Settembre 30th, 2019 Riccardo Fucile
NON C’E’ DA STUPIRSI DEL REAZIONARIO DI MAIO O DEI PRUDENTI REANZIANI DEL “NON E’ IL MOMENTO”…. A LORO DEI DIRITTI DEI BIMBI IMMIGRATI NATI IN ITALIA NON FREGA UNA MAZZA
Si riprende esattamente dal punto in cui M5S e Partito Democratico avevano dimostrato la loro irriducibile diversità . Era il dicembre del 2017, il M5S non si presentò in Aula al Senato per il voto sullo Ius Soli facendo mancare il numero legale e la legge finì in un cassetto.
Oggi che il MoVimento 5 Stelle e il PD sono al governo assieme si parla invece di ius culturae, che è sostanzialmente la stessa cosa, ma con un nome diverso.
Ed infatti non piace al Capo Politico del MoVimento 5 Stelle Luigi Di Maio che ieri a Non è l’arena ha detto che le priorità sono altre: «ragioniamo un attimo, voglio essere molto chiaro. Il governo ha delle priorità , il 7 ottobre il taglio dei parlamentari, entro il 31 dicembre la riforma della giustizia, poi la legge di bilancio, nella quale si decidono le tasse degli italiani, che non aumenteremo, e il salario minimo».
C’è ben altro cui pensare. Ed in effetti se la legge sulla cittadinanza delle persone che sono nate in Italia e hanno ultimato un ciclo di studi nel nostro Paese fosse stata fatta due anni fa ora potremmo serenamente parlare d’altro.
Ma non è stato fatto. E quindi rimane aperta la questione che riguarda ragazze e ragazzi che si sentono italiani come i loro compagni di classe ma che per lo Stato non lo sono.
Nel M5S non tutti però la pensano come Di Maio. Il sottosegretario all’Istruzione Lucia Azzolina ha rilasciato oggi un’intervista a Repubblica dove chiede l’apertura di un “sano dibattito” sul tema della cittadinanza a persone di 12 anni. Non uno ius soli all’americana (come del resto non lo era nemmeno quello della proposta del PD della scorsa legislatura) dove la cittadinanza viene concessa alla nascita
Secondo il sottosegretario Azzolina non bisogna avere fretta ma una norma per «integrare i bambini che hanno già concluso un ciclo di studi in Italia, conoscono la lingua, frequentano le nostre scuole e i nostri figli» va fatta: «riusciremo a raggiungere quello che io considero un traguardo di civiltà ».
Al testo sta lavorando il deputato pentastellato Giuseppe Brescia che dal 3 ottobre sarà relatore del provvedimento in Commissione alla Camera. Nemmeno lui ha fretta, anche se dice di essere favorevole, e ci tiene a ribadire che siamo ancora molto lontani da un testo base e che in ogni caso dovrà decidere Rousseau.
Inutile qui ricordare come nei giorni del dibattito sullo ius soli il MoVimento 5 Stelle avesse rilanciato con la proposta di un fantomatico ius europaeum. Perchè quella era una fregnaccia ad uso e consumo di quegli elettori abilmente imboccati con dichiarazioni contro i taxi del mare sul pericolo delle ONG.
Ma non sono solo quelli del M5S ad avere un atteggiamento ambigui sullo ius culturae. Anche il sottosegretario allo Sviluppo Economico Alessia Morani ieri su Facebook ha ribadito che lo ius culturae è un “principio sacrosanto” ma che che non si può discutere o approvare ORA la legge perchè finirebbe per regalare voti a Salvini e alla Lega.
Secondo la Morani bisogna prima “eliminare le tossine del razzismo inoculate da Salvini” e dimostrare agli italiani che “c’è un modo efficace e diverso da quello di Salvini di governare i flussi migratori e di fare sul serio politiche di integrazione”.
Non si capisce come mai concedere la cittadinanza a persone che sono nate in Italia e che hanno studiato in Italia e che sono figli di cittadini stranieri che lavorano nel nostro Paese debba essere subordinato alla capacità del governo di regolare l’ingresso degli immigrati. Del resto a parole pure Salvini ritiene che gli stranieri che lavorano in Italia siano cittadini italiani.
