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ONG, PARTONO LE MISSIONI UMANITARIE DI NATALE: TRE NAVI VERSO IL MEDITERRANEO CENTRALE

Dicembre 16th, 2019 Riccardo Fucile

LA PROTESTA DELLE ALTRE ONG ANCORA BLOCCATE DAI SEQUESTRI AMMINISTRATIVI DEL DECRETO SICUREZZA: “LIBERATE LE NOSTRE BARCHE, ABBIAMO VITE DA SALVARE”

Tre missioni di soccorso in mare nei giorni di Natale. Le navi umanitarie tornano nel Mediterraneo in un momento particolarmente difficile in Libia dove decine di migliaia di migranti cercano di sfuggire alla guerra.
Tre giorni fa è ripartita da Marsiglia la Ocean Viking di Sos Mediterranèe e Medici senza frontiere, da Napoli invece si è mossa la spagnola Open Arms e nei prossimi giorni riprenderà  il mare da Palermo anche la Alan Kurdi della tedesca Sea-eye. ” Salpiamo! La missione 72 fa rotta verso il Mediterraneo centrale, la frontiera più letale del pianeta – dice la Open Arms – questo Natale lo passeremo lì per proteggere chi rischia la vita e per chiedere a tutti: a che distanza dalla riva si perde il diritto alla vita?”.
Ferme, ancora sotto sequestro amministrativo nei porti siciliani in virtù del decreto sicurezza, restano la Sea-Watch, le due imbarcazioni di Mediterranea, la Mare Jonio e la Alex, e la Eleonore della tefesca LIfeline.
Le Ong hanno più volte sollecitato il nuovo governo a liberare le navi ma il loro appello non è stato accolto ed è in corso una battaglia legale davanti ai tribunali amministrativi.
Da nove giorni in Italia non si registrano sbarchi, nè autonomi nè con barche di soccorso. Il forte maltempo ha rallentato le partenze ma diverse barche sono state comunque intercettate dalla guardia costiera libica e riportate indietro.
I migranti approdati in Italia nel 2019 sono 11.097 contro i 23.126 dello scorso anno

(da agenzie)

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LA MELONI NON SA COME REPLICARE ALLA SARDINA MUSULMANA CHE HA PARLATO DAL PALCO DI SAN GIOVANNI

Dicembre 15th, 2019 Riccardo Fucile

“SE TU SEI FIERA DI ESSERE ISLAMICA, NON POSSO ESSERLO IO DI DIRMI CRISTIANA?” : MA LA RAGAZZA MUSULMANA INVOCA IL DIRITTO ALLA LIBERTA’ RELIGIOSA PER TUTTI, NON ROMPE I COGLIONI A CHI NON LA PENSA COME LEI

“Quello che non mi è chiaro della simpatica ragazza nel video è: perchè se tu sei fiera di essere islamica,io non posso esserlo di dirmi cristiana?”.
La leader di Fratelli d’Italia replica con un tweet alle parole di una ragazza musulmana che, con il capo avvolto dall’hijab, ha parlato dal palco di San Giovanni nel corso della manifestazione delle Sardine ieri Roma.
“A Salvini e Meloni non piacerà  la mia presenza…” aveva detto la giovane, facendo il verso al video tormentone della leader di Fdi, “perchè sono una donna, sono musulmana e sono figlia di palestinesi. Non vi permetteremo di aprire le pagine nere del passato, questo è uno Stato di diritto”.
La differenza sta qui: la giovane islamica rivendica semplicemente il diritto a praticare la sua fede senza essere criminalizzata, così come non si permette di criticare i cristiani che praticano la loro e richiama in tal senso la Costituzione e lo stato di diritto.
Sono i sovranisti che rompono i coglioni a chi non la pensa come loro.

(da agenzie)

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INTERVISTA A FRANCESCA PASCALE: “IO STO CON LE SARDINE, POTREI SCENDERE IN PIAZZA CON LORO, TRA LORO ANCHE EX ELETTORI DI DESTRA TRADITI”

Dicembre 7th, 2019 Riccardo Fucile

“MI AUGURO CHE NON FACCIANO COME I GRILLINI”… SEMPRE IN PRIMA LINEA PER IL DIRITTI CIVILI: “LA DISTINZIONE NON E’ TRA ETERO E GAY, MA TRA DIGNITA’ E PREGIUDIZIO, TRA LIBERTA’ E REPRESSIONE, TRA CULTURA E IGNORANZA”

