Aprile 25th, 2021 Riccardo Fucile
IL 10 APRILE IL PRIMO CASO A FIRENZE, PROVVEDIMENTI ANALOGHI IN TUTTA EUROPA
Sequenziata anche in Italia, a Firenze, lo scorso 10 aprile, la variante del Coronavirus cosiddetta indiana preoccupa l’Europa: si contano circa un centinaio di casi, individuati in Regno Unito, in Belgio, in Germania e nella vicina Svizzera.
Il ministro della Salute Roberto Speranza, nel tentativo di arginarne la diffusione nel Paese, ha interdetto l’ingresso in Italia a chi è transitato dall’India negli ultimi 14 giorni. Ad eccezione dei residenti italiani, i quali «potranno rientrare con tampone in partenza e all’arrivo e con obbligo di quarantena».
«Chiunque sia stato in India negli ultimi 14 giorni e si trovi già nel nostro Paese è tenuto a sottoporsi a tampone contattando i dipartimenti di prevenzione», ha aggiunto il ministro.
La preoccupazione, in assenza di certezze scientifiche, deriva dal recente exploit dei contagi nel Paese asiatico: «I nostri scienziati sono al lavoro per studiare la nuova variante indiana. Non possiamo abbassare la guardia. Venerdì è stato il giorno record per casi a livello mondiale con 893.000 positivi di cui 346.000 proprio in India», ha aggiunto Speranza.
Gli altri Paesi nella “black-list” del ministero
Prima dell’India, era il Brasile il Paese sul quale si erano concentrate le restrizioni per gli ingressi in Italia. Sul sito del ministero della Salute, si legge che «sono vietati l’ingresso e il transito nel territorio nazionale alle persone che nei quattordici giorni antecedenti hanno soggiornato o transitato in Brasile».
Le eccezioni riguardano i cittadini che hanno ottenuto la residenza anagrafica in Italia prima del 13 febbraio 2021, le persone che devono ricongiungersi con il proprio partner o raggiungere il proprio domicilio e i funzionari pubblici, gli agenti di polizia e i diplomatici.
Per tutte queste categorie, resta l’obbligo di tampone molecolare o antigenico negativo eseguito nelle 48 ore precedenti al viaggio, un secondo tampone fatto entro le 48 ore al rientro in Italia e, indipendentemente dal risultato del test, l’obbligo di sottoporsi a isolamento fiduciario per 10 giorni, con un terzo tampone da effettuare alla fine della quarantena.
Infine, restano attenzionati i viaggiatori che transitano da Australia, Nuova Zelanda, Repubblica di Corea, Ruanda, Singapore, Tailandia: senza necessità di motivazioni per lo spostamento, dovranno comunque sottoporsi a tampone prima della partenza, isolarsi per 10 giorni, effettuare un secondo tampone alla fine della quarantena e raggiungere la propria destinazione finale in Italia solo con mezzi privati.
(da agenzie)
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Aprile 24th, 2021 Riccardo Fucile
IN INDIA UN MILIONE DI CONTAGI IN TRE GIORNI… PRIMI CASI ANCHE IN EUROPA
Ospedali che lanciano sos perché i pazienti muoiono per mancanza di ossigeno: è
questa l’ultima istantanea dell’incubo Covid in cui è ripiombata l’India, travolta da una variante che ha provocato un milione di contagi in tre giorni. Una mutazione temibile che ora spaventa l’Europa.
Dopo essere comparsa in alcuni Paesi, inclusa l’Italia, un primo caso è stato registrato anche in Svizzera.
La variante denominata B.1.617, che presenta una doppia mutazione rispetto al ceppo originario e appare più facilmente trasmissibile, ha riportato l’India in piena emergenza. Appena un mese fa il ministro della Salute annunciava che l’epidemia era giunta “alla fine”, mentre adesso il governo è costretto a inviare le forze armate nelle aree più colpite per i rifornimenti.
