Giugno 1st, 2020 Riccardo Fucile
IL TESTO INTEGRALE DEL SUO INTERVENTO… DOMANI LA VISITA A CODOGNO
“La malattia non sia brandita gli uni contro gli altri”. Sono queste le parole del Capo dello Stato,
Sergio Mattarella, in occasione del “Concerto dedicato alle vittime del coronavirus” nel 74° anniversario della Festa della Repubblica.
Il Presidente della Repubblica fa appello all’unità morale: “C’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite – spiega -. Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo”.
Il discorso integrale del Presidente della Repubblica
Il 2 giugno, domani, si celebra l’anniversario della nascita della nostra Repubblica. Lo faremo in una atmosfera in cui proviamo nello stesso tempo sentimenti di incertezza e motivi di speranza. Stretti tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la volontà di un nuovo inizio. Di una stagione nuova, nella quale sia possibile uscire al più presto da questa sorta di incubo globale.
Tanti fra di noi avvertono il ricordo struggente delle persone scomparse a causa del coronavirus: familiari, amici, colleghi. Sovente senza l’ultimo saluto.
A tutte le vittime, a chi è morto solo, al ricordo dei tanti affetti spezzati è dedicato questo concerto, con il maestro Daniele Gatti e l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, che ringrazio per la loro partecipazione.
Accanto al dolore per le perdite e per le sofferenze patite avvertiamo, giorno dopo giorno, una crescente volontà di ripresa e di rinascita, civile ed economica.
La nascita della Repubblica, nel 1946, segnava anch’essa un nuovo inizio. Superando divisioni che avevano lacerato il Paese, per fare della Repubblica la casa di tutti, sulla base dei valori di libertà , pace e democrazia.
Forze politiche, che erano divise, distanti e contrapposte su molti punti, trovavano il modo di collaborare nella redazione della nostra Costituzione, convergendo nella condivisione di valori e principi su cui fondare la nostra democrazia.
Quello spirito costituente rappresentò il principale motore della rinascita dell’Italia. Seppe unire gli italiani, al di là delle appartenenze, nella convinzione che soltanto insieme si sarebbe potuta affrontare la condizione di estrema difficoltà nella quale il Paese era precipitato.
Questa sostanziale unità morale è stata il vero cemento che ha fatto nascere e ha tenuto insieme la Repubblica. E’ quel che ci fa riconoscere, ancora oggi, legati da un comune destino.
Allora si reagiva ai lutti, alle sofferenze e alle distruzioni della guerra. Oggi dobbiamo contrastare un nemico invisibile, per molti aspetti sconosciuto, imprevedibile, che ha sconvolto le nostre esistenze e abitudini consolidate. Ha costretto a interrompere relazioni sociali, a chiudere le scuole. Ha messo a rischio tanti progetti di vita e di lavoro. Ha posto a durissima prova la struttura produttiva del nostro Paese.
Possiamo assumere questa giornata come emblematica per l’inizio della nostra ripartenza.
Ho ricevuto e letto, in questi tre mesi, centinaia di messaggi di preoccupazione ma anche di vicinanza, di fiducia, di speranza.
Dobbiamo avere piena consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. La risalita non sarà veloce, la ricostruzione sarà impegnativa, per qualche aspetto sofferta. Serviranno coraggio e prudenza. Il coraggio di guardare oltre i limiti dell’emergenza, pensando al futuro e a ciò che deve cambiare. E la prudenza per tenere sotto controllo un possibile ritorno del virus, imparando a conviverci in sicurezza per il tempo che sarà necessario alla scienza per sconfiggerlo definitivamente.
Serviranno tempestività e lungimiranza. Per offrire sostegno e risposte a chi è stato colpito più duramente. E per pianificare investimenti e interventi di medio e lungo periodo, che consentano di dare prospettive solide alla ripresa del Paese.
Abbiamo detto tante volte che noi italiani abbiamo le qualità e la forza d’animo per riuscire a superare anche questa prova. Così come abbiamo ricostruito il Paese settant’anni fa.
Lo abbiamo visto nelle settimane che abbiamo alle spalle.
