Dicembre 31st, 2020 Riccardo Fucile
“VACCINARSI E’ UN DOVERE”… “NO A VANTAGGI ILLUSORI DI PARTE”
Un messaggio che è una mano tesa a un Paese segnato da dieci mesi di pandemia di Coronavirus, un tentativo di rialzarlo e al tempo stesso di invitarlo alla solidarietà , alla responsabilità . A partire dalla questione dei vaccini: «Vaccinarsi è un dovere», dice Sergio Mattarella nel messaggio di fine anno. Il capo dello Stato si rivolge poi ai partiti, richiamandoli all’unità : «I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza; e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. E’ questo quel che i cittadini si attendono».
Il discorso integrale di Mattarella
Care concittadine e cari concittadini,
avvicinandosi questo tradizionale appuntamento di fine anno, ho avvertito la difficoltà di trovare le parole adatte per esprimere, a ciascuno di voi, un pensiero augurale.
Sono giorni, questi, in cui convivono angoscia e speranza. La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, ferisce il nostro modo di vivere.
Vorremmo tornare a essere immersi in realtà — e in esperienze — che ci sono consuete. Ad avere ospedali, non investiti dall’emergenza. Scuole e Università aperte, per i nostri bambini e i nostri giovani. Anziani non più isolati, per necessità e precauzione. Fabbriche, teatri, ristoranti, negozi pienamente funzionanti. Trasporti regolari. Normali contatti, con i Paesi a noi vicini, e con i più lontani, con i quali abbiamo costruito relazioni, in tutti questi anni.
Aspiriamo a riappropriarci della nostra vita. Il virus, sconosciuto e imprevedibile, ci ha colpito prima di ogni altro Paese europeo. L’inizio del tunnel. Con la drammatica contabilità dei contagi, delle morti. Le immagini, delle strade e delle piazze, deserte. Le tante solitudini. Il pensiero, straziante, di chi moriva senza avere accanto i propri cari.
L’arrivo dell’estate, ha portato con sè l’illusione dello scampato pericolo; un diffuso rilassamento. Con il desiderio, comprensibile, di ricominciare a vivere come prima; di porre tra parentesi questo incubo.
Poi, a settembre, la seconda offensiva del virus. Prima nei Paesi vicini a noi e poi qui, in Italia. Ancora contagi — siamo oltre due milioni — ancora vittime, ancora dolore che si rinnova. Mentre continua l’impegno, generoso, di medici e operatori sanitari.
Il mondo, è stato colpito duramente. Ovunque. Anche l’Italia, ha pagato un prezzo molto alto. Rivolgendomi a voi, parto proprio da qui: dalla necessità di fare, insieme, memoria di quel che abbiamo vissuto in questo anno. Senza chiudere gli occhi di fronte alla realtà .
La pandemia ha scavato solchi, profondi, nelle nostre vite; nella nostra società . Ha acuito fragilità del passato. Ha aggravato vecchie diseguaglianze; e ne ha generate di nuove. Tutto ciò ha prodotto pesanti conseguenze, sociali ed economiche. Abbiamo perso posti di lavoro. Donne e giovani, sono stati, particolarmente, penalizzati. Lo sono le persone con disabilità .
Tante imprese, temono per il loro futuro. Una larga fascia di lavoratori autonomi, e di precari, ha visto azzerare, o bruscamente calare, il proprio reddito. Nella comune difficoltà alcuni settori hanno sofferto più di altri.
La pandemia ha seminato un senso di smarrimento: pone in discussione prospettive di vita. Basti pensare alla previsione di un calo, ulteriore, delle nascite. Spia dell’incertezza, che il virus ha insinuato nella nostra comunità . E’ questa la realtà , che bisogna riconoscere e affrontare.
Nello stesso tempo, sono emersi segnali importanti, che incoraggiano una speranza concreta. Perchè non prevalga la paura; e perchè le preoccupazioni possano trasformarsi nella energia necessaria per ricostruire; per ripartire.
Nella prima fase — quando ancora erano, pochi, gli strumenti, a disposizione, per contrastare il virus — la reazione alla pandemia si è fondata, anzitutto, sul senso di comunità . Adesso, stiamo mettendo in atto strategie, più complesse, a partire dal piano di vaccinazione. Iniziato nello stesso giorno, in tutta Europa.
Inoltre, per fronteggiare le gravi conseguenze economiche, sono in campo interventi europei; innovativi, e di straordinaria importanza. Mai un vaccino è stato realizzato in così poco tempo. Mai l’Unione Europea si è assunta un compito, così rilevante, per i propri cittadini.
Per il vaccino si è formata — anche con il contributo dei ricercatori italiani — un’alleanza, mondiale, della scienza e della ricerca; sorretta da un imponente sostegno, politico e finanziario; che ne ha moltiplicato la velocità di individuazione.
La scienza ci offre l’arma più forte; prevalendo su ignoranza e pregiudizi. Ora a tutti e ovunque — senza distinzioni — dovrà essere consentito di vaccinarsi, gratuitamente: perchè è giusto; e perchè necessario per la sicurezza comune.