Negli ultimi tre giorni sono stati bruciati altrettanti record, con oltre 340 mila contagi registrati nelle ultime 24 ore (oltre un terzo degli 893 mila nel mondo, anch’essi un record). E molti esperti stimano che per il picco bisognerà attendere almeno tre settimane.
Complici anche i raduni di massa che sono una consuetudine per gli indiani, dalle riunioni d’affari ai matrimoni. Per non parlare dei milioni di pellegrini che anche quest’anno si sono ammassati nel Gange per la rituale immersione.
Gli ospedali a Delhi e in altre città sono al collasso, ma la situazione più grave è la carenza di ossigeno per le terapie intensive. “Viviamo in una città in cui respirare è diventato un lusso per tanti”, ha raccontato un medico di un ospedale della capitale alla Bbc, spiegando di passare tanto tempo al telefono, anche con i colleghi, a caccia di bombole.
Solo al Jaipur Golden Hospital, in una notte, 20 pazienti sono morti perché rimasti senza ossigeno. L’unicità della variante indiana, proprio per via della sua doppia mutazione, è motivo di preoccupazione nel resto del mondo, Europa compresa, perché non è chiaro se i vaccini attualmente utilizzati siano in grado di neutralizzarla (in Israele Pfizer sarebbe risultato efficace, ma in modo ridotto).
(da agenzie)
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Aprile 24th, 2021 Riccardo Fucile
MISURE RESTRITTIVE PER CERCARE DI ARGINARE LA NUOVA ONDATA
I 27 stati membri ad oggi hanno distribuito un totale di oltre 130 milioni di dosi di vaccino anti Covid, dopo essersi avvicinati al record di inoculazione di 3 milioni di immunizzazioni al giorno.
Nonostante ciò, sono molti i Paesi che sono alle prese con un nuovo aumento di casi e decessi Covid.
Non solo l’Italia, che pure si avvia alle riaperture da lunedì 26 aprile nonostante faccia ancora registrare circa 300 decessi e più di 10mila nuove infezioni al giorno, ma anche in Francia e Germania il virus sembra circolare in maniera massiccia.
La prima da giorni sta facendo segnare oltre 30mila contagi, il che ha spinto il governo ad allentare le misure restrittive solo in parte: dal 3 maggio, saranno tolte infatti le restrizioni agli spostamenti sul territorio nazionale, attualmente limitati a 10 chilometri dalla propria abitazione, anche se resterà il coprifuoco alle 19, come ha precisato il premier, Jean Castex.
Sempre dal 3 maggio, ci sarà la possibilità di riaprire “i negozi, certe attività culturali e sportive e gli spazi all’aperto di bar e ristoranti”, ha aggiunto Castex, precisando che le riaperture avverranno “gradualmente e secondo l’evolversi della situazione sanitaria”. L’annuncio di Castex apre anche alla possibilità di muoversi da regione a regione e di cominciare a prenotare weekend e periodi di vacanza, come sperano gli operatori del turismo ormai da mesi.
Ma a preoccupare è soprattutto la Germania. Qui più di metà della popolazione over 60 ha già ricevuto una prima dose di vaccino, eppure nelle ultime 24 ore sono stati registrati altri 23.392 contagi e 286 morti, a cui si aggiunge un sistema ospedaliero vicino al collasso.
È per questo che proprio oggi entra in vigora il cosiddetto “freno di emergenza”, la controversa legge che impone misure restrittive uniformi per tutto il territorio nazionale nelle aree in cui corre il contagio a causa della pandemia, voluta dal governo di Angela Merkel. Le misure restrittive, tra cui il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino, scattano quando in un determinato distretto si registra un’incidenza settimanale superiore ai 100 casi per 100.000 abitanti per tre giorni consecutivi. Inoltre, se l’incidenza sale sopra i 165 casi le scuole devono ricorrere alla didattica a distanza.
Anche in Spagna continuano ad aumentare i contagi da Coronavirus nonostante la campagna vaccinale abbia toccato i 4 milioni di cittadini che hanno già ricevuto la doppia dose.
