CASSA INTEGRAZIONE: IL GOVERNO FA FESTA MA IL DATO E’ FALSO
AD AGOSTO LA CIG CALA, MA MANCANO 49 PROVINCE SU 110 NEI DATI INPS… E SULL’OCCUPAZIONE IL DEF AMMETTE: “DATI MODESTI”
Da quando a Palazzo Chigi siede Matteo Renzi, la realtà si è sdoppiata: c’è l’esistente e lo storytelling, cioè la narrazione della realtà .
E sui numeri del lavoro, le due cose non combaciano mai.
Prendiamo i dati sulla Cassa integrazione (Cig) di agosto comunicati venerdì dall’Inps.
La narrazione: “Inps: ad agosto Cig -41,7% su agosto 2014, -6,3% su mese precedente #Italiariparte #lavoltabuona”, twitta il responsabile comunicazione di Palazzo Chigi, subito condiviso dal premier.
“Corrisponde a più di 100 mila lavoratori tornati a lavorare”, esulta il ministro del Lavoro Giuliano Poletti.
“Quando il segno meno è una #goodnews. È proprio #lavoltabuona”, gli fa eco Lorenzo Guerini, vicesegretario Pd. E via così, intasando le agenzie.
La realtà : per l’Inps ad agosto 2015 sono state autorizzate 39,3 milioni di ore di Cig,-41,7 % rispetto ad agosto 2014 e — coi dati destagionalizzati per la ordinaria e straordinaria — in calo del 6,3% rispetto al mese prima.
La Uil ha fatto però notare un dettaglio non da poco: nelle tabelle Inps di agosto in 49 province — il 44,5% delle 110 province italiane — risultano autorizzate “zero ore” di Cig ordinaria: “0 ore” a Brescia, la più industrializzata d’Italia, zero ad Alessandria, Modena, Parma, etc.
“Non è tecnicamente possibile — spiega al Fatto Guglielmo Loy, segretario confederale Uil- che in quelle zone nessuna azienda ne abbia avuto bisogno: il governo deve chiarire i dati”.
Premessa: a differenza di quella in deroga, la Cig ordinaria non ha problemi di risorse: è finanziata dai lavoratori e autorizzata dal ministero del Lavoro .
Ad agosto, semplicemente molte commissioni provinciali, come quella di Milano, non si sono riunite, e quindi le ore vengono contabilizzate a settembre.
Quando potrebbe quindi verificarsi un balzo. E infatti il calo ad agosto è molto accentuato dacchè esiste la Cig: succede tutti gli anni.
L’Inps spiega al Fatto che farà “una verifica accurata sui dati amministrativi”, ma questa circostanza non è nuova: si è già verificata nell’agosto 2014.
Anche quella volta “saltò” lo stesso numero di province (ma solo 16 sono le stesse del 2015: Brescia non c’è, per dire).
Come è possibile fare un confronto simile? L’Inps si riserba di verificare, ma spiega che opera il confronto sul volume complessivo delle ore.
Per di più nell’ultimo comunicato tre province — Crotone, Vibo Valentia e Nuoro — sono letteralmente scomparse: “Fare un confronto su agosto non ha senso — spiega una fonte interna all’Inps — È un mese con numeri molto bassi, un’oscillazione minima produce percentuali enormi”.
I dati, si legge nel comunicato, sono“destagionalizzati”, ma a luglio solo una provincia segna zero nella casella delle ore autorizzate, non si capisce come si possa confrontarlo con agosto, quando ce ne sono 49.
In realtà non sono solo i numeri della Cig a lasciare perplessi, ma pure quelli che il governo scrive sul lavoro nell’aggiornamento del Def, che brillano invece per prudenza e sincerità .
Premessa: il Quantitative easing della Bce e la congiuntura internazionale stanno spingendo il Pil e, di conseguenza, l’occupazione: “L’elevata reattività dell’occupazione al Pil è spiegata, almeno in parte, dal fisiologico recupero della domanda di lavoro dopo una prolungata recessione e sembra essere associata a una maggiore flessibilità dei salari e a una più elevata efficienza del mercato lavoro”.
Tradotto: c’è un rimbalzo dopo la recessione e , soprattutto, stipendi più bassi(“flessibilità dei salari”) e emigrazione (“efficienza”).
“In particolare — scrive il governo — le retribuzioni di fatto per Ula (unità di lavoro a tempo pieno) hanno avuto un incremento cumulato dal 2008 al 2015 solo del 12,8%, a fronte di un aumento complessivo dei prezzi del 13,7%”(cioè gli aumenti non hanno coperto nemmeno l’inflazione).
Carlo Di Foggia e Marco Palombi
(da “il Fatto Quotidiano”)
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