Vaccinarsi è una scelta di responsabilità ; un dovere. Tanto più, per chi opera a contatto con i malati e le persone più fragili. Di fronte a una malattia, così fortemente contagiosa, che provoca tante morti, è necessario tutelare la, propria salute, ed è doveroso proteggere quella degli altri: familiari, amici, colleghi.
Io mi vaccinerò appena possibile. Dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza. Il vaccino, e le iniziative della Unione Europea, sono due vettori decisivi della nostra rinascita.
L’Unione Europea è stata capace di compiere un balzo in avanti. Ha prevalso, l’Europa dei valori comuni, e dei cittadini. Non era scontato.
Alla crisi finanziaria, di un decennio or sono, l’Europa rispose, senza solidarietà ; e senza una visione chiara del proprio futuro. Gli interessi egoistici prevalsero. Vecchi canoni, politici ed economici, mostrarono tutta la loro inadeguatezza.
Ora, le scelte, della Unione Europea, poggiano su basi nuove. L’Italia è stata protagonista, in questo cambiamento. Ci accingiamo — sul versante della salute e su quello economico — a un grande compito.
Tutto questo richiama, e sollecita, ancor di più, la responsabilità , delle istituzioni anzitutto; delle forze economiche; dei corpi sociali. Di ciascuno di noi.
Serietà , collaborazione, e anche senso del dovere, sono necessari per proteggerci e per ripartire.
Il piano europeo per la ripresa, e la sua declinazione nazionale — che deve essere concreta, efficace, rigorosa, senza disperdere risorse — possono permetterci, di superare fragilità , strutturali, che hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto.
Cambiamo ciò che va cambiato, rimettendoci coraggiosamente in gioco. Lo dobbiamo a noi stessi; lo dobbiamo, alle giovani generazioni. Ognuno faccia la parte propria.
La pandemia ci ha fatto riscoprire, e comprendere, quanto siamo legati agli altri; quanto ciascuno di noi dipenda dagli altri. Come abbiamo veduto, la solidarietà è tornata a mostrarsi base necessaria della convivenza e della società .
Solidarietà internazionale. Solidarietà in Europa. Solidarietà all’interno delle nostre comunità .
Il 2021 deve essere l’anno della sconfitta del virus e il primo della ripresa. Un anno in cui ciascuno di noi è chiamato anche all’impegno di ricambiare quanto ricevuto, con gesti gratuiti; spesso da sconosciuti. Da persone che hanno posto la stessa loro vita in gioco per la nostra; come è accaduto con tanti medici e operatori sanitari.
Ci siamo ritrovati nei gesti concreti di molti. Hanno manifestato una fraternità . che si nutre non di parole, bensì di umanità . Che prescinde dalla origine, di ciascuno di noi; dalla cultura di ognuno; e dalla sua condizione sociale.
È lo spirito, autentico, della Repubblica.
La fiducia di cui abbiamo bisogno si costruisce così: tenendo connesse le responsabilità delle istituzioni con i sentimenti delle persone.
La pandemia ha accentuato limiti e ritardi del nostro Paese. Ci sono stati, certamente, anche errori nel fronteggiare una realtà improvvisa e sconosciuta.
Si poteva fare, di più, e meglio? Probabilmente sì, come sempre. Ma non va ignorato, neppure, quanto di positivo è stato realizzato; e ha consentito la tenuta del Paese; grazie all’impegno dispiegato da tante parti.
Tra queste le Forze Armate e le Forze dell’Ordine, che ringrazio.
Abbiamo avuto la capacità di reagire. La società ha dovuto rallentare; ma non si è fermata. Non siamo in balìa degli eventi. Ora dobbiamo preparare il futuro.
Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall’emergenza; e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. E’ questo quel che i cittadini si attendono.
La sfida — che è dinanzi a quanti rivestono ruoli dirigenziali, nei vari ambiti, e a tutti noi — richiama l’unità , morale e civile, degli italiani. Non si tratta di annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi, ma di realizzare quella convergenza di fondo, che ha consentito al nostro Paese di superare momenti storici di grande, e talvolta drammatica, difficoltà .
L’Italia ha le carte in regola per riuscire in questa impresa.
Ho ricevuto, in questi mesi, attestazioni di apprezzamento e di fiducia nei confronti del nostro Paese, da parte di tanti Capi di Stato di Paesi amici.
Nel momento in cui, a livello mondiale, si sta riscrivendo l’agenda delle priorità , si modificano le strategie di sviluppo ed emergono nuove leadership, dobbiamo agire da protagonisti nella comunità internazionale.
In questa prospettiva, sarà molto importante nel prossimo anno il G20, che l’Italia presiede, per la prima volta.
Una occasione preziosa per affrontare le grandi sfide globali; e un’opportunità per rafforzare il prestigio del nostro Paese.
L’anno che si apre propone diverse ricorrenze importanti. Tappe della nostra storia. Anniversari, che raccontano il cammino, che ci ha condotto ad una unità , che non è soltanto di territorio.