Se si guarda ai dati di aprile, i nuovi contagi registrati sono il doppio di quelli avuti a marzo. Dall’1 aprile infatti la Spagna ha registrato 177.223 nuovi casi da Coronavirus, circa il doppio degli 86.863 segnalati nell’intero mese di marzo.
I dati sono stati riferiti dal ministero della Sanità di Madrid che ha però sottolineato anche il netto calo del numero dei decessi: se a marzo i morti registrati in un mese sono stati 5.932, le persone decedute da inizio aprile a causa del Coronavirus sono state 1.050.
Se invece si guarda al tasso di occupazione dei reparti di terapia intensiva è pari al 22,8 percento, con dati particolarmente critici se si guarda alle comunità di Madrid (44,3 percento) e La Rioja (39,6 percento). Il che potrebbe essere dovuto anche all’accelerazione della campagna di vaccinazione: al momento l’8,1 percento della popolazione ha già ricevuto quindi due dosi di un vaccino, le persone con almeno una dose sono invece più del 21%.
(da agenzie)
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Aprile 24th, 2021 Riccardo Fucile
BRUSAFERRO RICORDA CHE LE TERAPIE INTENSIVE SONO OCCUPATE BEN OLTRE LA SOGLIA MASSIMA
Il conto alla rovescia è iniziato: lunedì l’Italia tornerà quasi tutta in zona gialla, sono infatti almeno 14 le regioni che potranno godere appieno delle nuove regole contenute del decreto Riaperture licenziato mercoledì scorso dal Cdm relativo alla progressiva eliminazione delle restrizioni rese necessarie per limitare il contagio da Covid nell’ottica di una graduale – ma significativa – ripresa delle attività economiche e sociali
Fra cui, come è ormai noto, la possibilità di spostarsi fra regioni, di cenare fuori all’aperto, di poter frequentare cinema e teatri, praticare sport all’aperto e, progressivamente anche piscine e palestre.
Ma a frenare gli entusiasmi ci ha pensato ieri il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e portavoce del Comitato tecnico-scientifico Silvio Brusaferro, che in conferenza stampa al Ministero della Salute sull’analisi dei dati del monitoraggio regionale sull’epidemia, ha parlato di “Quadro che rimane molto impegnativo” sottolineando che, sebbene “Il Cts abbia confermato la lenta discesa dei nuovi casi e dei pazienti ricoverati, le terapie intensive sono infatti al 35% di saturazione. E l’incidenza resta elevata.
La prevalente circolazione della variante virale deve portarci a cautela e alla gradualità nella gestione dell’epidemia, continuando a mantenere le misure di distanziamento individuali anti-contagio” anche perché, continua Brusaferro, “Il leggero calo dell’Rt (a quota 0,81 contro lo 0,85 della scorsa settimana) è un tesoretto ma l’obiettivo è contenere la trasmissibilità sotto 1 e dunque sono necessarie cautela e gradualità nelle riaperture e rispetto delle misure”.
Un atteggiamento molto prudente, dunque, in netto contrasto con le intemerate del leader della Lega Matteo Salvini che, dopo aver fatto astenere in Cdm i suoi ministri sul decreto Riaperture a causa del mancato prolungamento di un’ora del coprifuoco, ieri si è scagliato contro quello che ha definito “un vero e proprio blitz”, cioè il fatto che la riapertura nel week end dei centri commerciali a partire dal 15 maggio, prevista nella bozza del decreto, sia sparita dal testo in Gazzetta Ufficiale.
Del resto su questo il Cts e l’Iss sono stati molto chiari: occorre prestare ancora la massima attenzione ai comportamenti individuali con l’attenzione alle aggregazioni Brisaferro ha inoltre specificato che “Il green certificate (il certificato che attesta la vaccinazione o l’esito positivo del tampone per potersi spostare, ndr) non è un passaporto e non è un liberi tutti. è una certificazione per la persona che lo riceve di avere un rischio ridotto o parzialmente ridotto”.
