CASO CAMICI, FONTANA INDAGATO ANCHE PER RICICLAGGIO E FALSE DICHIARAZIONI DOPO QUELLA PER FRODE IN PUBBLICHE FORNITURE
LA PROCURA CHIEDE ROGATORIA IN SVIZZERA SUI CONTI DI FONTANA
Due nuovi reati sono stati ipotizzati dalla Procura di Milano nei confronti del presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana, già indagato per frode in pubbliche forniture nel cosiddetto caso ‘camici’.
Il governatore risulta iscritto anche per autoriciclaggio e false dichiarazioni nella voluntary disclosure nella tranche dell’indagine relativa ai 5,3 milioni di euro depositati su un conto svizzero, a suo dire frutto di una eredità , ma sul quale è stata avviata una rogatoria.
La Procura di Milano ha inoltrato oggi alle autorità svizzere una rogatoria per “completare la documentazione allegata alla domanda di voluntary disclosure” presentata “dall’avvocato Attilio Fontana”, presidente della Lombardia, per “approfondire alcuni movimenti finanziari”.
Lo comunica il procuratore Francesco Greco. Al centro della tranche di indagine emersa col caso ‘camici’ ci sono i 5,3 milioni di euro su un conto svizzero.
La Procura di Milano, si legge nel comunicato, “in data odierna, ha inoltrato alle competenti Autorità Elvetiche una richiesta di commissione rogatoriale al fine di completare la documentazione allegata alla domanda di voluntary disclosure presentata dall’avv.to Attilio Fontana, avendo ravvisato la necessità di approfondire alcuni movimenti finanziari”.
La difesa di Fontana, spiega ancora Greco, che stamani ha incontrato nel suo ufficio i legali del governatore lombardo, gli avvocati Jacopo Pensa e Federico Papa, “si è oggi dichiarata disponibile a fornire ogni chiarimento sia in sede rogatoriale che, se del caso, mediante produzione documentale ovvero presentazione spontanea dell’assistito”.
Fontana nell’indagine sul cosiddetto ‘caso camici’, coordinata dall’aggiunto Maurizio Romanelli e dai pm Furno, Scalas e Filippini, è indagato per frode in pubbliche forniture.
Inchiesta che vede al centro l’affidamento diretto, senza gara, del 16 aprile 2020 di una fornitura di 75 mila camici e altri dpi anti Covid per oltre mezzo milione di euro a Dama spa, società di Andrea Dini, cognato del Governatore, e di cui Roberta Dini, moglie di Fontana, detiene una quota. Indagati anche Andrea Dini e l’ex dg di Aria, centrale acquisti regionale, Filippo Bongiovanni (per frode in pubbliche forniture e un’ipotesi di turbativa) e una dirigente di Aria.
Secondo i pm, per cercare di risarcire il cognato per i mancati introiti, dopo che la fornitura venne trasformata in donazione a maggio quando emerse il conflitto di interessi, Fontana cercò di bonificargli 250mila euro provenienti dal suo conto in Svizzera.
Un’operazione finita, però, nel mirino dell’antiriciclaggio della Banca d’Italia come sospetta e poi segnalata alla Gdf e alla Procura milanese. Da qui gli accertamenti dei pm nella seconda e parallela tranche d’indagine, anche attraverso l’Agenzia delle Entrate, e ora l’avvio di una rogatoria in Svizzera, dove Fontana detiene su un conto 5,3 milioni di euro.
Una somma ‘scudata’ nel 2015, con la voluntary disclosure, e proveniente da conti associati a due trust alle Bahamas creati dalla madre del governatore. Fontana ha sempre ribadito che si tratta di soldi lasciati in eredità dalla madre.
(da “Huffingtonpost”)
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