Ricorderemo il settimo centenario della morte di Dante. Celebreremo — poi — il centosessantesimo della unità d’Italia. Il centenario della collocazione del Milite Ignoto, all’Altare della Patria. E ancora, i settantacinque anni della Repubblica.
Dal Risorgimento alla Liberazione: le radici della nostra Costituzione. Memoria e consapevolezza della nostra identità nazionale ci aiutano per costruire il futuro.
Esprimo, un ringraziamento a Papa Francesco per il suo magistero; e per l’affetto che trasmette al popolo italiano; facendosi testimone di speranza e di giustizia. A lui rivolgo l’augurio più sincero, per l’anno che inizia.
Complimenti — e auguri — ai goriziani. Per la designazione di Gorizia e Nova Gorica, congiuntamente, a capitale europea della cultura per il 2025. Si tratta di un segnale che rende onore, a Italia e Slovenia, per avere sviluppato relazioni che vanno oltre la convivenza e il rispetto reciproco; ed esprimono collaborazione e prospettive di futuro comune.
Mi auguro che questo messaggio sia raccolto nelle zone di confine di tante parti del mondo, anche d’ Europa; in cui vi sono scontri, spesso aspri, e, talvolta, guerre; anzichè la ricerca di incontro tra culture e tradizioni diverse.
Vorrei, infine, dare atto a tutti voi — con un ringraziamento, particolarmente intenso — dei sacrifici fatti, in questi mesi, con senso di responsabilità . E vorrei sottolineare l’importanza di mantenere le precauzioni raccomandate, fintanto che la campagna vaccinale non avrà , definitivamente, sconfitto la pandemia.
Care concittadine, e cari concittadini,
quello che inizia sarà il mio ultimo anno, come Presidente della Repubblica. Coinciderà con il primo anno da dedicare alla ripresa, della vita economica e sociale del nostro Paese. La ripartenza sarà al centro di quest’ultimo tratto del mio mandato.
Sarà un anno di lavoro intenso. Abbiamo le risorse per farcela.
Auguri di buon anno a tutti voi!
(da agenzie)
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Dicembre 27th, 2020 Riccardo Fucile
“ULTIMO BALUARDO DI UNO STATO CHE RESTA SEMPRE IN PIEDI”… “POLITICI COME LUI SONO IN VIA DI ESTINZIONE”
Un mandato «esemplare», da parte di un presidente «solo nella tempesta».
Il quotidiano spagnolo El Paàs dedica oggi, 27 dicembre, un ritratto al presidente della Repubblica italiano, Sergio Mattarella, in un articolo dal titolo «Un presidente solo en la tormenta» che tira le somme su questo mandato e guarda alle elezioni da cui uscirà il nome del successore.
«In mezzo al caos e con un parlamento frammentato, mentre il Paese si trova davanti alla sfida più grande dalla Seconda Guerra Mondiale, Sergio Mattarella è l’ultimo baluardo di uno Stato che, nonostante tutto, resta sempre in piedi», si legge nell’articolo.
El Paàs ripercorre la storia recente della politica italiana, con i quattro esecutivi che si sono susseguiti sotto la presidenza di Mattarella, sottolineando i buoni rapporti che il capo dello Stato intrattiene con quasi tutti i protagonisti: da Giuseppe Conte a Luigi Di Maio, passando per Matteo Salvini.
Il quotidiano spagnolo guarda poi alle elezioni del capo dello Stato del 2022, «un momento cruciale, che determina il flusso e il carattere di molte decisioni politiche». E osserva che da qualche settimana, visto anche il «duello fra Renzi e e Conte che minacciava una crisi di Governo, le grandi manovre hanno un obiettivo: arrivare al 2022 ben piazzati in modo da partecipare alla decisione»
«La corsa è cominciata»
«La corsa è cominciata», scrive El Paàs, evocando le difficoltà di trovare un nome che metta tutti d’accordo. L’articolo menziona l’idea di un Mattarella bis, esclusa però dall’entourage del presidente che «non vuole essere rieletto», riferisce il quotidiano spagnolo citando fonti vicine al capo dello Stato.
Come riconoscono tutti i partiti però — si legge — il mandato di Mattarella «è stato fin qui esemplare» e «sarà difficile trovare un sostituto alla sua altezza in questo momento».
La figura di Mattarella, conclude il quotidiano, «rappresenta oggi un profilo e un carattere politico in estinzione», ideale per occupare «un posto tanto silenzioso quanto determinante come il Quirinale».
(da agenzie)
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Novembre 1st, 2020 Riccardo Fucile
VISITA A SORPRESA DI MATTARELLA AL CIMITERO NEL BRESCIANO DOVE ERA STATA RUBATA LA LAPIDE IN RICORDO ALLE VITTIME DEL COVID
“In questi giorni dedicati al loro ricordo, sono venuto qui per rivolgere un pensiero a tutti i defunti e tra di loro alle vittime del Coronavirus, ai tanti morti in solitudine”. Lo afferma il presidente della Repubblica Sergio Matarella dopo aver deposto una corona al cimitero di Castegnato, in provincia di Brescia, dove è stata rubata una croce in memoria dei caduti per il Covid.