Altro elemento importante è avere strumenti di monitoraggio per intervenire laddove ci fossero fenomeni di ricrescita dei casi, e poi l’aumento delle vaccinazioni: “Man mano che cresceremo con le immunizzazione saranno anche sostenibili altre aperture”, anche perché, spiega ancora Brusaferro,
Certamente in questa fase, ha confermato Brusaferro, “La strategia zero Covid è difficile e nessun Paese europeo infatti l’ha adottata, l’ha adottata la Cina con misure molto dure e chiusura pressoché totale delle frontiere, in un momento in cui l’epidemia era in uno stato iniziale ed era possibile allora adottare una strategia di contenimento e contenere di fatto il contagio per eliminare la circolazione virale. Ma nel momento in cui l’infezione è così diffusa sul territorio nazionale è difficile adottare strategie di contenimento così decise e bisogna ricorrere alla mitigazione, che può essere più o meno spinta Si può intervenire con sistemi di mitigazione che riducono l’incidenza portando a una situazione più facile da controllare”.
(da agenzie)
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Aprile 23rd, 2021 Riccardo Fucile
TRE MESI FA IL PREMIER MODI PORTAVA A DAVOS L’ORGOGLIO INDIANO, OGGI MANCA L’OSSIGENO
“A dispetto di previsioni catastrofiche secondo le quali saremmo stati travolti da uno tsunami di infezioni, abbiamo salvato molte vite: l’India è il Paese col più basso tasso di mortalità del mondo. Ci siamo salvati e contribuiremo a salvare l’intera umanità da una immane tragedia”.
È il 28 gennaio quando il premier Narendra Modi porta in scena l’orgoglio indiano al summit del World Economic Forum di Davos. Oggi, neanche tre mesi dopo, il suo è un Paese al collasso: lo tsunami di infezioni è arrivato, abbattendosi con violenza su una popolazione da giorni alle prese con una “lotta per la sopravvivenza”. Per il secondo giorno consecutivo, l’India ha riportato il bilancio giornaliero di contagi più alto del mondo: 332.730 nelle ultime 24 ore; 314.835 nella giornata di giovedì. Anche il numero dei decessi nelle ultime 24 ore è balzato a un record di 2.263, in un contesto di ospedali strapieni e a corto di ossigeno. Delhi ha segnalato più di 26.000 nuovi casi e 306 decessi, circa un morto ogni cinque minuti, l’andamento più rapido dall’inizio della pandemia.
I servizi funebri sono sommersi: crematori e cimiteri sono ormai a corto di spazio. A Nuova Delhi le persone che perdono i propri cari stanno ricorrendo a strutture improvvisate per organizzare sepolture di massa e cremazioni.
A una situazione già drammatica si aggiungono i recenti incidenti nelle strutture ospedaliere. Tredici persone sono morte in un incendio scoppiato in un ospedale in un sobborgo di Mumbai. Due giorni fa, in un ospedale pubblico nello Stato occidentale del Maharashtra, 24 pazienti Covid sono morti per la mancanza di ossigeno nei respiratori. Altri nove sono morti in un incendio in un ospedale il mese scorso nella capitale statale Mumbai.
Gli ospedali, alla disperata ricerca di ossigeno, lanciano appelli sui social network. Un grande ospedale privato della capitale indiana, il Max Hospital, ha twittato che gli restano forniture di ossigeno sufficienti solo per un’ora e che è in attesa di rifornimenti dalle prime ore del mattino. Il ministro delle Ferrovie, Piyush Goyal, ha annunciato che il governo ha avviato treni rapidi Oxygen Express con tanker carichi di ossigeno per provare a soddisfare le richieste di aiuto degli ospedali.
“Ognuno sta combattendo per la propria sopravvivenza e cerca di proteggere i propri cari. Sono scene difficili da guardare”, ha dichiarato a Reuters Bhramar Mukherjee, professore di biostatistica ed epidemiologia. “Non c’è una rete di sicurezza sociale per gli indiani”.