“Guardo con interesse alle sardine, vi ritrovo elementi e quella libertà  che furono propri della rivoluzione liberale di Berlusconi”. E poi: “Mi auguro non facciano come i grillini”. E ancora: “Valuterò il piacere di riscendere in piazza il 14 dicembre”.
Eccola qui, la Pascale che non ti aspetti. Si parla di diritti, della necessità  di continuare la battaglia per sostenere le istanze del mondo Lgbt+, e Francesca Pascale collega anche questa, che ritiene “esigenza imprescindibile”, alla spinta che sta facendo scendere nelle piazze italiane giovani e adulti, in nome della libertà  di pensiero e contro Matteo Salvini.
Che il leader della Lega le aggradi poco non l’ha mai nascosto, che la parola “libertà ” sia al centro della sua vita pure. L’ha messa anche nel titolo dell’associazione, in difesa dei diritti della collettività  arcobaleno e dei bambini e delle donne svantaggiati, che presiede e presenterà  agli inizi del nuovo anno: si chiamerà  “I colori della libertà ”. Quella libertà  che, racconta, l’ha portata, quindici anni fa e quarantanove di differenza tra loro, a legare la sua vita a Silvio Berlusconi, già  tycoon delle televisioni, ai tempi di nuovo premier.
Lei chiama Berlusconi “il mio presidente”, dice che è “un uomo che mi ha fatto crescere e non mi ha mai tradito moralmente, che quando rientra a casa mi porta un raggio di sole”.
Ripete di essersene innamorata “per la sua idea di libertà ”. Quella libertà  per cui ora Pascale intende impegnarsi al servizio della causa Lgbt+ – “questo è il mio futuro”, scandisce – e che le fa dire sorridendo a fior di labbra: “Oggi amo Silvio, ma se domani mi innamorassi di una donna, che male ci sarebbe?”.
Quella libertà  che le ha fatto scattare, a lei “berlusconiana”, “di fronte ad un periodo oscurantista”, la curiosità  per le sardine.
“Guardo con interesse alle sardine”. Cosa intende dire?
Si tratta di un fenomeno spontaneo, dilagante, animato da giovani, quindi va guardato con rispetto, interesse e soprattutto non va sottovalutato. Un errore che a suo tempo è stato commesso con i 5 stelle ed il risultato è quello che è oggi sotto gli occhi di tutti. Perchè etichettarlo come un gruppo manovrato da ambienti di sinistra, al fine di sminuirlo? Prima di chiedersi da chi è costituto bisognerebbe riflettere sul motivo che li ha portati a scendere in piazza. Un fiume di persone che invadono le principali città  italiane è sicuramente un sussulto civico contro un linguaggio che è risultato inattuale e pericoloso, illiberale, diseducativo, in grado di innescare odio. E l’estremismo fa emergere sempre movimenti di protesta. Le sardine “pescano”, pertanto, anche tra coloro che non hanno mai votato e che mai voteranno a sinistra, incarnano l’esigenza di un cambiamento. Spero, però, che non accada quanto successo in passato ad altri.
Cioè?
Mi auguro che le “sardine”, al fine di non perdere la propria indipendenza e per far sì che il messaggio che stanno lanciando non perda la propria autenticità , cambino idea sul diventare movimento strutturato o partito politico. Restando anima critica potranno evitare la sorte che è toccata ai grillini, prima anti-sistema, oggi in giacca e cravatta attaccati alla poltrona. Dico loro: restate indipendenti, restate liberi, siate l’anima rivoluzionaria che alberga in tutti i partiti e che pertanto non ha bisogno di etichette.
Il movimento da molti è considerato di sinistra. Lei è ancora iscritta a Forza Italia o sta tentando la fuga come si dice di altri?
Oggi gli ideali non si limitano ai concetti rigidi di destra e sinistra. Ci sono nuove categorie che si stanno definendo. Per quanto mi riguarda, non sono solo di Forza Italia, sono berlusconiana. Nessuno lo è più di me! Poi, va detto in modo netto che se una cosa è giusta, è giusta e basta, non ha colore politico. Cerchiamo, inoltre, di ricordare bene le premesse, lo spirito che ha animato la discesa in campo di Silvio Berlusconi, la nascita di Forza Italia e di quel centrodestra del 1994 che ha dato un contributo fondamentale alla democrazia compiuta dell’alternanza.
Che c’entra con le sardine?
Nelle sardine ritrovo alcuni elementi della rivoluzione liberale, naturalmente attualizzati. Il messaggio azzurro infatti è sempre stato incentrato sulla libertà  contro il regime, sui diritti di tutti contro i diritti dei pochi, sulla centralità  della persona e la sua dignità , contro la violenza, il razzismo, le discriminazioni, attraverso un linguaggio costruttivo e mai distruttivo, che ha dato coraggio e speranza ai cittadini, mai basato sulla paura.