Quello della Morani sembra un modo per rinviare sine die la questione dello ius culturae. Ma forse il sottosegretario dimentica che a farne le spese sono dei ragazzini. O forse Alessia Morani sta dicendo che l’unico modo per votare una legge sulla cittadinanza è quello di gestire i flussi migratori per fare entrare meno immigrati? Perchè se si deve interpetare il “sentiment” gli italiani ora gli stranieri non li vogliono proprio. Sembra che le tossine del salvinismo abbiano fatto presa anche nel PD. Non tutti però. Matteo Orfini, che nel 2017 era rimasto l’ultimo a difendere lo ius soli, ribadisce che per lui invece ragionare sullo ius culturae è una delle priorità . A chiedere l’avvio di un dibattito anche l’ex presidente del Consiglio Enrico Letta mentre per Matteo Renzi la cosa si può fare solo se ci sono i numeri: «Se ci sono i numeri, e Di Maio ci sta, facciamolo. Ma se non ci sono i numeri, perchè i Cinque stelle non ci sono, prendiamone atto. Ma non trasformiamolo in un tormentone come è stato fatto dal governo nel 2017, con un tragico errore».
Insomma bisogna dirlo chiaramente: della cittadinanza ai figli degli stranieri che sono nati in Italia e che hanno studiato nelle scuole italiane non frega quasi a nessuno. E Salvini è solo una scusa per non avere quel poco di coraggio che serve per una legge di civiltà . Ma quelli che sono al governo ora non sono gli stessi che qualche settimana fa ci raccontavano come avevano sconfitto Salvini in Parlamento? E che fine ha fatto il nuovo umanesimo di Giuseppe Conte se non si riesce a trovare un accordo sulla cittadinanza ai bambini?
(da “NextQuotidiano”)
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Settembre 29th, 2019 Riccardo Fucile
E’ CRESCIUTA LA PERCENTUALE DEI FAVOREVOLI A “DETERMINATE CONDIZIONI”
Secondo un sondaggio della SWG l’89% degli italiani è favorevole ad una legge sull’eutanasia. 
«La percentuale dei favorevoli è costantemente aumentata negli ultimi anni — dice Enzo Risso, direttore scientifico SWG — E questo fenomeno segnala la notevole secolarizzazione della società italiana che ha finito per non sentirsi più in linea con le posizioni della Chiesa e alcuni valori del cattolicesimo».
I favorevoli in assoluto alla legge rimangono grosso modo costanti intorno al 50%. E’ cresciuta moltissimo invece la percentuale dei favorevoli «a determinate condizioni».
La Corte Costituzionale, dopo ore ed ore di camera di consiglio, ha sancito che l’aiuto al suicidio — contemplato dall’articolo 580 del codice penale che prevede pene tra i 5 e i 12 anni di carcere — può non essere punibile a “determinate condizioni”, quali quelle in cui si trovava Fabiano Antoniani, noto come Dj Fabo, che, irreversibilmente cieco e tetraplegico dopo un incidente stradale, aveva deciso di andare a morire in Svizzera, come poi è accaduto il 27 febbraio 2017, in una clinica nei pressi di Zurigo dove l’esponente radicale Marco Cappato aveva acconsentito ad accompagnarlo.
(da agenzie)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
LO IUS CULTURAE VA IN COMMISSIONE AFFARI COSTITUZIONALI, DIVERSE PROPOSTE AL VAGLIO, RELATORE IL CINQUESTELLE BRESCIA
Alla Camera riparte in Commissione Affari costituzionali l’esame della legge sulla cittadinanza che
introduce il cosiddetto ius culturae. Lo dice il presidente della Commissione Giuseppe Brescia (M5S), che sarà anche relatore alla riforma. L’esame riprenderà giovedì prossimo 3 ottobre .
Si tratta della legge che permette l’acquisizione della cittadinanza italiana ai ragazzi stranieri che studiano in Italia.
Una misura che, secondo le stime del 2018, riguarda ben 825mila bambini e giovani figli di immigrati, ossia un alunno su dieci che frequenta le scuole dell’obbligo, rimasto orfano di cittadinanza a causa della mancata approvazione della legge sullo Ius Soli nel dicembre 2017.