“Ho scelto di farlo in questo cimitero dove è avvenuto il furto ignobile della croce posta a memoria delle vittime della pandemia”, ha affermato Mattarella, “Ricordare i nostri morti è un dovere che va affiancato a quello della responsabilità di proseguire nell’impegno per contrastare e sconfiggere questa malattia così grave, mettendo da parte partigianerie, protagonismi ed egoismi per unire le forze di tutti e di ciascuno, quale che sia il suo ruolo e le sue convinzioni, nell’obiettivo comune di difendere la salute delle persone e di assicurare la ripresa del nostro Paese”.
La lapide in ricordo delle vittime del Covid depositata al cimitero di Castegnato venne inaugurata il 6 settembre. Si tratta di una stele dedicata alla memoria delle vittime del Coronavirus, impreziosita da una croce in bronzo (1,60 x 0,90), opera dell’artista Ettore Calvelli. La croce, raffigurante le stazioni della via Crucis e donata tre anni or sono alla parrocchia del centro franciacortino da una benefattrice, è stata messa a disposizione dal parroco per la realizzazione del monumento.
Nella notte tra lunedì 7 settembre e martedì 8 settembre, la croce fu rubata dal cimitero da ignoti e, sinora, non è stata ritrovata. Il testo della lapide, ormai priva della croce, recita: ”Abbraccia quanti, nell’ultima ora, non abbiamo potuto confortare e anche noi perchè possiamo ritrovare consolazione e speranza”.
(da agenzie)
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Ottobre 20th, 2020 Riccardo Fucile
LA SAGGEZZA DEL PRESIDENTE: “OGNI AMBIENTE PRODUTTIVO LA FINISCA DI TRINCERARSI NELLA DIFESA DEI PROPRI INTERESSI, PRIMA VIENE L’INTERESSE NAZIONALE”
“Ciascuna Istituzione comprende che deve non attestarsi a difesa della propria sfera di competenza ma al contrario deve cercare collaborazione, coordinamento e raccordo positivo perchè soltanto il coro sintonico delle attività delle nostre Istituzioni può condurci a superare queste difficoltà ”.
Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante la cerimonia di consegna delle onorificenze ai cittadini che si sono distinti nell’emergenza Covid-19. Per il Capo dello Stato è anche “necessario che ogni ambiente produttivo o professionale eviti – come avverrà – di trincerarsi nella difesa del propria nicchia di interesse. Non vi sono interessi che possano essere tutelati se prima non prevale l’interesse generale di sconfiggere la pandemia”.
“Evitando contatti superflui, siamo chiamati a fornire il nostro contributo per evitare di ricadere nelle condizioni di marzo-aprile. Siamo chiamati ad una prova d’orgoglio”, ha aggiunto il Capo dello Stato.
“Sembra avvicinarsi una nuova fase di emergenza e questo richiede fiducia nella possibilità che il paese possa superarla. Questo momento difficile ci rammenta che quanto è avvenuto in passato non è stato una parentesi ma questa fase va affrontata con terapie, impegno, organizzazione sapendo che abbiamo maggior preparazione rispetto a marzo e aprile quando il fenomeno era sconosciuto. Dobbiamo affrontare questa fase con senso di responsabilità ma anche maggior fiducia”.
(da agenzie)
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Luglio 31st, 2020 Riccardo Fucile
“DA UE RISPOSTA STRAORDINARIA, ORA PROGRAMMA TEMPESTIVO E CONCRETO”
“Non entro nel dibattito politico, come è dovere di chi ricopre ruoli di garanzia”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella spiegando ai giornalisti di non poter rispondere a tutte le loro domande durante la cerimonia del Ventaglio.
La cautela sulla pandemia è un “richiamo prezioso e opportuno. C’è infatti la tendenza a dimenticare e a rimuovere esperienze sgradevoli. Forse non era immaginabile che la rimozione affiorasse cosi presto mente nel nostro Paese continuano a morire persone per il virus. E’ un motivo per non abbassare le difese”. “C’è un pericolo ancora attuale – ha ammonito – ci sono contagi e vittime”
“Esattamente 4 mesi fa – ha ricordato il Capo dello Stato – sono morti in un solo giorno oltre 800 concittadini. Non possiamo e dobbiamo rimuovere tutto questo, per rispetto dei morti, dei sacrifici affrontati dai nostri concittadini, con comportamenti che oggi ci permettono di guardare con maggiore fiducia. Altrove il rifiuto o l’impossibilità di quei comportamenti ha provocato o sta provocando drammatiche conseguenze”.
Mattarella è poi intervenuto sul delicato tema dell’istruzione. Uno “sforzo”, ha detto, per approntare “tutte le misure e le attrezzature” destinate alla scuola tenendo conto della non uniformita’ territoriale “dovrà essere fatto da tanti protagonisti della società e della politica”. “Ne va- aggiunge- della possibilità per le giovani generazioni di avere un futuro migliore e contribuire a futuro migliore”.