“Odio i sovranismi, non ho particolare simpatia per Salvini”, ha detto in passato. Oltre all’antipatia verso il fronte sovranista e il leader della Lega, cosa la unisce alle sardine?
Il messaggio forte che queste piazze stanno dando mira a riaffermare la democrazia, il bene comune, la libertà , il dialogo, l’inclusione, la solidarietà . Princìpi che la comunicazione sovranista, con i suoi inevitabili effetti a 360 gradi, sta marginalizzando, creando oggettivamente un clima che porta inevitabilmente all’intolleranza, alla demonizzazione del nemico, alla mancanza di rispetto, all’incitamento e alla continua contrapposizione. Certo, la vera sfida sarà  trasformare gli ideali in azioni concrete. Quella che auspico pertanto, per il bene del nostro paese, è una nuova rivoluzione culturale. L’intolleranza non si combatte solo con la politica, anche se questa è uno strumento fondamentale. Ci vuole uno scatto di reni da parte di tutta la società , che parta da ognuno di noi. Dobbiamo mobilitarci e assumerci le nostre responsabilità , ad iniziare dalle scuole, approfondendo la storia, la Costituzione, attualizzandone valori e insegnamenti.
Il 14 dicembre andrà  in Piazza San Giovanni a Roma per la prima grande manifestazione nazionale delle sardine?
Se le sardine, oltre al moto di ribellione verso l’intolleranza sapranno interpretare lo spirito democratico e liberale di chi oggi non vuol rassegnarsi ad un’Italia che sia un monocolore e sovranista, penso che valuterò il piacere di riscendere in piazza per la libertà  di tutti.
Scusi, ma il suo compagno, Silvio Berlusconi, alleato di Salvini, è a conoscenza di questo?
Voglio ribadire che un conto è la rivoluzione liberale di Silvio Berlusconi, un conto l’estremismo sovranista. Ecco perchè sento di espormi! Per dire a tutti i liberali, a quel popolo di centrodestra, anche a quello che non ci vota più, che deve risvegliare i propri sentimenti, riaffermare con coraggio i propri valori, anche attraverso l’indignazione. Il presidente è stato il primo vero interprete dei desideri del popolo, sin dalla discesa in campo, ma lui ha saputo trasformare la paura in speranza, in voglia di cambiare, per questo non mi rassegno.
Crede ancora in Forza Italia, insomma.
Credo ancora in quella Forza Italia che, a parte il mio presidente, ha avuto degli interpreti abbastanza mediocri. Silvio Berlusconi non ha mai utilizzato un linguaggio razzista e, soprattutto non ha mai lasciato le persone in mare; ha davvero contrastato l’immigrazione clandestina, facendo accordi direttamente con l’Africa. Ricordo al Ministero dell’Interno un galantuomo, Roberto Maroni, per dire che non ho nulla contro quella Lega che era parte allora di un centrodestra inclusivo e non esclusivo. Io da cristiana sono cresciuta con valori diversi rispetto a chi si rivolge al prossimo con: zingaro, puttana, sporco negro, terrone, frocio. Queste le sembrano parole cristiane? Il cristianesimo è l’opposto. Gesù era straniero in patria, ebreo, perdonava, accoglieva, moltiplicava la ricchezza per distribuirla senza chiedere nulla in cambio. Come è scaduta la politica oggi: da un lato Salvini, a rappresentare un centrodestra completamente snaturato, e dall’altro Di Maio e Toninelli. Quando il vero centrodestra era tenuto insieme da Berlusconi, i suoi oppositori erano l’illuminato Pannella, Amato, Veltroni, Rutelli e Bertinotti, uomini da cui mi divide quasi tutto, ma dei quali non posso non riconoscere preparazione e cultura.
A proposito di battaglie culturali e della sua “I colori della libertà ”, ha detto di aver pensato a questa costituenda associazione “anche nel mio interesse”. Cosa intendeva?
Lo intendevo da cittadina libera che crede nella libertà . Ognuno di noi deve sempre pensare che i diritti negati agli altri potrebbero essere i propri.
“Nè etero nè gay, sono libera”, ha dichiarato. Più volte hanno detto che “è lesbica”. Lei ha rilanciato “Amo Berlusconi, ma se domani scegliessi di vivere in una famiglia arcobaleno?”.
Il clamore e la curiosità  che suscita questa mia dichiarazione sono il sintomo che c’è ancora tanto da fare… non amo le definizioni, nè le categorie.Oggi amo Silvio ma se domani mi innamorassi di una donna, che male ci sarebbe? L’amore è il principio cardine della vita e all’interno di quello tutto è possibile. Quindi non pianifico la mia vita secondo uno schema precostituito. L’unico confine che vedo non è tra eterosessuali e gay ma tra libertà  e repressione, tra dignità  e pregiudizio, tra cultura e ignoranza.

