CASO SALIS, ARRIVANO LE SCUSE DEI TASSISTI GENOVESI: “DA NOI SI PAGA CON IL BANCOMAT”
“IN CITTA’ L’80% DELLE ATTIVITA’ APPPREZZA IL POS”
Vorrei, ma non Pos. A parte poche eccezioni e molti mugugni, quando si tratta di pagare sembra che Genova – complice il Covid – abbia imparato a usare le carte al posto del denaro contante. Anche per le piccole cifre. Però, attenzione: la manovra del governo, che vuole togliere le sanzioni agli esercenti che negano il pagamento elettronico ai clienti – l’obbligo rimane, ma niente più multe a chi trasgredisce quando si tratta di un somma inferiore (per ora) ai 60 euro – rischia far precipitare tutto in un Far West. Il recente episodio che ha coinvolto Silvia Salis, oggi vice-presidente del Coni, lo conferma.
Salita su un taxi e diretta all’aeroporto Colombo, l’ex campionessa di lancio del martello ha chiesto di usare la carta per la corsa (32 euro) e si è sentita rispondere in maniera “arrogante”: “È finita la pacchia delle banche. Servono i contanti”. Il suo racconto su Instagram è stato subito ripreso da Selvaggia Lucarelli. Che ha commentato con sarcasmo: “Con Giorgia Meloni verso il futuro”.
Davvero è proprio dal capoluogo ligure – dove il pagamento elettronico è assicurato nell’80-90% dei casi – che può partire questa rivoluzione al contrario? Quante contraddizioni. C’è solo una su cui sono sembrano tutti d’accordo: “Basta con le commissioni bancarie”. “Stiamo cercando il tassista. Se è andata così, rischia una lunga sospensione e una multa”.
Valter Centanaro, presidente della Cooperativa Radiotaxi: 750 aderenti su 869 tassisti genovesi. Ci sono buone ragioni per credere che quello della “pacchia finita” sia uno dei suoi. “Non ci siamo mica: il linguaggio mi ricorda qualcosa che non mi piace per niente”. Altra storia, restiamo seri. “Qui il Pos lo abbiamo da più di 7 anni. Dalla passata primavera il regolamento comunale lo ha reso obbligatorio. Non c’è più bisogno di segnalarlo nella telefonata di prenotazione”. Spiega che due terzi del suo incasso di quest’anno è passato attraverso il pagamento elettronico.
“Tanti turisti stranieri. E per loro, l’uso della carta è normale”. Appunto. “Il fatto è che questa nuova manovra del governo ha finito per sorprendere tutti, e crearci qualche problema”. Si ritorna ai contanti, come dice quel suo collega che ha accompagnato la Salis? “Mi sono già messo in contatto col Comune, per capire cosa potrebbe accadere dal prossimo anno. La Meloni dirà che non c’è più obbligo di Pos, il sindaco Marco Bucci sì: chi ha ragione? Io giuro che la mia cooperativa non tornerà indietro. E se qualcuno non è d’accordo, faremo un’assemblea”.
Tesi sostenuta anche da Valerio Giacopinelli, tassista da 39 anni e rappresentante sindacale. Il problema, dicono entrambi, sono le commissioni da pagare alle banche. “Quello in cui si è imbattuto Silvia Salis è solo un cretino, un’eccezione. Faremo di tutto per evitare altri episodi del genere. Però è assurdo dover pagare una trattenuta su di una tariffa amministrata”.
Taxi a parte, come funziona a Genova col Pos? Emanuele Guastavino, presidente ligure dell’Associazione Difesa Orientamento Consumatori, sostiene che in almeno 8 casi su 10 il pagamento elettronico sia sempre garantito. “I negozianti si sono tutti adeguati, ma è vero che questa nuova manovra rischia di creare della confusione: in futuro confidiamo nel buonsenso generale”.
È vero: ormai il Pos ce l’hanno il verduraio sotto casa e il parrucchiere. Lo accetta anche il barista, per un semplice caffè. Con qualche eccezione: chiedete agli universitari che frequentano il bar dell’Albergo dei Poveri. Niente Pos, chissà perché. E il bar-tabacchi vicino? Per le consumazioni al tavolo, va bene il pagamento elettronico. Per le sigarette, no: c’è sempre qualcosa che non va con la linea. Quanti mugugni. Come ieri mattina in un locale di Sestri Ponente: 12 euro per la colazione, mostriamo la carta. Quello che dice? “Va bene caro mio, ma tra poco non saremo più obbligati: dovrà pagare in contanti”.
Inutile offrire mezzo euro in più. “No, non è colpa sua: sono queste maledette commissioni bancarie”. Un’ora dopo, Nervi: il titolare, che fino all’anno scorso rifiutava la carta per gli importi inferiori ai 10 euro, ora lo fa suo malgrado. “Però, se va così, tra un mese dico basta alle bottigliette d’acqua o i caffè pagati con la carta. Avete presente quanto mi costa il canone Pos e la percentuale da dare alla banca?”.
Alessandro Cavo, vicepresidente vicario Confcommercio Genova, scuote la testa: “L’obbligo al Pos resta, però tolgono le sanzioni al disotto di un certo importo”. Conferma: “Il capoluogo ligure è ben disposto, rispetto all’uso del pagamento elettronico. E non credo proprio che dal prossimo anno gli esercenti torneranno sui loro passi: sarebbe comunque controproducente. Però serve un abbattimento omogeneo delle commissioni. Attualmente ci sono alcuni circuiti che lo prevedono per importi inferiori ai 10 euro, vogliamo che il limite salga a 25. Altrimenti si va in perdita”.
(da Repubblica)
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