IL “MODELLO INDIA” FINISCE CON I CADAVERI BRUCIATI IN STRADA
TRE MESI FA IL PREMIER MODI PORTAVA A DAVOS L’ORGOGLIO INDIANO, OGGI MANCA L’OSSIGENO
“A dispetto di previsioni catastrofiche secondo le quali saremmo stati travolti da uno tsunami di infezioni, abbiamo salvato molte vite: l’India è il Paese col più basso tasso di mortalità del mondo. Ci siamo salvati e contribuiremo a salvare l’intera umanità da una immane tragedia”.
È il 28 gennaio quando il premier Narendra Modi porta in scena l’orgoglio indiano al summit del World Economic Forum di Davos. Oggi, neanche tre mesi dopo, il suo è un Paese al collasso: lo tsunami di infezioni è arrivato, abbattendosi con violenza su una popolazione da giorni alle prese con una “lotta per la sopravvivenza”. Per il secondo giorno consecutivo, l’India ha riportato il bilancio giornaliero di contagi più alto del mondo: 332.730 nelle ultime 24 ore; 314.835 nella giornata di giovedì. Anche il numero dei decessi nelle ultime 24 ore è balzato a un record di 2.263, in un contesto di ospedali strapieni e a corto di ossigeno. Delhi ha segnalato più di 26.000 nuovi casi e 306 decessi, circa un morto ogni cinque minuti, l’andamento più rapido dall’inizio della pandemia.
I servizi funebri sono sommersi: crematori e cimiteri sono ormai a corto di spazio. A Nuova Delhi le persone che perdono i propri cari stanno ricorrendo a strutture improvvisate per organizzare sepolture di massa e cremazioni.
A una situazione già drammatica si aggiungono i recenti incidenti nelle strutture ospedaliere. Tredici persone sono morte in un incendio scoppiato in un ospedale in un sobborgo di Mumbai. Due giorni fa, in un ospedale pubblico nello Stato occidentale del Maharashtra, 24 pazienti Covid sono morti per la mancanza di ossigeno nei respiratori. Altri nove sono morti in un incendio in un ospedale il mese scorso nella capitale statale Mumbai.
Gli ospedali, alla disperata ricerca di ossigeno, lanciano appelli sui social network. Un grande ospedale privato della capitale indiana, il Max Hospital, ha twittato che gli restano forniture di ossigeno sufficienti solo per un’ora e che è in attesa di rifornimenti dalle prime ore del mattino. Il ministro delle Ferrovie, Piyush Goyal, ha annunciato che il governo ha avviato treni rapidi Oxygen Express con tanker carichi di ossigeno per provare a soddisfare le richieste di aiuto degli ospedali.
“Ognuno sta combattendo per la propria sopravvivenza e cerca di proteggere i propri cari. Sono scene difficili da guardare”, ha dichiarato a Reuters Bhramar Mukherjee, professore di biostatistica ed epidemiologia. “Non c’è una rete di sicurezza sociale per gli indiani”.
Modi, il cui governo è stato criticato per aver allentato troppo presto le misure anti-contagio, ha incontrato i principali ministri degli Stati più colpiti, tra cui la capitale Delhi, Maharashtra e lo Stato di origine di Modi, il Gujarat, per discutere la crisi. Il ministro della Sanità, Harsh Vardhan, ha provato ad attribuire la responsabilità alla “disattenzione dei cittadini”, ma è evidente che il caos attuale è il risultato di un azzardo che porta la firma dell’esecutivo di Delhi. Il governo aveva ordinato un lockdown severo lo scorso anno nelle prime fasi della pandemia, ma ai primi segnali di miglioramento ha revocato gran parte delle misure per il timore dell’impatto economico e sociale delle chiusure sulle vite dei lavoratori migranti. Modi ha dichiarato che un altro blocco sarebbe l’ultima risorsa.
Secondo gli esperti, la variante B.1.617 – individuata per la prima volta in India nel mese di ottobre – potrebbe aver contribuito ad accelerare l’ondata di contagi. Della nuova variante, tuttavia, si sa ancora relativamente poco, a parte il fatto che dovrebbe essere più contagiosa (ma meno rispetto a quella britannica).
Presenta due mutazioni, chiamate E484Q e L425R, e ora si trova nel 15-20 per cento dei campioni sequenziati nel Paese. Nei giorni scorsi è stata scoperta nel Regno Unito, in Belgio, Germania e Svizzera. In Italia è stata individuata lo scorso 10 marzo a Firenze.
La corsa del virus in India procede incontrollata anche a causa della lentezza della campagna vaccinale. Il che è un paradosso, se si pensa che il Paese è uno dei principali produttori mondiali di vaccini. A fronte di una popolazione di 1,39 miliardi di persone, meno dell′1,5% è stato vaccinato. “Un fallimento difficile da capire per un Paese noto per essere la farmacia del mondo”, osserva Kaushik Basu, professore alla Cornell University ed ex consigliere economico del governo indiano.
(da Huffingtonpost)
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