(da “Huffingtonpost”)

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HONG KONG. L’ATTIVISTA JOSHUA WONG CONTRO DI MAIO: “DELUSO DALLA SUA INDIFFERENZA”

Novembre 25th, 2019 Riccardo Fucile

“NON HA DETTO UNA PAROLA SULLA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI A HONG KONG, PENSA SOLO AGLI AFFARI SUOI”

«Sono abbastanza deluso nel leggere le osservazioni indifferenti del ministro degli Esteri Luigi Di Maio sulla terribile situazione dei diritti umani a Hong Kong. A Shanghai ha detto: ‘Non vogliamo interferire nelle questioni altrui’, riflettendo la tipica mentalità  di chi pensa solo agli affari suoi. Per non parlare del fatto che alcuni gruppi italiani hanno avuto un ruolo nella brutalità  della polizia di Hong Kong fornendo i veicoli della polizia stessa».
Lo scrive Joshua Wong, uno dei giovani leader del movimento pro-democrazia di Hong Kong, in un intervento pubblicato su La Repubblica.
Wong mette in guardia l’Italia — «deve stare attenta a non dipendere dagli interessi economici cinesi» — e rivolge un «appello ai leader e ai politici italiani affinchè si schierino con i manifestanti di Hong Kong, che si battono per la nobile causa di ottenere elezioni libere».
«Oltre a condannare l’uso della violenza della polizia contro la popolazione di Hong Kong, i Paesi europei, e in particolare l’Italia, dovrebbero riconsiderare gli accordi economici con un regime spietato che non rispetta mai le regole», sottolinea l’attivista.
Sulle elezioni, «è stato fondamentale andare a votare per far capire a Xi Jinping e al governo di Hong Kong che vogliamo elezioni libere e un’indagine indipendente sulla brutalità  della polizia. La Cina respinge queste semplici richieste dal 1997», rileva Wong, che accusa il governo di avergli impedito di candidarsi.
La sconfitta, per il fronte pro-Cina a Hong Kong alle ultime elezioni distrettuali, è pesantissima. Un risultato che non ha lasciato margini di interpretazione per la governatrice Carrie La, che ha assicurato di voler rispettare il risultato e di voler ascoltare «con umiltà  le opinioni dei cittadini»
«Ho pensato di chiedere un aiuto a livello internazionale, recandomi in Italia per spiegare agli amici europei la nostra causa democratica e pacifica», dice ancora Joshua Wong. «Purtroppo, il Tribunale non ha ritenuto importante la mia udienza presso il Parlamento italiano e ha respinto la mia domanda di viaggio. Dopo questa decisione, è chiaro che ora sono privato del diritto a candidarmi, della libertà  di movimento, della libertà  di riunione e della libertà  di parola».

(da agenzie)

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IUS SOLI, CRESCONO GLI ITALIANI FAVOREVOLI, ORA SONO LA MAGGIORANZA: 48% CONTRO 47%