Modi, il cui governo è stato criticato per aver allentato troppo presto le misure anti-contagio, ha incontrato i principali ministri degli Stati più colpiti, tra cui la capitale Delhi, Maharashtra e lo Stato di origine di Modi, il Gujarat, per discutere la crisi. Il ministro della Sanità, Harsh Vardhan, ha provato ad attribuire la responsabilità alla “disattenzione dei cittadini”, ma è evidente che il caos attuale è il risultato di un azzardo che porta la firma dell’esecutivo di Delhi. Il governo aveva ordinato un lockdown severo lo scorso anno nelle prime fasi della pandemia, ma ai primi segnali di miglioramento ha revocato gran parte delle misure per il timore dell’impatto economico e sociale delle chiusure sulle vite dei lavoratori migranti. Modi ha dichiarato che un altro blocco sarebbe l’ultima risorsa.
Secondo gli esperti, la variante B.1.617 – individuata per la prima volta in India nel mese di ottobre – potrebbe aver contribuito ad accelerare l’ondata di contagi. Della nuova variante, tuttavia, si sa ancora relativamente poco, a parte il fatto che dovrebbe essere più contagiosa (ma meno rispetto a quella britannica).
Presenta due mutazioni, chiamate E484Q e L425R, e ora si trova nel 15-20 per cento dei campioni sequenziati nel Paese. Nei giorni scorsi è stata scoperta nel Regno Unito, in Belgio, Germania e Svizzera. In Italia è stata individuata lo scorso 10 marzo a Firenze.
La corsa del virus in India procede incontrollata anche a causa della lentezza della campagna vaccinale. Il che è un paradosso, se si pensa che il Paese è uno dei principali produttori mondiali di vaccini. A fronte di una popolazione di 1,39 miliardi di persone, meno dell′1,5% è stato vaccinato. “Un fallimento difficile da capire per un Paese noto per essere la farmacia del mondo”, osserva Kaushik Basu, professore alla Cornell University ed ex consigliere economico del governo indiano.
(da Huffingtonpost)
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Aprile 22nd, 2021 Riccardo Fucile
ITALIA INSERITA DA WASHINGTON NELLA CATEGORIA DI RISCHIO PIU’ ALTA… DITELO AI SERVI DEGLI EVASORI FISCALI
Gli Stati Uniti raccomandano ai connazionali di “non viaggiare” in Italia elevando a
livello massimo – il 4 – il rischio per Covid-19, così come fatto con l’80% dei Paesi mondiali.
A riferirlo è il sito dell’Ambasciata Usa a Roma, dove compare un Travel Advisory datato 20 aprile.
“L’Italia – si legge in un ulteriore avviso diffuso oggi – ha confermato casi di COVID-19 all’interno dei suoi confini. Il Dipartimento di Stato ha emesso un avviso di viaggio di livello 4 per l’Italia raccomandando ai viaggiatori di evitare tutti i viaggi non essenziali in Italia”.
“Inoltre – riferisce ancora l’Ambasciata Usa a Roma -, i Centri per il controllo delle malattie (CDC) hanno emesso un avviso sanitario di viaggio di livello 4 per l’Italia a causa delle preoccupazioni COVID-19 e allo stesso modo raccomanda ai viaggiatori di rinviare tutti i viaggi non essenziali in Italia”.
Nello stesso avviso si ricorda agli americani di usare “maggiore cautela” contro il rischio potenziale di attentati terroristici sul suolo italiano, ribadendo le indicazioni già diffuse negli anni scorsi dal dipartimento di Stato Usa dopo gli attacchi terroristici in Europa.“L’Italia – avvisa l’Ambasciata di via Veneto – ha un rischio di vecchia data rappresentato da gruppi terroristici, che continuano a tramare possibili attacchi in Italia. I terroristi possono attaccare con poco o nessun preavviso, prendendo di mira località turistiche, snodi di trasporto, mercati, centri commerciali, strutture governative locali, hotel, club, ristoranti, luoghi di culto, parchi, grandi eventi sportivi e culturali, istituzioni educative, aeroporti e altro aree pubbliche”.