Abbiamo toccato con mano la solidarietà , la generosità , la professionalità , la pazienza, il rispetto delle regole. Abbiamo riscoperto, in tante occasioni, giorno per giorno, doti che, a taluno, sembravano nascoste o appannate, come il senso dello Stato e l’altruismo.
Abbiamo ritrovato, nel momento più difficile, il vero volto della Repubblica.
Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c’è nella nostra gente. Ce lo chiede, anzitutto, il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate.
Siamo orgogliosi di quanto hanno fatto tutti gli operatori della sanità e dei servizi essenziali, che — spesso rischiando la propria salute — hanno consentito all’intera nostra comunità nazionale di respirare mentre la gran parte delle attività era ferma. Siamo grati agli insegnanti per la didattica a distanza, agli imprenditori che hanno riconvertito in pochi giorni la produzione per fornire i beni che mancavano per la sicurezza sanitaria, alle donne e agli uomini delle Forze dell’Ordine, nazionali e locali, alla Protezione Civile, ai tanti volontari, che hanno garantito la sicurezza nell’emergenza.
Sono consapevole che a questi comportamenti se ne sono, talvolta, contrapposti altri ad opera di chi ha cercato e cerca di sfruttare l’emergenza. Comportamenti simili vanno accertati con rigore e repressi con severità ma sono, per fortuna, di una piccola minoranza della nostra società .
Questo 2 giugno ci invita a riflettere tutti su cosa è, su cosa vuole essere la Repubblica oggi.
Questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale – a partire da me naturalmente – circa il dovere di essere all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia.
Non si tratta di immaginare di sospendere o annullare la normale dialettica politica. La democrazia vive e si alimenta di confronto fra posizioni diverse.
Ma c’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite.
Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo.
Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le tante ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze di posizione politica nè la diversità dei ruoli istituzionali.
Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale.
Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri.
Questo sentimento profondo, che avverto nei nostri concittadini, esige rispetto, serietà , rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. E lo richiede a tutti, tanto più a chi ha maggiori responsabilità . Non soltanto a livello politico.
Siamo chiamati a scelte impegnative.
Non siamo soli. L’Italia non è sola in questa difficile risalita. L’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione. Si va affermando, sempre più forte, la consapevolezza che la solidarietà tra i paesi dell’Unione non è una scelta tra le tante ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto. Nessun paese avrà un futuro accettabile senza l’Unione Europea. Neppure il più forte. Neppure il meno colpito dal virus
Adesso dipende anche da noi: dalla nostra intelligenza, dalla nostra coesione, dalla nostra capacità di decisioni efficaci.
Sono convinto che insieme ce la faremo. Che il legame che ci tiene uniti sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà .
Ma so anche che la condizione perchè ciò avvenga sarà legata al fatto che ciascuno, partecipando alla ricostruzione che ci attende, ricerchi, come unico scopo, il perseguimento del bene della Repubblica come bene di tutti. Nessuno escluso.
Domani mi recherò a Codogno, luogo simbolo dell’inizio di questo drammatico periodo, per rendere omaggio a tutte le vittime e per attestare il coraggio di tutte le italiane e tutti gli italiani, che hanno affrontato in prima linea, spesso in condizioni estreme, con coraggio e abnegazione, la lotta contro il coronavirus.
Desidero ringraziarli tutti e ciascuno. L’Italia — in questa emergenza — ha mostrato il suo volto migliore.
Sono fiero del mio Paese.
(da agenzie)
argomento: Mattarella | Commenta »
Aprile 25th, 2020 Riccardo Fucile
UN’IMMAGINE FORTE: MATTARELLA AL VITTORIANO DEPONE I FIORI DA SOLO E CON LA MASCHERINA
Un omaggio in forma quasi privata in ricordo dei caduti per celebrare il 25 aprile.
A sorpresa questa mattina il presidente della Repubblica ha visitato l’altare della Patria. Da solo e con la mascherina Sergio Mattarella ha salito la scalinata e ha reso onore al milite ignoto.