Novembre 24th, 2019 Riccardo Fucile

SULLO IUS CULTURAE MAGGIORANZA PIU’ NETTA: 53% A 39%

Nando Pagnoncelli di IPSOS pubblica oggi sul Corriere della Sera i risultati di un sondaggio sullo ius soli, ovvero la cittadinanza agli stranieri.
Il sondaggio odierno evidenzia un aumento dell’«apertura» da parte degli italiani, anche se la maggioranza degli intervistati è del parere che le priorità  in questo momento siano altre
Infatti, il 56% concorda con Di Maio che nei giorni scorsi si è dichiarato sconcertato definendo la proposta del segretario dem «uno slogan», mentre il 27% dà  ragione a Zingaretti il quale, sebbene vi siano temi più urgenti, ritiene sia giusto approvare entro la fine della legislatura una legge per estendere i diritti di cittadinanza.
Le risposte degli elettori Pd e 5 Stelle sono diametralmente opposte: tra i primi il 74% è d’accordo con il segretario (ma quasi uno su cinque – il 19% – dissente); tra i secondi il 78% sta coni l capo politico del Movimento, mentre il 16% è contrario.
Tra tutti gli altri, conl ‘eccezione delle liste minori di sinistra e centrosinistra, prevale l’idea che oggi il governo si dovrebbe occupare di altro.
Lo ius soli, ossia la possibilità  di estendere la cittadinanza ai figli di immigrati, se nati nel nostro Paese e con almeno un genitore che ha un permesso di soggiorno permanente in Italia, divide nettamente le opinioni 48% i favorevoli, 47% i contrari.
Anche in questo caso si registra una crescita di 3 punti dei favorevoli.
Diversi invece gli atteggiamenti nei confronti dell’ipotesi di concedere la cittadinanza a figli di immigrati, se nati in Italia (o arrivati entro i 12 anni), che abbiano frequentato regolarmente per almeno cinque anni le scuole nel nostro Paese, cioè il cosiddetto ius culturae:   i favorevoli prevalgono sui contrari 53% a 39%, e anche in questo caso il dato mostra una crescita di 3 punti rispetto a marzo.
In termini di comportamento politico si conferma una sostanziale distanza tra le opinioni degli elettori di centrosinistra e quelli di centrodestra, mentre i pentastellati appaiono divisi al loro interno.

(da agenzie)

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CAPORALATO, INTESA TRA DIOCESI E COMUNE DI SAN SEVERO: “DOMICILIO E RESIDENZA AI BRACCIANTI CHE VIVONO NELLA BARACCOPOLI, DARE LORO DIGNITA’”

Novembre 3rd, 2019 Riccardo Fucile

E IL PAPA LO CITA COME ESEMPIO: “UNA RISPOSTA CONCRETA AI GHETTI”

