CASO FONDI LEGA E TESTIMONIANZA DI SCILLIERI: NEL CARROCCIO ORA LA PREOCCUPAZIONE E’ ALTA
SALVINI NON PARLA, IL TIMORE E’ CHE NEI PROSSIMI GIORNI LA SITUAZIONE POSSA AGGRAVARSI… L’EX PINI: “SE LE ACCUSE SONO PROVATE, PER SALVINI SARA’ DIFFICILE CHIAMARSENE FUORI”
Il caso Scillieri imbarazza la Lega: bocche cucite, nessun commento. Afasico il normalmente loquacissimo Matteo Salvini, che si concentra sui ritardi del governo verso gli specializzandi in medicina e sulla sempreverde immigrazione clandestina.
Nel Carroccio il mantra è derubricare a “sciocchezze”, ma la preoccupazione è alta: la vicenda che ruota intorno alla Lombardia Film Commission è potenzialmente deflagrante per un partito il cui elettorato digerisce molto ma non gli scandali sui danè.
Soprattutto in un momento, fine anno, in cui si chiudono i congressi locali e si tirano le somme del tesseramento
Ma il timore nei gruppi parlamentari è che nei prossimi giorni possano uscire notizie ancora più “pesanti”.
L’ex deputato Gianluca Pini, che con l’ex ministro dell’Interno guerreggia sull’uso del simbolo della vecchia Lega, e che è anche uno dei pochi a voler parlare, attacca: “Se le accuse si dimostrassero vere, Salvini farebbe fatica a chiamarsene fuori, a quei tempi i vertici chiedevano soldi ai militanti. Se fossi in lui, chiederei chiarezza ai suoi uomini”.
Per quanto le dichiarazioni del commercialista arrestato su mandato della Procura di Milano siano tutte da verificare, delineano uno spaccato poco edificante: un giro di “fatture di copertura” per prestazioni mai avvenute che sarebbero servite a professionisti e consulenti compiacenti per retrocedere al partito una parte (dal 15 al 40%) del loro onorario. Una forma di finanziamento illecito.
A cui si aggiunge l’opacità di società intermediarie: una struttura che induce i magistrati a cercare i soldi tra Svizzera, Panama e Russia.
Ad agitare i leghisti – oltre al fatto che Scillieri non è un contabile qualsiasi bensì l’uomo nel cui studio è stato registrato il passaggio alla “Lega per Salvini premier” nel 2017 – anche le ammissioni che ha fatto nell’interrogatorio dei pm.
Descrivendo non un caso isolato bensì un “sistema” strutturato che tagliava fuori chi non fosse di provata fedeltà al “cerchio magico” del partito. E oggi, gli altri due commercialisti indagati, Andrea Manzoni e Alberto Di Rubba, hanno fatto scena muta davanti ai magistrati.
Non un bel quadro. Gianluca Pini, ex parlamentare per tre legislature con la Lega di Bossi e poi di Maroni, insieme a Gianni Fava ha avviato una battaglia legale per riportare nelle urne il simbolo della Lega Nord, che Salvini ha loro negato.
“E’ chiaro che se si dimostrasse che grazie ai suoi uomini di fiducia sono stati drenati milioni su conti esteri, Salvini farebbe fatica a chiamarsene fuori — ragiona adesso Pini — Anche perchè in quei momenti lui e gli amministratori chiedevano soldi ai militanti o rimborsi agli eletti”. Ancora tutto da verificare, ma la testimonianza di Scillieri “comincia a dare una luce diversa alle spiegazioni date fin qui dai vertici”.
E un suggerimento al leader: “Fossi Salvini chiederei a gran voce di fare chiarezza sui veri beneficiari dei trust e su chi sono gli investitori delle società controllate di cui parla il commercialista arrestato. Se come dice non ha nulla da nascondere, deve essere il primo a pretendere chiarezza dai suoi uomini”.
(da “Huffingtonpost”)
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