Il tema era tornato sul tavolo già alcuni giorni fa, quando Laura Bonetti, ministra per le Pari opportunità e la Famiglia, aveva proposto di tornare a discutere dello Ius Culturae, introducendolo come uno dei punti cardine del nuovo Family Act.
«Un bambino, figlio di stranieri, che concluda un ciclo di studi nel nostro Paese deve avere la cittadinanza italiana — aveva spiegato Bonetti in un’intervista a La Stampa — se lo Stato investe nella formazione di una persona, poi è giusto che la valorizzi. Diversamente, è come far allenare un giocatore tutta la settimana e poi tenerlo in panchina».
Il testo, a prima firma Laura Boldrini, era stato incardinato in quota opposizioni (Leu) nell’ottobre 2018 e il relatore era Roberto Speranza, ora divenuto ministro.
“Siamo ancora all’inizio – spiega Brescia – ma credo si possa lavorare per introdurre lo ius culturae, legando la cittadinanza alla positiva conclusione di un ciclo di studi, e non alla sola frequenza. Non c’è solo il testo a prima firma Boldrini da esaminare. Ci sono diversi testi di altri gruppi, tra cui un testo Polverini di Forza Italia che introduce proprio lo ius culturae. Naturalmente arriverà anche un testo M5S. Serve una discussione che metta all’angolo propaganda e falsi miti, guardi in faccia la realtà e dia un segnale positivo a chi si vuole integrare”.
“Non abbiamo molto scuse. Se tutti crediamo in quel che abbiamo dichiarato in questi anni lo ius soli si può fare”. Così Matteo Orfini, parlamentare del Partito democratico, in un post su Fb elencando le posizioni a favore dello ius soli espresse da esponenti del centrosinistra nella scorsa legislatura da Renzi a Delrio a Zingaretti. “Se per tagliare i parlamentari ci vogliono solo 2 ore, come dice spesso Di Maio, per fare lo ius soli ci vogliono solo pochi giorni. Pochi giorni – prosegue – per restituire un diritto negato a tante persone. Ieri ho fatto una proposta e sono stato attaccato da Salvini, da Fontana, dalla Santanchè, dalla Meloni, dalla Gelmini. Che ne dite, lo facciamo o ci spaventiamo di Salvini?”, conclude Orfini.
“L’atteggiamento politico verso i migranti “sta cambiando ma voglio essere prudente. Le premesse sono buone, un cambio di passo c’è stato ma non firmo carte in bianco. Aspetto gli esiti”, ha affermato l cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei. “Lo Ius culturae è da promuovere, perchè “l’integrazione, senza il riconoscimento da un punto di vista normativo, sarebbe un contenitore vuoto”.
Nel nostro Paese, un alunno su dieci è figlio di immigrati. Ma è un esercito di bambini senza cittadinanza. Sono sempre di più infatti i ragazzi e le ragazze possibili beneficiari della mancata riforma dello ius soli: l’anno scorso era ben 825mila.
Studenti di tutte le età , come Jovana. “La verità ? In questo Paese la condizione di straniero non trova mai una fine». Jovana Kuzman è una giovane romana di origini serbe. Una “italiana senza cittadinanza”, come tanti altri coetanei alle prese ogni giorno con la difficoltà di sentirsi stranieri in casa propria.
Prosegue intanto il passaparola sul web: «Riapriamo il cantiere dello ius soli». Blog e social network rilanciano la battaglia per una nuova cittadinanza.
(da agenzie)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
I RINGRAZIAMENTI A MARCO CAPPATO: “UN AMICO VERO, HA RISCHIATO ANNI DI CELLA PER RENDERLO LIBERO E RISPETTARE LA SUA SCELTA”
“Fabo adesso è da qualche parte che ride, tutto fiero per il casino che ha combinato, per quello
che è riuscito a smuovere in un paese statico. Contento per questa legge che ora è cambiata grazie a lui. Sono sicura che è fiero e felice, altri non dovranno passare il suo inferno per avere il diritto di morire. Per merito suo saranno finalmente liberi di scegliere”.
Ha la voce allegra Valeria Imbrogno compagna di vita di Fabiano Antoniani negli anni giramondo e in quelli in cui, dopo l’incidente, il suo corpo era una prigione buia: cieco, tetraplegico.