In cima ha trovato due corazzieri, anch’essi con la mascherina, che hanno portato una corona al sacello del milite ignoto. Un trombettiere dei carabinieri ha suonato il silenzio.
Anche la scorta è stata ridotta al minimo e non è salita con lui all’Altare della Patria, ma lo ha aspettato a debita distanza ai piedi del monumento.
Dopo le immagini di Papa Bergoglio in Piazza San Pietro e in via del Corso, anche quella del presidente della Repubblica che sale la scalinata di Piazza Venezia diventa un documento storico di questo lungo periodo di quarantena e lockdown globale.
Un omaggio intimo, in una forma quasi privata. Nessuna autorità , nè civile, nè militare, al seguito. Mattarella si è tolto la mascherina solo al momento della deposizione della corona. Un’immagine potente.
(da agenzie)
argomento: Mattarella | Commenta »
Marzo 27th, 2020 Riccardo Fucile
IL VIDEOMESSAGGIO ALLA NAZIONE
“Nell’Unione Europea la Banca Centrale e la Commissione, nei giorni scorsi, hanno assunto
importanti e positive decisioni finanziarie ed economiche, sostenute dal Parlamento Europeo. Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni”.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si rivolge agli italiani nel mezzo dell’emergenza coronavirus. E bacchetta chi in Ue non ha contribuito al raggiungimento di un accordo. ″Sono indispensabili ulteriori iniziative comuni, superando vecchi schemi ormai fuori dalla realtà delle drammatiche condizioni in cui si trova il nostro Continente. Mi auguro che tutti comprendano appieno, prima che sia troppo tardi, la gravità della minaccia per l’Europa. La solidarietà non è soltanto richiesta dai valori dell’Unione ma è anche nel comune interesse”, ha continuato il capo dello Stato.
Agli italiani Mattarella ha detto: “Mi permetto nuovamente, care concittadine e cari concittadini, di rivolgermi a voi, nel corso di questa difficile emergenza, per condividere alcune riflessioni – ha detto il capo dello Stato in un videomessaggio – Ne avverto il dovere. La prima si traduce in un pensiero rivolto alle persone che hanno perso la vita a causa di questa epidemia; e ai loro familiari. Il dolore del distacco è stato ingigantito dalla sofferenza di non poter essere loro vicini e dalla tristezza dell’impossibilità di celebrare, come dovuto, il commiato dalle comunità di cui erano parte. Comunità che sono duramente impoverite dalla loro scomparsa”.
Dopo aver ringraziato medici e infermieri, e tutte le persone che sono in prima linea nella lotta al Covid-19, ha fatto riferimento alle misure di contenimento del contagio: ″Vorrei ringraziare tutti voi. I sacrifici di comportamento che le misure indicate dal governo richiedono a tutti sono accettati con grande senso civico, dimostrato in amplissima misura dalla cittadinanza”.
(da agenzie)
argomento: Mattarella | Commenta »
Febbraio 28th, 2020 Riccardo Fucile
“UN GOVERNO C’E’, DATEGLI UNA MANO”
Alla fine l’incontro al Quirinale tra Sergio Mattarella e Matteo Salvini non è andato come sperava il
Capitano.
Ieri i giornali erano pieni di retroscena sul governissimo per far fuori Conte che i due Mattei erano pronti a mettere insieme, e che quindi avrebbe potuto avere una maggioranza ampia dalla Lega a Italia Viva.
Ma nel colloquio al Quirinale durato una ventina di minuti il segretario del Carroccio ha chiesto di «riaprire il Nord» e illustrato le sue proposte economiche. Senza andare oltre. Anzi, racconta Wanda Marra sul Fatto, c’è stato un bell’esempio di scena muta all’interno di una tragedia in due atti:
Scena numero uno.
Si svolge alla Camera, quando, davanti ai cronisti convocati per l’occasione, Matteo Salvini dichiara: “La Lega c’è per accompagnare il paese al voto e fuori dal pantano”. Un’apertura al governo di unità nazionale che Renzi evocava mercoledì pomeriggio in Senato.
Scena numero due.