Una risposta concreta ai “ghetti della Capitanata”.
Al termine del consueto Angelus domenicale, Papa Francesco ha voluto sottolineare quanto è stato fatto recentemente per tentare di risolvere questo decennale e grave problema.
“Desidero porgere il mio sentito ringraziamento — ha affermato Bergoglio — al comune e alla diocesi di San Severo in Puglia per la firma del protocollo d’intesa avvenuta lunedì scorso 28 ottobre, che permetterà  ai braccianti dei cosiddetti ‘ghetti della Capitanata’, nel foggiano, di ottenere una domiciliazione presso le parrocchie e l’iscrizione all’anagrafe comunale. La possibilità  di avere i documenti d’identità  e di residenza offrirà  loro nuova dignità  e consentirà  di uscire da una condizione di irregolarità  e sfruttamento. Grazie tante al comune e a tutti coloro che hanno lavorato a questo piano”.
Un accordo che è stato possibile grazie alla mediazione del cardinale elemosiniere del Papa, Konrad Krajewski. Era stato lo stesso Bergoglio, alla fine del settembre scorso, a inviare il porporato nella Capitanata per visitare i “ghetti” e prendere maggiore consapevolezza della gravità  della situazione. Accompagnato dal vescovo di San Severo Giovanni Checchinato e dall’arcivescovo di Foggia-Bovino Vincenzo Pelvi, Krajewski si era recato in due di questi insediamenti, Borgo Mezzanone e Gran Ghetto, per incontrare migliaia di lavoratori agricoli, per la maggior parte migranti provenienti dall’Africa, principalmente dalla Nigeria, Ghana, Senegal e Gambia, che vivono in condizioni di grave precarietà  a livello giuridico, abitativo e sanitario.
L’area della Capitanata, in provincia di Foggia, a prevalente vocazione agricola, è interessata, infatti, da una forte presenza di lavoratori stagionali che si aggregano in insediamenti informali, occupando casolari abbandonati oppure costruendo vere e proprie baraccopoli.
Il fenomeno del grave sfruttamento lavorativo è alimentato sia dalla mancanza di meccanismi legali del reclutamento dei lavoratori, sia dall’assenza quasi totale di alloggi forniti da parte dei datori di lavoro. Ed è così che nascono i cosiddetti “ghetti”, in forma di baraccopoli o masserie abbandonate, con scarso o assente accesso all’acqua potabile, senza sistema fognario e di riscaldamento in una zona, tra l’altro, con inverni molto rigidi. La raccolta del pomodoro segna il massimo numero di presenze da luglio a settembre: in questi mesi di raccolta intensiva almeno 6mila persone si radunano nelle baraccopoli.
Krajewski è stato presente anche alla sottoscrizione del protocollo d’intesa tra monsignor Checchinato e il sindaco di San Severo, Francesco Miglio. Proprio in seguito alla visita del porporato, come ha spiegato la diocesi, “è emersa la necessità  cogente di offrire una prima e immediata risposta a quelle situazioni di ‘invisibilità  sociale’, che pur esistendo da decenni, salvo balzare ciclicamente agli onori della cronaca locale e nazionale, non riescono a ottenere alcuna dignità  formale di presenza sul territorio. Molti, infatti, sono i senza tetto e i lavoratori migranti che non possono permettersi un alloggio e che, per tale motivo, non possono ottenere il riconoscimento della residenza nel territorio, inibiti, dunque, nell’accesso ai servizi minimi e costituzionalmente garantiti: primo fra tutti il diritto alla salute”.
“Per tale ragione, la diocesi di San Severo e l’amministrazione comunale hanno inteso dare testimonianza di vicinanza concreta a tali situazioni mediante la sottoscrizione di un protocollo d’intesa che consentirà  e quei fratelli e conterranei, che si trovano in situazioni di povertà  e di sfruttamento, di poter eleggere un domicilio fittizio presso le parrocchie e gli uffici diocesani che ne manifesteranno la volontà  al fine di poter ottenere il riconoscimento della residenza sul territorio da parte degli uffici anagrafici comunali. Questo — spiega ancora la diocesi — consentirà  loro di riemergere dalla situazione di invisibilità  e riottenere pari dignità  rispetto ai loro concittadini, avviando un percorso di integrazione e riscatto”. Un modello che il cardinale Krajewski non esclude di portare presto in altre realtà  del Paese afflitte dagli stessi problemi.

(da agenzie)

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IL NUOVO PROFILO INSTRAGRAM PRO LGBT DI FRANCESCA PASCALE

Ottobre 26th, 2019 Riccardo Fucile

E’ NOTORIO CHE LA PASCALE SIA VICINA ALLE ASSOCIAZIONI IN DIFESA DEI DIRITTI CIVILI, A DIFFERENZA DEI BECERODESTRI RAZZISTI E PUTTANIERI

L’amore per i suoi cani, la passione per il fitness, l’hobby per la pittura e anche qualche selfie in primo piano: sembrerebbe un profilo Instagram del tutto comune e insignificante, se non fosse che ad aprirlo è stato Francesca Pascale.
La fidanzata di Berlusconi è sbarcata sul social network da circa una settimana e ha già  postato una dozzina di foto, che raccontano qualcosa di lei e della sua quotidianità , dentro e fuori le mura domestiche: dalla Villa Maria di Arcore, passando per la palestra di cui sembra assidua frequentatrice.
La Pascale ha già  oltre 1000 follower e anche sbirciando tra i suoi profili preferiti si carpisce qualche informazione in più su di lei.
Sono appena 38 gli account Instagram che ha degnato del suo interesse e tra questi spiccano quelli di star del calibro di Lady Gaga, Madonna e Elthon John. Poi ci sono personaggi del mondo dello spettacolo italiano come Federica Panicucci e Simona Ventura.
Non manca, ovviamente, la pagina ufficiale di Silvio Berlusconi, ma spiccano anche diverse associazioni come AIRC, UNICEF, Emergency.
E il suo sguardo all’umanitario e al sociale passa anche attraverso una certa attenzione al mondo LGBT. Oltre a seguire i canali ufficiali Pride e LGBT, infatti, si è direttamente esposta sul tema con un post in particolare
“Questo è il mese delle famiglie. Di tutte famiglie!” scrive Francesca Pascale a corredo di una foto che la ritrae su una panchina colorata con le tinte arcobaleno. Spiccano hashtag a favore dell’amore in tutte le sue forme, come #loveislove #rainbow #gaylib #arcigay #uguaglianza.
La foto ha ricevuto solo commenti positivi e ci sono solo persone che lodano la bellezza della Pascale. Strano che nessuno abbia notato una certa discrepanza tra il pensiero esposto dalla Pascale e quello del suo fidanzato.
Silvio Berlusconi, insieme agli altri due leader del centrodestra Giorgia Meloni e Matteo Salvini, è tra i sostenitori del Manifestato valoriale per la vita, la famiglia e la libertà  educativa promosso dalle associazioni del mondo cattolico pro life e no gender e ispirato ai valori della famiglia naturale. Un manifesto decisamente poco arcobaleno.