(da agenzie)
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Aprile 22nd, 2021 Riccardo Fucile
IL PREMIER CASTEX: “SOLO DAL 3 MAGGIO, IN BASE ALL’ANDAMENTO DELLA PANDEMIA, SI VALUTERANNO APERTURE GRADUALI”
In Francia resta il coprifuoco fino alle 19. Lo ha confermato il premier Jean Castex in conferenza stampa parlando delle misure di contrasto al Covid-19.
Mentre in Italia Regioni e governo litigano su un possibile allentamento (dalle 22 alle 23), Parigi conferma la misura «fino a nuovo ordine».
Dal 3 maggio, in Francia saranno tolte le restrizioni agli spostamenti sul territorio nazionale, attualmente limitati a 10 chilometri dalla propria abitazione. Non ci sarà più bisogno di autocertificazione per muoversi al di fuori degli orari del coprifuoco. Sempre dal 3 maggio, ci sarà la possibilità di riaprire «i negozi, certe attività culturali e sportive e gli spazi all’aperto di bar e ristoranti», ha aggiunto Castex, precisando che le riaperture avverranno «gradualmente e secondo l’evolversi della situazione sanitaria». L’annuncio di Castex apre anche alla possibilità di muoversi da regione a regione e di cominciare a prenotare weekend e periodi di vacanza, come sperano gli operatori del turismo ormai da mesi.
Sul fronte della scuola, «dal 26 aprile, tutti i bambini delle materne e delle elementari, così come i loro insegnanti, torneranno in classe».
(da Open)
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Aprile 22nd, 2021 Riccardo Fucile
“ATTENTI AL LIBERI TUTTI, DATI IN CALO MA OSPEDALI IN AFFANNO”
Riaprire è “una decisione politica, ma attenti al “liberi tutti” e alle criticità mai risolte”.
Per questo adesso serve un piano a medio-lungo termine condiviso da Regioni e Governo.
Avvertimento e invito arrivano dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, insieme al report settimanale al quale sono affidate le analisi e le valutazioni elaborate sui dati della settimana compresa tra il 14 e il 20 aprile.
Rispetto ai sette giorni precedenti si registra una diminuzione nel numero dei nuovi casi (90.030 da 106.326) e dei morti (2.545 da 3.083).
In calo anche i casi attualmente positivi (482.715 da 519.220), le persone in isolamento domiciliare (456.309 da 488.742), i ricoverati con sintomi (23.255 da 26.952) e nei reparti di terapie intensive (3.151 da 3.526).
Sul fronte della campagna vaccinale si registra un sensibile cambio di passi ma per raggiungere l’obiettivo fissato dal commissario Francesco Figliuolo a 500.000 al giorno mancano oltre 180.000 somministrazioni quotidiane.
“La circolazione del virus – spiega Cartabellotta – è ancora sostenuta. I casi attualmente positivi, raggiunto il picco della terza ondata il 5 aprile (570.096), sono scesi a 482 mila, numero molto elevato e sottostimato dall’insufficiente attività di tracciamento”.
E non mancano differenze tra i territori: in tre regioni la variazione percentuale dei nuovi casi aumenta, in sei cresce il numero dei positivi. Gradualmente si allenta la pressione sugli ospedali, ma in varie regioni, “ma il numero di posti letto occupati, sia in area medica che in terapia intensiva è ancora elevato”, fa notare Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione. L’occupazione da parte dei pazienti Covid supera il 40% in 4 Regioni. Più lenta la discesa nell’occupazione dei reparti di terapia intensiva, con una riduzione del 15,8% in 14 giorni. Restano occupati 3.151 posti letto e in 12 Regioni la soglia di saturazione supera il 30%. “Numeri ancora alti anche per i nuovi ingressi giornalieri – sottolinea il direttore operativo di Gimbe, Marco Mosti – con una media mobile a 7 giorni di 182 ingressi al giorno, seppure in diminuzione da un mese”.