Sergio Mattarella e il leader della Lega si incontrano al Quirinale. Nei racconti che arrivano da entrambi i protagonisti il colloquio è interlocutorio.Il leader della Lega dice al presidente che serve un rilancio dell’economia. Senza parlare nè di elezioni, nè di un altro esecutivo. Di fondo, dunque, un tentativo di riaccreditarsi in maniera più istituzionale. Tanto che il presidente gli può suggerire: “Un governo c’è, dategli una mano”.
L’unità nazionale, secondo il presidente della Repubblica, si può fare quindi tranquillamente con il governo in carica se le intenzioni sono sincere.
Ma siccome, appunto, le intenzioni della Lega non sono sincere perchè al Carroccio interessa solo andare al voto il prima possibile, ecco che si spiega il due di picche del Quirinale al Capitano.
Anche il retroscena della Stampa oggi conferma che tra Salvini e Mattarella non si è parlato di governissimo ma l’incontro è servito perlomeno a ricucire gli strappi tra la Lega e il Quirinale: per questo il “regista” Giancarlo Giorgetti può dirsi soddisfatto.
E registra comunque un’apertura sul futuro prossimo con l’esecutivo Conte in difficoltà e l’ombra della recessione che si staglia sempre più minacciosa sull’Italia:
Il dubbio che un governo fragile in Parlamento, e minoritario nel Paese, possa resistere a lungo non è soltanto di Salvini o del centrodestra. Chiunque abbia la testa sulle spalle si pone delle domande. Il futuro, piaccia o meno, è sul tavolo del presidente.
Ma, si spiega ancora, l’ex ministro dell’Interno cerca invece un «traghettatore» che porti alle elezioni politiche, non fa nomi ma è chiaro quale sia la scialuppa che gli servirebbe: quella di Italia Viva.
Dovrebbe essere Matteo Renzi il protagonista di una crisi di governo con l’obiettivo comune di far fuori il premier e mettere in piedi una “Cosa” che traghetti, appunto, fuori dall’emergenza economica provocata dal coronavirus e metta in campo quel «piano choc» di cui ha parlato ieri Salvini.
Riprendendo (non a caso) l’espressione usata nelle scorse settimane dallo stesso Renzi per lanciare il suo progetto economico basato soprattutto sul finanziamento di opere pubbliche e nuove infrastrutture.
Ma «la premessa necessaria per un piano di rilancio del Paese — sostiene Salvini — è che non ci sia più Conte a fare il presidente del Consiglio». Di fatto il «traghettatore» dovrebbe essere Renzi, poi chi sarebbe il nuovo inquilino di Palazzo Chigi è tutto da vedere. Il punto è che non ci sono nomi alternativi a Conte e la mossa di Salvini appare velleitaria non solo ai suoi avversari ma agli stessi alleati di centrodestra.
Per ora quindi Conte ha i secoli contati.
(da “NextQuotidiano”)
argomento: Mattarella | Commenta »
Febbraio 6th, 2020 Riccardo Fucile
IL BEL GESTO A SORPRESA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Un piccolo gesto per mostrare vicinanza alla folta comunità cinese che, per colpa del Coronvirus, è ad alto rischio discriminazione in Italia (e non solo).
Per questo motivo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso, questa mattina, di fare una visita a sorpresa ai bambini che frequentano la scuola Daniele Manin, al centro dello storico quartiere romano dell’Esquilino.
Una zona dove vivono molti cittadini cinesi. Un gesto semplice per mostrare la vicinanza del Quirinale e redarguire, anche con un solo sguardo, chi in questi giorni ha deciso di fare di tutta l’erba un fascio.
Il gesto del Capo dello Stato ha lasciato di sorpresa tutti i bambini che frequentano l’Istituto Comprensivo statale Daniele Manin.
Sergio Mattarella, come si può vedere nel video pubblicato dal profilo Twitter istituzionale del Quirinale, è stato accolto da un lungo applauso.