“E’ in gioco il futuro, un futuro che richiede determinazione. I nostri ragazzi hanno patito un anno di disagio. Il sistema Italia non può permettersi di dissipare altre energie in questo campo. Lo sviluppo della nostra società subirebbe un danno incalcolabile. L’apertura regolare delle scuole è un obiettivo primario. L’Italia deve raccogliere la sfida e deve essere fatto ogni sforzo”.
“Il mondo dell’informazione è stato interpellato dal virus e ha dato prova di esser stato al servizio dell’interesse generale e dei cittadini. Un ruolo di grande rilievo nel contrastare la pandemia. Un’opportunità forse inattesa che rilancia il ruolo del giornalismo. Ruolo opposto alle fabbriche della cattiva informazione, delle fake news. L’informazione professionale e di qualità è stata riconosciuta dai cittadini”.
“Chiusi nelle nostre case – ha ricordato il presidente della Repubblica – abbiamo pensato spesso che il dopo avrebbe dovuto essere necessariamente diverso. E’ una consapevolezza del bisogno di cambiamento che non riguarda solo la sfera personale ma che si registra nei rapporti tra Paesi diversi. Tutti esposti alla medesima fragilità . La risposta si è tradotta in esperienze di preziosa, reciproca solidarietà , e desidero ringraziare quei Paesi che hanno dimostrato amicizia all’Italia, così come ha fatto l’Italia”.
“L’ambito europeo – ha aggiunto – è la cornice entro cui collocare la sapiente difesa degli interessi dei nostri concittadini. In questo ambito noi italiani siamo chiamati a fare la nostra parte e a utilizzare le risorse nell’ambito di un programma tempestivo, concreto e efficace”.
“Le scelte del Consiglio europeo – ha sottolineato – hanno una portata straordinaria e manifestano un’ambizione di portata storica. Manifestano una consapevolezza: nessuno si salva da solo”. “E’ importante che questa nuova strada che l’Europa ha aperto non si richiuda in una visione miope” centrata “sugli aspetti piu’ contingenti ma che guardi al futuro . Vi è un’aspettativa ricca di fiducia”.
Le risorse, ma soprattutto “la qualità e le formule profondamente innovative” messe in campo dalle istituzioni comunitarie hanno una “portata straordinaria” e “hanno aperto la possibiità di una strada nuova alla integrazione europea”.
“Ora è importante che l’Europa non si rinchiuda in una visione miope che consideri solo gli effetti più contingenti della crisi ma guardi al futuro”. A sua volta, l’Italia è chiamata a varare un “programma tempestivo, concreto ed efficace di innovazione per recuperare le conseguenze negative della pandemia sul tessuto economico e sociale e avviare un consistente processo di crescita del nostro Paese. In questo è in gioco il futuro”.
(da agenzie)
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Luglio 24th, 2020 Riccardo Fucile
“CON QUESTI GRUPPI PARLAMENTARI, E’ LUNICO NOME CHE PUO’ RACCOGLIERE UNA MAGGIORANZA AMPIA”
E se alla fine si arrivasse ad un clamoroso Bis?
ll primo che da corpo all’ipotesi che da mesi gira sottotraccia nei Palazzi è Enrico Letta: “Vuoi — mi dice l’ex premier — un pronostico sul Quirinale? Vuoi il nome che nessuno osa pronunciare? Io te lo posso scrivere in un biglietto nero su bianco…”.
Letta si ferma, sorride, ovviamente sa che ho già capito quale nome ha in mente, ma fa una pausa e poi aggiunge: “Scommetterei qualcosa che alla fine andranno in ginocchio da Sergio Mattarella e gli chiederanno di fare un secondo settennato”.
Chi? “Ma tutti, ovviamente. Forse persino la Lega”.
Ovvio che nel 23 luglio in cui il presidente della Repubblica compie 79 anni, le parole di Letta suonino meglio di una torta di compleanno. E non tanto per l’inquilino del Colle, ma per gli italiani — di destra e di sinistra — che in queste ore lo possono festeggiare come uno dei presidenti più discreti e garantisti della storia repubblicana.
Letta non è tipo da sprecare parole, come è noto. E non è nemmeno un politico di quelli che ogni giorno costruiscono retroscena fantastici da distribuire ai giornalisti con il ciclostile. Se si espone, rivelando per primo quello che molti pensano, un motivo c’è. Mai come nelle prossime Quirinarie, infatti, il problema della rappresentanza politica impatta con quello della necessità di un accordo.
Il settennato di Mattarella come è noto scade nel 2022, ma le grandi manovre iniziano molto prima, sono già in corso. A partire da adesso tutto conta, ogni dettaglio: in primo luogo l’accordo con l’Europa che allontana lo spettro di una crisi anticipata, l’unica vera incognita che avrebbe fatto saltare gli attuali equilibri.
E allora ecco il ragionamento di Letta: “Con un altro Parlamento, ovviamente, tutti i giochi si azzererebbero, tutto si rimetterebbe in gioco — spiega l’ex premier — e ogni pronostico sarebbe impossibile. Ma in questa legislatura, e con questi gruppi parlamentari, non c’è dubbio che, a prescindere da tutti i nomi che inizieranno a circolare, quello di Mattarella è l’unico che può raccogliere una maggioranza ampia, più ampia di quella che lo ha eletto la prima volta”.