E’ a Milano quando arriva la notizia della sentenza. Era venuta a Roma per assistere all’udienza pubblica della corte costituzionale lasciando per qualche ora il suo lavoro di psicologa in carcere, di personale trainer dopo anni passati a boxare con stile e grinta.
Cosa significa questa sentenza?
“Che Fabo ha vinto la sua battaglia di libertà . Perchè ora tutto il suo dolore non è stato inutile. Ne sarebbero fiero, me lo ha detto mille volte: spero che rendere pubblica la mia storia, serva agli altri, porti a cambiare la legge. Perchè chi sta soffrendo come me sia un giorno libero di poter scegliere. Adesso io non lo sono mi ripeteva. Per questo ha scelto di morire non di nascosto grazie a qualche medico pietoso, ma chiedendolo ad alta voce. Per cambiare le cose, aiutare gli altri”.
Ci sono voluti anni….
“Fabo lo diceva sempre, quanto ci vuole a capire?. Se politici e giudici avessero sofferto quello che soffriva lui avrebbero e deciso in 5 minuti. Io comunque ci speravo, confidavo nella corte, spero ora che questo vuoto legislativo venga colmato, disciplinato. Sarebbe bello, una conquista ottenuta con tanta sofferenza”.
Marco Cappato ora non andrà in carcere
“Io a Marco posso solo dire grazie, è un amico vero, quello che ha fatto per Fabo ci legherà per sempre. Ha rischiato anni di cella per renderlo libero, per rispettare la sua scelta, i suoi desideri”.
Come sono stati questi anni senza Fabo?
”Gli ultimi tempi prima di andare in Svizzera ero veramente disperata, continuavo a piangere e chiedergli: come faccio io senza di te?. Lui quasi vedesse nel futuro mi ha risposto: avrai un sacco di cose da fare. Ecco, il mio uomo mi ha lasciato un mare di impegni, una battaglia da proseguire. Mi ha lasciato il suo coraggio di vivere, in tutti i sensi, fino in fondo. Non mi ha mai lasciato, io ci parlo tutti i giorni, anche se la mia vita avanti. Come lui avrebbe voluto”.
Ha cambiato vita?
“Prima insegnavo box anche in carcere ora lavoro come psicologa dietro le sbarre, con la criminologia è sempre stata la mia passione. Ecco a volte sul volto dei detenuti rivedo quel sorriso che aveva Fabo quando andavamo in giro, anche se era cieco riusciva a ridere. Vedo attimi di libertà sulle loro facce, qualcosa di diverso nello sguardo.
(da “La Repubblica”)
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Settembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
L’AIUTO AL SUICIDIO NON E’ SEMPRE PUNIBILE, LECITO IN ALCUNI CASI COME QUELLO DEL DJ FABIO… CAPPATO RISCHIAVA 12 ANNI
“Non è sempre punibile chi aiuta al suicidio, hanno deciso i giudici della Corte Costituzionale
dopo giorni di udienza.
Sono passate le otto di sera quando arriva la la decisione della Consulta sul caso di Marco Cappato, dell’associazione Luca Coscioni, che rischiava fino a dodici anni di carcere per aver accompagnato Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo, il quarantenne milanese tetraplegico, in Svizzera a morire come chiedeva da anni dopo essersi ritrovato dopo un incidente imprigionato in un corpo come una prigione, completamente cieco.
E la reazione è immmediata: ” Da oggi tutti più liberi, anche quelli che non sono d’accordo”, dice Cappato.
La sentenza recita: ” E’ non punibile”, a “determinate condizioni”, chi “agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”
E la sentenza, che comunque dovrà essere applicata dal parlamento che dovrà in qualche modo legiferare in materia, non era ancora uscita che già si muovevano le opposizioni cattoliche che gia prima avevano dichiarato non esistere un diritto a morire. L’associazione medici anestesisti cattolici, che raccoglie 4000 iscritti, ha infatti dichiarato in anticipo che si appelleranno all’obiezione di coscienza, si rifiuteranno di seguire le indicazioni di chi non ce la fa più.
La corte Costituzionale doveva stabilire se fosse reato, come prevede l’articolo 580 del codice penale, aiutare ad andarsene una persona malata che non ritiene più sopportabile e dignitoso vivere.