Il presidente delle Repubblica, prima di proseguire il suo incontro anche con le altre classi, si è fermato a parlare con i bambini di prima e seconda elementare, sottolineando l’importanza dei concetti di amicizia e pace. Poi l’inno di Mameli cantato in compagnia di altri ragazzi, con tanto di cartelli relativi alla Scuola e alla Costituzione.
La mattinata del presidente della Repubblica, dunque, è stata contrassegnata dalla semplicità di questo gesto. Una visita, qualche sorriso e stretta di mani con quel sottinteso che, in realtà , è abbastanza evidente. In queste settimane, infatti, alcuni italiani si sono resi protagonisti di sinofobia: quell’atteggiamento anti-cinese provocato dai timori della diffusione del Coronavirus.
(da agenzie)
argomento: Mattarella | Commenta »
Gennaio 2nd, 2020 Riccardo Fucile
OLTRE 10 MILIONI DI SPETTATORI ALLA FACCIA DEGLI ISTIGATORI ALL’ODIO
C’era chi chiedeva di spegnere la tv, chi lo insultava e chi ironizzava sui contenuti del suo
discorso. Alla fine ha vinto lui: il messaggio a reti unificate del Capo dello Stato è stato visto da oltre 10 milioni di persone
Altro che flop, altro che boicottaggio. Il discorso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, trasmesso in tv a reti unificate, ha catalizzato l’attenzione di oltre 10 milioni di persone.
Alle 20.30 del 31 dicembre tutti incollati davanti alla tv (da Rai1 a Rai2, da Rai3 a RaiNews, da Canale5 a Rete4, da La7 a Tgcom24 fino a SkyTg24) per seguire il messaggio agli italiani del Capo dello Stato: su Rai1, ad esempio, erano in 4.905.110 mentre su Canale5 2.513.929. In linea con i dati dello scorso anno e per uno share complessivo che sfiora il 60%.
In tanti, però, poco tempo prima, soprattutto su Twitter, avevano deriso e insultato il messaggio di fine anno del Capo dello Stato. C’era persino chi aveva pubblicato la foto di Mattarella con un nastro adesivo sulla bocca e la scritta «Il 31 stai zitto», corredata dal commento «Maledetto bastar*o».
C’era anche chi chiedeva di spegnere la tv, di non guardare il discorso a reti unificate del Presidente della Repubblica, così da far calare lo share.
(da agenzie)
argomento: Mattarella | Commenta »
Dicembre 31st, 2019 Riccardo Fucile
“SIAMO MEGLIO DI QUEL CHE CREDIAMO”… L’EMERGENZA E’ TERMINATA, GRETA E SARDINE COME PARADIGMA, UN INVITO AL GOVERNO A FARE UN PASSO AVANTI
Insomma, non siamo poi così male. E, comunque, meglio di come siamo soliti raccontarci o di come veniamo rappresentati nella narrazione dominante: un paese ripiegato su se stesso, che indugia sul negativismo, pieno di rabbia e di cattivi sentimenti.
L’Italia è invece un paese dove ci sono ricchi giacimenti di speranza, esempi positivi, “tessere preziose di un mosaico”. È questo il senso del discorso di fine anno di Sergio Mattarella: discorso asciutto, diretto, moderno, nella misura in cui parla dritto al paese — perchè no: al suo cuore e alla sua pancia — senza passare per il Palazzo, parlando alla politica di sè.
L’artificio retorico è guardare l’Italia attraverso “una foto dallo spazio”, “allargando lo sguardo oltre il consueto”. Osservandola bene, si scorgerà la fiducia che all’estero e in Europa — già : l’Europa – ripongono per la nostra storia e la nostra identità , “sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità ”; soffermandosi ancora si registrerà “una grande apertura verso di noi, un forte desiderio di collaborazione e simpatia nei confronti del nostro popolo”, e — attenzione — per la sua “capacità di rispetto, dialogo, politica di pace”.
E si vedranno ovunque esempi di un paese “dell’altruismo e del dovere”. Un paese dove il sindaco di Rocca di Papa ha sacrificato la propria vita per mettere in salvo da un incendio i dipendenti del suo Municipio. O dove due mesi fa, vicino Alessandria, tre Vigili del Fuoco sono rimasti vittime dell’esplosione di una cascina, provocata per truffare l’assicurazione.