(da agenzie)

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I LEGHISTI CHE CRITICANO IL VOTO AI SEDICENNI HANNO LA MEMORIA CORTA: TRE ANNI FA SALVINI PROPOSE DI ESTENDERE IL VOTO AI SEDICENNI

Settembre 30th, 2019 Riccardo Fucile

LA PROPOSTA DI LETTA TROVA CONCORDI DI MAIO E ZINGARETTI… SOLO I SOVRANISTI SUL WEB COME AL SOLITO NON HANNO CAPITO UNA MAZZA

Oggi l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta ha rilanciato sullo ius culturae e ha proposto di abbassare il limite d’età  per il diritto di voto.
Secondo Letta i tempi sono maturi per consentire anche a chi ha compiuto 16 anni la possibilità  di votare. «Una riforma costituzionale da fare in un anno: il voto ai sedicenni», ha dichiarato l’ex premier durante un’intervista a Repubblica. L’idea è piaciuta un po’ a tutti, dal Capo Politico del M5S Di Maio al Segretario del PD Nicola Zingaretti passando per Carlo Calenda.
Luigi Di Maio dopo aver ricordato che si tratta di una vecchia campagna del suo partito (ma già  nel 2007 fu un’idea di Veltroni) ha affermato che «se a 16 anni un giovane può lavorare e pagare le tasse, dovrebbe almeno avere il diritto anche di votare e scegliere chi decide della sua vita».
Zingaretti ha twittato in sostegno della proposta di Letta: «La passione civile di tante ragazze e tanti ragazzi che incontro tutti i giorni rafforzano questa idea». Estendere il diritto di voto ha chi ha compiuto i 16 anni non è una novità , e viene rilanciata oggi alla luce del successo della mobilitazione mondiale partita dall’esempio dell’attivista svedese Greta Thunberg.
I sedicenni di oggi, dicono in coro i politici, sono maturi per poter decidere e votare. In Austria ad esempio possono farlo in tutte le elezioni (l’elettorato passivo però parte dal compimento dei 18 anni). In Scozia gli under 18 hanno potuto votare al Referendum per l’Indipendenza (ma non a quello sulla Brexit). In Germania i 16enni possono votare per il Parlamento di alcuni Land mentre fuori dall’Europa chi ha 16 anni può decidere se votare in Argentina e in Brasile (dove il voto è obbligatorio nella fascia d’età  tra 18 e 65 anni) ed anche a Cuba, in Ecuador e in Nicaragua
Quando Salvini voleva dare il voto ai sedicenni
A parole quindi la maggioranza che sostiene il Conte bis è compatta. Il diritto di voto a 16 anni si può fare. L’idea però non piace a molti patrioti sovranisti che hanno visto la proposta di Letta accolta dal PD come un modo per raccattare voti. In molti rinfacciano a Zingaretti che questo è l’unico modo con cui il Partito Democratico può sperare di prendere qualche voto ed evitare di sparire. Altri invece riciclano il leit motiv di qualche settimana fa, quello sul PD che impedisce agli italiani di andare a votare.
Insomma la sinistra dopo aver perso i voti degli operai e delle periferie va a cercare quelli dei “figli dei radical de sinistra” perchè in tenera età  siamo stati tutti sinistroidi o comunisti. Che vergogna, twitta un’utente commentando l’articolo di Repubblica, i sedicenni sono poco più che bambini. E manca solo qualcuno che dica che è ovvio che il PD voglia far votare i ragazzini: è pur sempre il partito di Bibbiano. Anzi: chi ci dice che il sistema Bibbiano non sia servito per creare schiere di agguerriti elettori piddini.
Ma chissà  se quelli che sarcasticamente propongono di far votare “anche i poppanti attaccati alla tetta delle mamme che arrivano con i barconi a Lampedusa” (ma come non sono tutti grandi e grossi i migranti?) sanno che un altro entusiasta sostenitore del diritto di voto a 16 anni è stato proprio Matteo Salvini.
Nel 2015 la Lega aveva presentato anche una proposta di legge a prima firma di Massimiliano Fedriga per consentire l’estensione del diritto di elettorato attivo ai sedicenni.
Nell’ottobre del 2016 il leader della Lega aveva proposto abbassare l’età  per votare. Con grande entusiasmo da parte della Lega Giovani dei suoi addetti alla comunicazione, ad esempio quello che spiegava che «i nostri giovani sono molto più informati rispetto al passato. Dare il diritto di voto ai sedicenni è segno di progresso e buonsenso, significa credere ed investire nel loro futuro».
Oggi che è il PD a proporre per l’ennesima volta di abbassare l’età  del voto spuntano fuori quelli che ci spiegano che «Hanno impedito a 60milioni di Italiani di votare e ora vogliono dare il voto ai sedicenni». Non manca nemmeno l’esperta di condizionamento operante che twitta tutta contenta dopo aver scoperto che il voto ai sedicenni è solo l’ultimo tassello dell’indottrinamento impartito a scuola i cui frutti si sono già  visti con la mobilitazione per il Friday for Future. Perchè è risaputo che il PD non solo comanda in Italia ma in tutti i paesi dove i ragazzi sono scesi in piazza venerdì scorso.