E i Cinque stelle? “Se un po’ ho imparato a capirli, in questi anni, potrebbero diventare proprio loro i primi sostenitori del bis”. Proviamo a spiegare il perchè del ragionamento di Letta.
Oltre alla consueta divisione tra destra e sinistra, infatti, il Parlamento del 2018 presenta due grandi anomalie rispetto alle previsioni e alle stime dei sondaggi di queste ore sul prossimo voto politico. In questo Parlamento il M5s è di gran lunga il primo partito sia alla Camera che al Senato. In questo Parlamento il peso di Salvini è quasi la metà di quello attuale, il peso di Forza Italia è quasi il doppio, quello della Meloni è addirittura meno di un terzo, quello del Pd più o meno tre punti superiore a quello del partito renziano, uscito — come è noto — con le ossa rotte dalle urne.
Questi numeri, dunque, dicono che la forbice di fluttuazione della maggioranza non è mai stata così alta e questo disvalore, paradossalmente, diventa un elemento stabilizzante.
Se il M5s fosse ancora al 33 per cento, per dire, spetterebbe tacitamente al partito di Rocco Crimi e a Luigi Di Maio l’onore di indicare un nuovo presidente. E se in virtù di questa scelta la maggioranza giallorossa si scomponesse sul Quirinale (anche se dal punto di vista costituzionale non esiste nessuna relazione) è evidente che ci sarebbe un contraccolpo politico immediato sul governo.
D’altra parte non può ripetersi quello che è accaduto sul Napolitano-bis, con un asse privilegiato Forza Italia-Pd che decide la nomination, sia perchè sono cambiate le leadership e un Nazareno è oggi lontano, sia perchè anche se individuassero un nome comune i due partiti non avrebbero i numeri per imporre una candidatura che raccolga almeno metà dei voti nell’assemblea elettiva.
Terza ipotesi. Esiste la possibilità di un presidente Gialloverde? In linea teorica, dal punto vista algebrico la risposta è ancora una volta si, dal punto di vista politico è assolutamente impossibile, dopo la rottura tra Salvini e Di Maio.
Questo asse politico avrebbe dunque potenzialmente i numeri per affermarsi, ma non la coesione politica: anche in questo caso un minuto dopo imploderebbe il governo. E soprattutto: visto che il contrario è impossibile, ce lo vedete Salvini a votare un candidato a Cinque Stelle?
Altra domanda. Esiste oggi un altro Stefano Rodotà , ovvero un nome che potrebbe mettere insieme una maggioranza giallorossa su un nome gradito al M5s? Se esiste deve essere ben nascosto, perchè è difficile individuarlo, non è tempo di Quirinarie, di innovazioni dirompenti del tipo Milena Gabanelli o Piercamillo Davigo.
Le fluttuazioni impazzite della politica in questi anni hanno esaltato il bisogno di stabilità del Colle. Ancora più difficile — poi — è che si verifichi il contrario e cioè che un candidato del Pd possa raccogliere una maggioranza aggregando i voti dei pentastellati: Dario Franceschini è da anni il più Quirinabile tra i dirigenti del Nazareno, ma quale contropartita potrebbe portare il M5s a votarlo? Stesso discorso per un altro candidato potenzialmente perfetto come Walter Veltroni. Non è in cima ai desiderata del M5s.
Ecco dunque che in questo scenario Mattarella diventa un bene-rifugio che fa quadrare ben tre cerchi: si porta dietro per trascinamento la maggioranza che lo ha votato, ma oggi è diventato un riferimento per il M5s (che solo due anni fa lo contestava).
Il Cursus honorum di Di Maio nelle istituzioni, prima nei panni di vicepremier, poi alla Farnesina, lo ha portato a stretto contatto istituzionale con il capo dello Stato. Allo stesso tempo Mattarella è centrista per vocazione e identità , ma è credibile come uomo di garanzia.
È popolare presso gli italiani (come dimostrano i sondaggi), è del tutto disinteressato per via dell’età , mai — in questi anni — ha creato strappi o ha cercato protagonismi, in questo è diventato l’interprete più fedele del ruolo arbitrale che i Costituenti immaginavano per l’inquilino del Colle.
È anche relativamente “giovane” (per la carica), se si pensa che alla fine degli eventuali sette anni del nuovo mandato sarebbe ancora meno anziano di quando Pertini fini il suo primo settennato. E che — in quell’ipotetico 2029 — sarebbe anche più giovane del giorno in cui Giorgio Napolitano iniziò il suo secondo mandato.
Se l’anno prossimo, sulla torta delle 80 candeline, qualcuno inizierà a scrivere la parola bis, dunque, sarà un bel regalo. Non per lui, però, non per il possibile bispresidente. Ma per noi italiani.