Sul fronte della campagna vaccinale, al 21 aprile risultano consegnate 17.752.110 dosi, il 25,9% di quelle previste per i primi sei mesi dell’anno.
Il 18,8% della popolazione ha ricevuto almeno una dose di vaccino (11.240.182) e il 7,8% ha completato il ciclo vaccinale con la seconda dose (4.654.357), con notevoli differenze regionali.
Nonostante l’incremento del 35,5% delle dosi inoculate nelle ultime tre settimane. Degli oltre 4,4 milioni di over80, 2.282.611 (51,6%) hanno completato il ciclo vaccinale e 1.336.007 (30,2%) hanno ricevuto solo la prima dose. Dal 20 aprile nel database ufficiale è stata aggiunta una specifica categoria di rendicontazione per soggetti fragili e cargiver che riporta 1.847.928 dosi somministrate.
Degli oltre 5,9 milioni di over70, 284.113 (4,8%) hanno completato il ciclo vaccinale e 2.133.528 (35,7%) hanno ricevuto solo la prima dose, mentre degli oltre 7,3 milioni di anziani di età compresa tra i 60 e i 69 anni, 438.890 (6%) hanno completato il ciclo vaccinale e 965.448 (13,1%) hanno ricevuto solo la prima dose.
Lunedì 26 aprile l’Italia comincerà a riaprire sulla base del “decreto riaperture”. Per Cartabellotta “una decisione politica presa sul filo del rasoio se guardiamo ai dati della pandemia e alle coperture vaccinali, ma al tempo stesso un coraggioso atto di responsabilità del Governo per rilanciare numerose attività produttive e placare le tensioni sociali che affida ai cittadini una grande responsabilità”.
Dalla necessità che gli allentamenti delle restrizioni non siano interpretati come un “liberi tutti”, scrive la Fondazione, invitando Governo e Regioni a elaborare una strategia per arginare “la verosimile risalita dei contagi” e un piano di medio-lungo periodo per uscire dalla pandemia che tenga conto, oltre che delle coperture vaccinali, di scenari epidemiologici e criticità mai risolte in 14 mesi di pandemia. Partendo dal presupposto che gli effetti delle misure restrittive disposte da marzo si vedranno almeno fino a metà maggio e che il progressivo ritorno al giallo determinerà una risalita dei contagi, bisogna rivedere il sistema delle Regioni “a colori”: “servono nuovi parametri per attuare tempestive chiusure locali ed evitare la diffusione del contagio”, si legge nel report di “Gimbe”. E ancora: intervenire con investimenti adeguati, come ancora non si è fatto, per potenziare il tracciamento e il sequenziamento, l’adeguamento delle scuole e dei trasporti, uniformarele norme sulla mobilità interregionale a quelle per i viaggi all’estero, incentivare lo smart work e intensificare i controlli, progressivamente allentati dopo il primo lockdown
(da agenzie)
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Aprile 21st, 2021 Riccardo Fucile
I PRIMI DATI SUL FARMACO SEMBRANO DELUDENTI
Sul vaccino «tutto italiano» contro il nuovo Coronavirus di ReiThera avevamo già
espresso diversi dubbi, quando erano a disposizione solo alcuni comunicati entusiasmanti sui risultati dello studio di fase 1.
Per esempio, diverse testate parlavano già di risultati «paragonabili» a quelli di Pfizer e Moderna, nonostante questi ultimi avessero già dimostrato efficacia nella terza fase di sperimentazione.
In uno studio di fase 1 si sta cominciando la sperimentazione su volontari umani perfettamente sani, e prevede un gruppo ridotto di medici e operatori sanitari; nel caso di Reithera si parlava di un centinaio di persone. Tant’è vero che ancora non è possibile dimostrarne con certezza efficacia e sicurezza. Quando si arriva alla terza fase parliamo anche di decine di migliaia di volontari.