Ecco, sono le immagini di un’Italia buona, assai diverse dalle istantanee del cattivismo che inondano i social, o dalle dosi di veleno che vengono quotidianamente instillate nel dibattito pubblico dai professionisti del rancore e dagli impresari della paura, che sulla paura hanno costruito potenti fatturati elettorali.
A proposito, gli auguri sono rivolti a tutti “quanti il nostro Paese ospita”, non prima gli italiani degli altri. Il senso politico, molto politico del messaggio è il valore dell’esempio di quella “Italia, spesso silenziosa, che non hai smesso di darsi da fare”, che va avanti con “spirito e atteggiamento di reciproca solidarietà ”, capace di essere comunità , nell’era della disgregazione egoistica. “Insieme” è la parola chiave, che, dicevamo, è l’opposto di ‘prima l’uno poi l’altro”.
La novità è il tono complessivo. Che indica la necessità di uno scatto in avanti.
L’anno scorso il messaggio di fine anno, con l’elogio dei buoni sentimenti, fu una potente “contro-narrazione” al salvinismo imperante e all’Italia dell’odio e del rancore fotografata dallo scorso rapporto del Censis.
Quest’anno prevale l’indicazione di orizzonti positivi, l’esortazione all’ottimismo, la volontà contro la retorica stanca del declino. Non è un caso che resta innominata la parola “immigrazione”, per consapevole scelta. E nella convinzione che la normalità si ripristina senza esasperare i toni, e senza drogare l’argomento, rendendolo il centro di gravità della discussione politica.
In questo cambio di paradigma, che comunque poco piacerà ai sovranisti perchè rappresenta l’opposto valoriale, c’è, con prudenza, senza clamori, e con antica sapienza morotea, l’invito — a tutti, anche al governo — a un cambio di passo, dando respiro alla propria azione, prospettiva e, perchè no, un’agenda concreta.
Che cosa è questa pacata sollecitazione se non il sottolineare come, per promuovere la fiducia, sia “decisivo il buon funzionamento delle pubbliche istituzioni”? E cosa è se non un suggerimento a chi ha responsabilità istituzionali e di governo, ricordare che tutto questo è “possibile solo assicurando decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini”? Non è un monito, ma un caloroso invito alla consapevolezza che “la democrazia si rafforza se le istituzioni tengono viva una ragionevole speranza”.
Temi concreti, dicevamo, declinati con modernità di chi, dal Colle più alto, ha aperto le finestre al vento nuovo che soffia nel paese, e non solo nel nostro. Non solo la solita attenzione al lavoro che non c’è o al perdurante divario tra Nord e Sud, ma la questione ambientale, “avvertita dalle giovani generazione meglio che dagli adulti”. Insomma Greta e Sardine, col loro bisogno di una politica che bandisca “aggressività , prepotenze, meschinità , lacerazioni”.
Come vedete, di politica ce n’è tanta, attraverso un denso e potente richiamo ai valori dell’Italia buona.
Sentite questo passaggio: “Un’associazione di disabili mi ha donato per Natale una sedia. Molto semplice, ma che conserverò con cura perchè reca questa scritta: ‘Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi’”. Una certa idea dell’Italia, si sarebbe detto una volta. In fondo un’anima da incarnare nel paese c’è. Buon anno.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Mattarella | Commenta »
Dicembre 12th, 2019 Riccardo Fucile
“STRAPPO LACERANTE MA LA REPUBBLICA E’ STATA PIU’ FORTE”
“L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della strage”. Stringe le mani e si
ferma a parlare con le vedove di Mario Calabresi e Giuseppe Pinelli, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prima dell’inizio della seduta straordinaria del consiglio comunale per il 50 esimo anniversario della strage di piazza Fontana.
Il Capo dello Stato saluta Licia Pinelli con le due figlie Silvia e Claudia, e Gemma Calabresi con il figlio Mario. Un momento estremamente importante e significativo.
