogna che ci sputtana in tutto il mondo civile.
I dati a fine luglio dicono che le nostre carceri ospitano 63.587 detenuti a fronte dei 43.262 posti disponibili.
E l’incremento è continuo: se tutti i carcerati dovessero ricorrere alla Corte europea, l’Italia rischierebbe di pagare 64 milioni di euro di multa.
Metà dei detenuti è in attesa di giudizio: 31.182 sono stati già condannati, 30.436 sono in attesa del processo.
La capienza massima, rispetto a quella tollerabile, è stata superata in 11 regioni (193% in più in Emilia, 160% in Lombardia).
Tutto ciò a fronte di una pesante carenza di organici nelle file degli agenti di custodia (tanto per cambiare). Gli agenti sono 35.300, costretti a fare i conti con turni di servizio, piantonamenti, traduzioni, riposi.
Il Sappe, sindacato della Polizia penitenziaria, denuncia che “ci sono istituti ridotti a depositi disumani di vite”.
L’Unione delle Camere Penali invita la politica a individuare “misure alternative al carcere e una nuova valutazione del carcere preventivo: la detenzione prima del processo deve essere l’extrema ratio, da applicarsi solo per i reati di effettivo allarme sociale”.
Il ministro Alfano lamenta che le carceri sono sovraffollate perchè il 40% dei detenuti è straniero: bella scoperta, sono anni che la percentuale è quella.
Cosa è stato fatto per evitare il degrado del sistema carcerario?
Intanto se non avessimo assunto un atteggiamento arrogante nei confronti di mezza Europa sul tema clandestini, probabilmente avremmo ottenuto nel consesso europeo, invece che condanne, maggiore collaborazione.
Il concetto di fare scontare la pena nel Paese di origine poteva essere una soluzione percorribile con una politica del dialogo, invece che farci richiamare per provvedimenti razzisti e discriminanti.
E’ la politica di Maroni che ci ha tagliato molti ponti, non l’indifferenza della Comunità europea.
Da quasi un anno Alfano parla di piano di edilizia carceraria, di 48 nuovi padiglioni che andranno ad ampliare le carceri esistenti, annuncia la costruzione di 24 nuove case circondariali, ma cosa aspetta a portare il tutto in Consiglio dei Ministri?
Quanto tempo bisognerà ancora aspettare? Quanto costerà il piano?
Dove sono finiti i privati che avrebbero dovuto contribuire alla realizzazione, ammesso che siano mai esistiti?
Le carceri scoppiano, Alfano fa chiacchiere a costo zero e la Corte dei diritti dell’uomo ci condanna come l’ultimo Paese civile al mondo.
Questa volta lo spot ce lo siamo presi in quel posto. Il vero “lodo Alfano” da far approvare era la riforma del sistema carcerario, altro che le immunità per le alte cariche dello Stato.
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