(da “NextQuotidiano“)

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VOTO A 16 ANNI, IN QUALI PAESI SUCCEDE

Settembre 30th, 2019 Riccardo Fucile

E QUANTI SONO I NUOVI POSSIBILI ELETTORI?

Il voto ai sedicenni «è una proposta che portiamo avanti da sempre e che sosteniamo con forza», dice oggi il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio, seguito a ruota dal suo collega di maggioranza, il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti.
Posizioni che si aggiungono alle tante voci favorevoli alla proposta susseguitesi nel tempo: non ultimo, l’ex premier Enrico Letta Ma di quanti voti stiamo parlando?
Come spiegano a Open oggi dall’Istat, i ragazzi e le ragazzi che in Italia hanno compiuto 16 e 17 anni al 1 gennaio 2019 sono 1.144.682: 293.142 sono i ragazzi di 16 anni, 275.768 le loro coetanee. 278.257 sono le diciassettenni, 297.515 i loro coetanei.
Una stima dei possibili nuovi voti contesi dalla politica l’aveva fatta già  nel 2011 l’economista Tito Boeri nel suo libro Riforme a costo zero.
«Bisogna allargare ulteriormente il fronte di chi sostiene le riforme. I giovani non possono rimanere soli», dice. «Bisogna far pesare di più la loro voce, per esempio imitando l’Austria, che ha esteso il diritto di voto a sedicenni e diciassettenni», scrive Boeri, che argomenta così il suo sì.
«Vorrebbe dire aumentare l’elettorato di poco più di un milione di italiani — con un peso elettorale corrispondente a quello di chi ha superato gli 85 anni — e contribuirebbe a ridurre l’età  dell’elettore mediano da 47 a 46 anni. Sarebbe un piccolo segno, ma significativo, di un maggior interesse verso i giovani e il loro peso nell’arena politica».
Una stima che, dopo otto anni, conferma a Open anche Lorenzo Pregliasco di YouTrend.
Come funziona all’estero
Fuori dall’Unione Europea, tra i paesi che prevedono il voto per chi ha compiuto 16 anni spiccano il Brasile, Cuba, l’Argentina, il Nicaragua e l’Ecuador.
E in Europa? È da 12 anni, dal 2007, che chi ha 16 anni può votare in Austria: 18 sono gli anni necessari per poter essere eletti, 35 invece per essere eletti a presidente della Repubblica.
Lo dimostrano ancora una volta le ultime elezioni, in cui ha votato più del 75% degli aventi diritto e ha appena vinto — di nuovo — il 33enne Sebastian Kurz: si tratta del più giovane capo di governo in tutto il mondo.
Nel 2014 hanno partecipato al voto per il Referendum per l’Indipendenza in Scozia gli under 18. E dall’anno successivo possono votare alle tornate elettorali politiche, che siano locali o nazionali.
Il diritto di voto ai e alle sedicenni è garantito nelle elezioni dei Parlamenti di alcuni Là¤nder tedeschi, mentre la Norvegia ha esteso 8 anni fa il diritto di voto ai sedicenni per le consultazioni locali.

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