(da TPI)
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Luglio 14th, 2020 Riccardo Fucile
PREOCCUPAZIONE E INCREDULITA’ SUL DOSSIER AUTOSTRADE, SUL COLLE SI RESPIRA UNA CERTA INQUIETUDINE
Messaggi ne sono stati consegnati parecchi. E, con essi, suggerimenti, consigli, anche quando non richiesti. Anzi, nelle forme più riservate possibile, ultimamente si sono intensificati.
Perchè, di questi tempi, funziona così. Se a Sergio Mattarella venisse mai in mente di fare un’uscita pubblica su questo o quel tema dando un “titolo”, come si dice in gergo, rischierebbe di produrre l’effetto opposto in un’epoca in cui la comunicazione è sostitutiva della politica e un po’ tutti i leader populisti, dal premier giù pe’ li rami, sono piuttosto gelosi del centro della scena.
Però, al Quirinale non sono mancati e non mancano i modi per far sì che il famoso messaggio in bottiglia arrivi sulla sponda di Palazzo Chigi.
Da quelle parti non c’è solo Rocco Casalino, ma funzionari, capi delle segreteria, capi di gabinetto che hanno un’antica consuetudine istituzionale con Ugo Zampetti, la cui sapienza è un patrimonio della Repubblica, capace di ottenere ascolto anche col mutare delle stagioni politiche.
È chiaro il tentativo posto in essere di una discreta moral suasion, indirizzare senza intervenire, con la fatica di chi, sempre più spesso, percepisce, in un continuo accavallarsi di nodi che non si sciolgono, che l’inquilino di palazzo Chigi è disposto ad ascoltare, ma fino a un certo punto.
Chi ha una certa consuetudine col Colle ha registrato, complice anche la vicenda di Autostrade, un sentimento di crescente preoccupazione di Mattarella, ai limiti dell’incredulità per come la questione è gestita: l’uscita moralistica del premier, senza un’adeguata preparazione politica, il rischio di un contenzioso decennale che può costare alle casse dello Stato diversi miliardi, il problema del futuro dei settemila dipendenti e i potenziali danni per i risparmiatori.
Raccontare la “preoccupazione” del Quirinale può sembrare quasi una formula di rito, perchè chi vigila è preoccupato per definizione, soprattutto in tempi come questi.
Però la sensazione è che ci sia qualcosa di più. Per la prima volta si percepisce una certa inquietudine lassù, come se gli sforzi di collaborazione istituzionale non siano sufficienti a ricomporre un quadro che appare sempre più sfilacciato.
Nonostante l’impegno a puntellare, c’è il rischio che non basti, accompagnato quasi dalla sensazione di una certa inutilità nell’averlo fatto.
Certo, c’è Autostrade, ma poi ci sarà l’Ilva e Alitalia, o il Mes o il Recovery plan ancora da scrivere, insomma una sommatoria di problemi che si accavallano e un Governo che non ha più la presa sulle cose.
Perchè la verità è che finora Salvini ha retto il Governo, inteso come minaccia che incarnava, rappresentando un collante più forte di qualsiasi eccesso, sgrammaticatura, sbavatura. Adesso però il problema è più grande di Salvini e riguarda lo sfilacciamento del quadro proprio nel momento in cui sarebbero necessari coesione e determinazione.
Il discorso sul voto, come evidente fuor di propaganda, non c’è, perchè è impensabile che si possa celebrare proprio nei mesi cruciali della finanziaria e del negoziato sui fondi europei.
Però, può sembrare un paradosso, ma non lo è, proprio la mancanza di un’alternativa, sia essa politica sia elettorale, è un’aggravante, non un’attenuante dell’inquietudine quirinalizia.
Perchè il rischio di uno sfaldamento del Governo è innegabile e, con esso, l’eventualità che proprio Mattarella possa trovarsi in una situazione difficilmente gestibile, se la situazione dovesse imporre scelte che preferirebbe non compiere.
Scelte più facili a dirsi che a farsi, intese come soluzioni di emergenza in un Parlamento dove anche un salvatore della patria come Mario Draghi rischierebbe di trovarsi in balia delle logiche bizzarre degli attuali partiti con un programma di emergenza che, magari, mette in discussione quota cento o rimodula il reddito di cittadinanza.
È tutto qui il punto. Perchè, in caso di un loro fallimento, i partiti in definitiva possono dire che “la palla passa nelle mani del capo dello Stato”.
Il capo dello Stato, al contrario, non può passarla a nessuno. È solo davanti a una crisi che deve risolvere, senza alternative.
E torniamo così ai messaggi, ai suggerimenti, ai consigli senza clamore, all’alternativa che non c’è sperando che l’alternativa non sia il fragore della realtà .
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 18th, 2020 Riccardo Fucile
IL SENSO DEL MESSAGGIO DI MATTARELLA E’ UN “FATE PRESTO” SU TUTTI I FRONTI
La notizia non è tanto questo o quel passaggio sulle degenerazioni o sulle “gravi distorsioni” emerse dal caso Palamara oppure questo o quel passaggio di difesa della magistratura, della sua funzione e dei suoi anticorpi.