Già l’anno scorso la Consulta aveva segnalato l’incostituzionalità della norma che parificava l’istigazione al suicidio con l’aiuto. Undici mesi fa i giudici, che avevano chiesto al parlamento di legiferare (avevano dato tempo fino al 24 settembre, senza alcun risultato), avevano stabilito alcuni punti fondamentli che sono stati alla base della decisione
Se da un lato era impossibile depenalizzare totalmente e genericamente l’aiuto al suicidio, la Corte aveva messo in chiaro i punti base, alcune condizioni specifiche che facevano diventare “ingiusta e irragionevole” la punizione per chi aiuta a morire. Le condizioni sono che si tratti di un malato terminale in grado di decidere pienamente, afflitto da una patologia che gli provoca sofferenze fisiche e psichiche per lui assolutamente intollerabili.
In questi due anni e mezzo in cui è stato sotto processo Marco Cappato, difeso dall’avvocato Filomena Gallo, segretaria dell’associazione Coscioni, sono state centinaia le persone che hanno chiesto informazioni. che hanno chiamato, scritto all’Associazione Coscioni per capire come fare per morire, per smettere di soffrire.
(da agenzie)
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Settembre 21st, 2019 Riccardo Fucile
MONITORATI I PROFILI SOCIAL DI UNO STUDENTE, MINACCIATO DI ESSERE CACCIATO DALL’UNIVERSITA’ SE FOSSE STATO OMOSESSUALE… EVVIVA IL MODELLO DEI SOVRANISTI ITALIANI
Oscurantismo e omofobia: un binomio indissolubile. L’università statale di economia degli
Urali ha monitorato i profili social di uno studente – a quanto pare su segnalazione di altri alunni – per controllare il suo orientamento sessuale.
Il vicerettore avrebbe quindi accusato il giovane in questione (le cui generalità al momento non sono note) di essere gay e lo avrebbe minacciato di espulsione
La vicenda è stata resa nota dal sito regionale di notizie eanews.ru ed è stata ripresa dal Moscow Times. Lo studente ha poi detto che il vicerettore ha indicato la cover rosa del suo telefono come ulteriore prova della sua omosessualità . «Il fatto che io abbia una ragazza, a suo avviso, non è una scusa e non dimostra che non sono gay», ha raccontato lo studente.
Il vicerettore, Roman Krasnov, ha confermato che l’ateneo ha un gruppo che controlla le pagine dei social media dei suoi studenti. «Siamo un’università statale, quindi controlliamo il carattere morale dei nostri studenti», ha detto a eanews.ru
E’ il modello putiniano per cui stravedono i sovranisti italiani
(da agenzie)
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Agosto 14th, 2019 Riccardo Fucile
IL TAR DEL LAZIO HA SMENTITO SALVINI, IL TRIBUNALE DEI MINORI HA “AVVISATO” CHE I MINORI VANNO SBARCATI O SCATTA LA DENUNCIA… OPEN ARMS VIAGGIA A 3 NODI, PREVISTO ARRIVO PRIMA MATTINATA
Sono ore di grande tensione al largo di Lampedusa dove la Open Arms con 147 persone a
bordo si sta dirigendo mentre il ministro dell’Interno Matteo Salvini è impegnato in un doppio braccio di ferro: con il Tar che questa mattina ha disposto la sospensione del divieto di ingresso in acque italiane della nave spagnola per consentire il soccorso dei migranti e con il premier Conte che gli aveva già chiesto di far sbarcare i minori.
Salvini annuncia ricorso urgente al Consiglio di Stato e la firma di un nuovo provvedimento di interdizione
Il ministro della Difesa Elisabetta Trenta invece, dopo aver interloquito con il tribunale dei minori di Palermo, ha disposto il trasferimento dei 32 minori su due navi della Marina militare dell’Operazione Mare Sicuro a cui è stato dato immediato ordine di monitorare la nave per essere in zona pronti a qualsiasi emergenza. Probabilmente domattina, quando la nave sarà in prossimità di Lampedusa, se le condizioni del mare lo permetteranno, avverrà il trasbordo per portare a terra subito i minori.