Finalmente è disponibile il preprint della prima fase, ovvero lo studio c’è, ma deve ancora superare la verifica da parte di esperti prima della pubblicazione in una rivista scientifica. Quanto si legge – intanto che viene svolta la seconda fase di sperimentazione – non sembra incoraggiante. Noi potevamo fare solo una analisi di metodo, non essendo esperti nella analisi dei dati, ma le stesse perplessità le possiamo leggerle in un recente articolo su il Foglio del professor Enrico Bucci, esperto proprio nella revisione degli studi scientifici.
Le tre fasi di sperimentazione in sintesi
Lo studio
Il vaccino si basa su un adenovirus dei gorilla in cui viene inserita la sola informazione genetica per produrre l’antigene del SARS-CoV-2, ovvero la proteina che usa per infettare le cellule e che il sistema immunitario «imparerà» a riconoscere al fine di neutralizzare il virus. Non risultano ancora vaccini anti-Covid che dimostrano di dare una immunità neutralizzante, ma possono prevenire con successo le forme gravi e mortali della malattia.
L’esperimento comprende precisamente «90 soggetti sani (45 di età compresa tra 18 e 55 anni e 45 di età compresa tra 65 e 85 anni)», inoculati con l’iniezione intramuscolare di tre dosi crescenti. Nella prima fase è importante determinare le dosi ottimali all’interno delle quali il vaccino potrebbe funzionare in sicurezza.
«Coerentemente, sono stati rilevati anticorpi neutralizzanti in 42/44 volontari di età più giovane e 45/45 in età avanzata. Inoltre, GRAd-COV2 ha indotto una risposta dei linfociti T robusta», spiegano gli autori.
In sostanza il vaccino è correlato anche a una immunità cellulare, costituita da cellule immunitarie non specifiche, le quali intervengono senza dover riconoscere un patogeno specifico. Questo dato però non è stato comparato con un gruppo di controllo costituito da pazienti naturalmente infettati. È possibile, per esempio, che una persona conservi i linfociti T dovuti a un precedente malanno, i quali potrebbero intervenire anche contro SARS-CoV-2, dando luogo magari a sintomi lievi. In mancanza di un confronto con soggetti di questo tipo, il dato tanto acclamato sulle cellule T sembrerebbe irrilevante.
Limiti dello studio
Contrariamente a quanto affermato dai supporter del vaccino italiano, gli anticorpi neutralizzanti non sembrano raggiungere i titoli che riscontriamo già nei pazienti convalescenti. Lo si capiva già dai dati presentati nei comunicati ufficiali. È interessante anche il fatto che le tre dosi sperimentate non sembrano nel complesso dare risultati diversi, cosa alquanto strana.
«Non si raggiunge nemmeno lontanamente il livello dei convalescenti a nessuna delle dosi utilizzate; dunque il vaccino, alle modalità di utilizzo cui si riferiscono i dati presentati, è di gran lunga peggiore del virus nell’indurre anticorpi neutralizzanti», spiega Bucci nel suo articolo.
Dall’immunità indotta dai vaccini ci aspettiamo una densità di anticorpi neutralizzanti notevolmente superiore (vedasi Pfizer), rispetto a quella naturale (di chi si ammala), sulla quale – nel contesto della pandemia di Covid-19 – sapevamo già di non poter fare alcun affidamento.
Leggendo lo studio, quanto sapevamo dai comunicati non viene affatto ribaltato. I ricercatori sembrano giustificarsi affermando che non sarebbe possibile fare confronti diretti con gli altri vaccini. Il gruppo di controllo formato da persone infette che non avevano ricevuto il vaccino, è stato diviso in ospedalizzati e non ospedalizzati. I risultati sono positivi solo se si fa un confronto con questi ultimi.
«Tutti gli altri vaccini sono stati messi a confronto con popolazioni eterogenee di convalescenti, con alti numeri di ospedalizzati, mica con chi aveva avuto una forma più lieve di malattia – spiega Bucci che chiosa – insomma, dai dati presentati si conferma come questo, per il momento, appaia il peggiore dei vaccini adenovirali in quanto a capacità di indurre una risposta anticorpale utile».
(da Open)
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