In aula consiliare anche l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini. “La Repubblica è stata più forte degli attacchi contro il popolo italiano – ha continuato il Capo dello Stato – ma i tentativi sanguinari di sottrarre al popolo la sua sovranità sono falliti”.
Il presidente della Repubblica ha sottolineato l’importanza della memoria: “Siamo qui, oggi, perchè avvertiamo il dovere di ricordare, insieme, avvenimenti per i quali si è fatta verità e si è cercata giustizia, tra difficoltà e ostacoli, e sovente giungendo a esiti insoddisfacenti”.
E ancora: “L’identità della Repubblica è segnata dai morti e dai feriti della Banca Nazionale dell’Agricoltura. Un attacco forsennato contro la nostra convivenza civile prima ancora che contro l’ordinamento stesso della Repubblica”.
Poi, ancora, il dito puntato contro una parte delle istituzioni: “L’attività depistatoria di una parte di strutture dello Stato è stata, quindi, doppiamente colpevole”.
Poi lo sguardo rivolto ai parenti delle vittime: “Cinquant’anni dopo piazza Fontana sentiamo insieme ai familiari il dolore profondo per una ferita non rimarginabile”.
Con una telefonata a sorpresa alla redazione di ‘Radio Popolare’, Licia Pinelli, 91enne vedova del ferroviere anarchico Giuseppe, ha rotto un silenzio lungo 10 anni il giorno dell’anniversario della strage di piazza Fontana.
“Quello di quest’anno – ha detto ai microfoni dell’emittente radiofonica – è un passaggio importante, è una svolta. Ogni parola del presidente Mattarella sarà un incentivo ad andare avanti per la democrazia”. Ieri il sindaco Giuseppe Sala ha chiesto perdono alla famiglia dell’uomo, morto dopo essere precipitato dal quarto piano della Questura di Milano la notte del 15 dicembre di 50 anni fa: “Non mi aspettavo che Sala chiedesse perdono alla nostra famiglia – sono le parole dell’anziana donna – è stato un bel gesto, che ci restituisce qualcosa. Io non mi aspetto niente da nessuno, quello che arriva arriva, come è avvenuto in questi 50 anni”. Infine, sulla morte del marito che cadde durante un interrogatorio in Questura che si protrasse ben oltre i limiti imposti dalla legge: “Su come è morto mio marito la verità noi la conosciamo, noi le cose le sappiamo, poi se qualcuno ha voglia di parlare, parlerà ”.
(da “Huffingtonpost”)
argomento: Mattarella | Commenta »
Dicembre 9th, 2019 Riccardo Fucile
“SENZA EVASIONE CI SAREBBERO PIU’ SOLDI PER STIPENDI E PENSIONI E MENO TASSE”
Il Capo dello Stato Sergio Mattarella interviene duramente sul tema dell’evasione fiscale. E,
rispondendo a una domanda di alcuni studenti ospiti al Quirinale, la definisce “una cosa davvero indecente, perchè i servizi comuni, la vita comune è regolata dalle spese pubbliche. Se io mi sottraggo al mio dovere di contribuire sto sfruttando quello che gli altri pagano, con le tasse che pagano”.
“Il problema è di norme, di interventi, di controlli, di verifiche – continua il presidente – che stanno dando qualche risultato, ma è soprattutto di cultura e di mentalità “.
“L’evasione fiscale – aggiunge Mattarella – è calcolata nell’ultimo documento ufficiale dell’anno passato circa 119 miliardi di euro: una somma enorme. Se scomparisse, le possibilità di aumentare pensioni, di aumentare stipendi, di abbassare le tasse per chi le paga, e così via, sarebbero di molto aumentate”.
“Per questo, anche lì il problema è di norme, di interventi, di controlli, di verifiche – che stanno dando qualche risultato – ma è soprattutto di cultura e di mentalità , di capire che in un’associazione, in una società , in una convivenza, se non si contribuisce tutti allo sforzo comune, c’è chi lo fa con onestà e c’è chi lo fa sfruttando quanto gli altri fanno. E questo non è giusto” aggiunge.
(da agenzie)
argomento: Mattarella | Commenta »