Salvini aveva già annunciato il suo “no” anche alla richiesta del premier Conte che questa mattina gli aveva indirizzato una lettera, inviata anche ai ministri Toninelli e Trenta, per chiedere di far scendere i minori, ottemperando alla sollecitazione giunta due giorni fa dal Tribunale dei minori di Palermo. Rispettare le norme di legge che
mpongono di assistere e tutelare i minori l’invito contenuto nella lettera precisando che che la tutela dei minori è stata la bussola che ha orientato l’agire del governo anche nei casi analoghi accaduti in passato
Secondo la Ong spagnola il Tar ha “riconosciuto la violazione delle norme di Diritto internazionale in materia di soccorso e la situazione di eccezioale gravità e urgenza dovuta alla permanenza protratta in mare dei naufraghi”.
Nelle motivazioni del provvedimento, il Tar ritiene che “sussista alla luce della documentazione prodotta (medical report, relazione psicologica, dichiarazione capo missione), la prospettata situazione di eccezionale gravità ed urgenza, tale da giustificare la concessione della richiesta tutela cautelare monocratica, al fine di consentire l’ingresso della nave Open Arms in acque territoriali italiane (e quindi di prestare l’immediata assistenza alle persone soccorse maggiormente bisognevoli, come del resto sembra sia già avvenuto per i casi più critici”.
La decisione del Tar di sospendere il divieto di ingresso alla Open Arms nel porto di Lampedusa” è “l’ennesima sconfitta di Salvini, il capitan mojito, buono a fare la voce grossa ma incapace di garantire diritti e sicurezza”. E’ quanto afferma il deputato radicale di +Europa Riccardo Magi sottolineando che, come proprio il partito aveva messo in guardia durante la discussione alla Camera, la decisione dei giudici dimostra “che il Decreto Sicurezza bis è in contrasto con le convenzioni internazionali che garantiscono la salvaguardia della vita in mare e la tutela dei diritti umani”. Un provvedimento, conclude, “inapplicabile, dannoso, disumano e incostituzionale”
(da agenzie)
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Luglio 28th, 2019 Riccardo Fucile
ACCUSATO DI CONCORSO NELL’OMICIDIO DEL CARABINIERE, FOTOGRAFATO IN CASERMA E FOTO DIFFUSA…NON SIAMO ANCORA IN SUDAMERICA, BEN HA FATTO L’ARMA DEI CARABINIERI A SOSPENDERE I MILITARI
Questa foto è stata scattata venerdì 26 luglio in un ufficio del Reparto investigativo dei carabinieri di via In Selci, a Roma. Il ragazzo a capo chino, ammanettato dietro alla schiena, con un foulard stretto intorno agli occhi che gli impedisce la vista è il cittadino americano Gabriel Christian Natale Hjorth, 18 anni, accusato di concorso nell’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega.
Qui, il corpo del “reo” racconta altro.
Racconta il contesto emotivamente stravolto in cui un indiziato di reato è stato fermato e l’effetto a catena che ha prodotto.
Mentre il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini qualificava come «bastardi» i due fermati dai carabinieri, pronunciando contestualmente la sentenza definitiva di «condanna a vita ai lavori forzati» , in una caserma dei carabinieri accadeva quello che questa foto documenta.
Gabriel Christian Natale Hjorth perdeva ogni diritto di habeas corpus. Privato della libertà e prima ancora di essere sentito da un magistrato, diventava un trofeo (magari da condividere via social) cui far pagare il conto per la morte di un collega.
Nell’effetto per giunta straniante che vede il capo chino di quel ragazzo visivamente incorniciato dalle foto che sul muro dell’ufficio ricordano il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa e Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.
Il generale Roberto Riccardi, portavoce del Comando generale, ha definito l’immagine «due volte intollerabile» . «Intollerabile in sè e intollerabile che sia stata scattata e divulgata».
A Francesco Gargaro, Comandante provinciale di Roma, il Comando generale ha delegato un’immediata indagine interna. «Quello che è accaduto è inaccettabile – dice – L’indagine interna per accertare responsabilità disciplinari e penali ha già individuato i responsabili. I militari in questione sostengono che il fermato fosse stato bendato per non riconoscere sui monitor dei pc le immagini di altri sospettati. In ogni caso, abbiamo già denunciato alla magistratura quanto accaduto e gli esiti dei nostri accertamenti».
Ne va preso atto. Con una sola chiosa: i monitor dei pc sono spenti.
(da agenzie)
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Luglio 21st, 2019 Riccardo Fucile
CHIESA LOCALE E POLIZIA COMPLICI DEL CLIMA DI INTOLLERANZA… MANOVRA IL TUTTO IL PARTITO SOVRANISTA PIS, ALLEATO DI SALVINI, BENVENUTI NEL MEDIOEVO
Riesplode in Polonia la violenza di piazza nazionalsovranista e omofoba contro gli Lgbt e quindi contro i diritti umani.
Nella città nordorientale di Bialystok il primo corteo gay pride organizzato sul posto è stato brutalmente attaccato da squadracce di ultrà polacchi.
Molti pacifici dimostranti sono stati pestati a sangue, sotto gli occhi della polizia la quale pur disponendo a livello nazionale di molti mezzi e grande efficienza, è stata il secondo bersaglio degli ultrà e dunque è stata incapace di garantire che il corteo si svolgesse lungo il percorso concordato con le autorità .
“Ti avevo detto una decina di giorni fa che l’atsmofera di odio e violenza omofobi peggiora di settimana in settimana, ormai devo dire che peggiora di giorno in giorno”, mi dice al telefono uno studioso ed esperto della cultura e dei movimenti Lgbt, il giovane Sebastian Maluszewski, docente alle scuole superiori e cofondatore del centro di ricerca dell’Università di Varsavia su storia e identità degli Lgbt.
Aggiunge: “La Chiesa cattolica locale tramite l’abate Tadeusz Wojda si era schierata da giorni contro il pacifico corteo gay pride dicendo ‘non possumus’, per chiarire che non poteva accettarlo e lanciando appelli a difendere in ogni modo valori cristiani e famiglie e bimbi che ‘alieni vogliono abusare'”.
E mercoledà il diffuso quotidiano filogovernativo Gazeta Polska offrirà in omaggio con ogni copia un adesivo con la bandiera arcobaleno e la sigla Lgbt cancellate da una X”. Anche invitando a mobilitarsi contro Ikea che in una sua filiale svedese aveva licenziato secondo i suoi codici interni un omofobo che in azienda invitava a mandare ogni gay sul rogo
Gli ultrà neonazisti hanno attaccato lanciando pietre, altri corpi contundenti, e sacchetti di plastica con urina e sterco contro i dimostranti, molti tra i quali, giovani o minorenni, sono stati inseguiti dagli estremisti fino a casa e picchiati in ogni strada, hanno trovato rifugio in negozi o farmacie per salvarsi dai pestaggi.
E si sono cambiati in corsa per non rendere visivamente evidente la loro partecipazione al gay pride.
Atmosfera da intolleranza e violenza medievale, con la polizia completamente impreparata che ha reagito solo quando i suoi agenti sono stati attaccati, ma senza riuscire a garantire lo svolgimento del corteo.
Segno dell’atmosfera creata dal partito di maggioranza sovranista PiS (Prawo i Sprawiedlywosc, Diritto e Giustizia, che ha otttimi rapporti con Matteo Salvini e la Lega) in vista delle elezioni previste per ottobre.
I leader del PiS ripetono da aprile che il movimento e la cultura Lgbt sono “una minaccia per la nazione e la famiglia”. Il corteo a Bialystok aveva cominciato a percorrere pacificamente le vie del centro. Secondo Spiegel online contava almeno 800 partecipanti, con striscioni e slogan gentili come “l’amore non è reato”. Improvvisamente gli hooligans ultrà sono arrivati con la loro carica con bastoni, pugni di ferro e catene, pestando dimostranti e anche agenti di polizia.
Manca al momento qualsiasi reazione o commento da parte governativa. Nei giorni scorsi una trentina di municipalità e un’assemblea regionale si erano orgogliosamente dichiarati “Lgbt-free”, liberi dalla cultura Lgbt. Concetto che evoca sinistramente il termine “Judenfrei” coniato da Goebbels nel Terzo Reich per Germania e paesi europei occupati. Un prefetto aveva anche premiato e lodato in pubblico queste autorità locali.
(da agenzie)
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