Repetita iuvant, ma in fondo Mattarella lo aveva già detto, anche con maggiore indignazione, sia dopo la prima sia dopo la seconda “ondata” di ascolti, che hanno squadernato, agli occhi dell’opinione pubblica, una questione morale nella magistratura, con i suoi intrecci correntizi e le sue commistioni opache con la politica.
Il senso del discorso del capo dello Stato, nel corso della cerimonia per ricordare i magistrati uccisi dalla mafia e dal terrorismo — esempio di “fedeltà ” repubblicana che cozza con la fedeltà correntizia dei casi in questione – è, se lecito, il tormento.
Il tormento di un uomo delle istituzioni che, pur consapevole delle implicazioni di questa crisi, è altresì consapevole dei suoi limiti e non intende valicarli, con una risposta eccezionale all’eccezione che snaturerebbe la natura della sua funzione: “Si odono – questo il passaggio – talvolta esortazioni, rivolte al Presidente della Repubblica, perchè assuma questa o quell’altra iniziativa, senza riflettere sui limiti dei poteri assegnati dalla Costituzione ai diversi organi costituzionali e senza tener conto di essi”.
Non è forzato scorgervi un salto di qualità , in questa tenaglia tra preoccupazione crescente e senso del limite.
Perchè la questione è squadernata e riguarda la delegittimazione che investe la magistratura italiana, in un quadro in cui, di fronte all’intreccio tra toghe e politica che emerge dallo scandalo Palamara, nè la politica, nel suo complesso, nè la magistratura, hanno mostrato una consapevolezza e una capacità reattiva.
A fronte cioè di questa assillante urgenza è altresì squadernata l’assenza di un’azione tempestiva e determinata che tuteli e rilegittimi la magistratura agli occhi degli italiani, evitando che, nella propaganda politica e nel senso comune, venga buttato via assieme all’acqua sporca delle degenerazioni anche il bambino, e cioè l’ordinamento giudiziario nel suo complesso.
Ecco il punto, più volte gli appelli alla riforma del Csm sono caduti nel vuoto, e con essi la sollecitazione a uno scatto istituzionale.
Chiedere al capo dello Stato di dettare o imporre una riforma al Csm e al Parlamento equivale a invocare una “supplenza”, all’interno di un quadro in cui il presidente del Consiglio non mai avvertito la necessità di un discorso alle Camere, così come i presidenti dei due rami del Parlamento, nè le singole forze politiche.
Neanche quelle che, quando al Colle abitava un capo dello Stato “supplente” della politica, ne denunciavano l’attitudine monarchica o minacciarono l’impeachment quando l’attuale esercitò le sue prerogative al momento della formazione del governo. È un punto molto delicato il rispetto, scelto da Mattarella, di questo confine che poi rappresenta l’essenza del suo settennato parlamentarista in tempi di populismo.
La rinuncia cioè a pilotare politicamente la crisi, indirizzandola di fronte al paese oltre la moral suasion, pur ravvisandone tutti i fondamentali.
È evidente che, nella cerimonia odierna, c’è tutta la consapevolezza che la questione giudiziaria è a un bivio, sottolineato nell’intervento-denuncia del vicepresidente Ermini verso chi “insudicia il proprio ruolo con pratiche da faccendiere”.
Così come è evidente la consapevolezza che siamo arrivati a uno snodo delicato della questione sociale, che impone quella “concretezza” negli atti di governo, sottolineata dal capo dello Stato nel primo giorno degli Stati Generali e ribadita con l’invito a dare risposte rapide sui fondi europei, nel corso del pranzo odierno col premier i ministri alla vigilia del Consiglio europeo.
È un “fate presto” il senso del messaggio, su tutti i fronti, che reca in sè il timore che tra un po’ sarà troppo tardi.
Messaggio che in fondo è rassicurante, che poggia in un caso sulla fiducia che magistratura sia ancora in grado di autoriformarsi perchè il corpo nel suo complesso è sano, al netto delle degenerazioni, e che il governo, nell’altro caso, sia in grado di fare le riforme scuotendosi dall’immobilismo.
Rassicurante, in definitiva, nei confronti della politica nel suo insieme cui viene ancora concesso un credito sulla propria capacità di correggersi.
Se così non fosse, e fosse già troppo tardi, quel tormento e quel rispetto del limite assumerebbero un carattere drammatico perchè, anche a volerlo oltrepassare, i margini sarebbero assai più stretti.
(da “Huffingtonpost”)
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Giugno 3rd, 2020 Riccardo Fucile
INFERMIERI, MEDICI, VOLONTARI, FORZE DELL’ORDINE: CITTADINI CHE ONORANO IL NOSTRO PAESE
Sergio Mattarella ha deciso di premiare con l’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica gli “eroi del Covid”, un “primo gruppo” di persone – infermieri, medici, volontari, professori, uomini delle forze dell’ordine – che si sono distinte nella fase di emergenza.
“Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto insignire dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica un primo gruppo di cittadini, di diversi ruoli, professioni e provenienza geografica, che si sono particolarmente distinti nel servizio alla comunità durante l’emergenza del coronavirus. I riconoscimenti, attribuiti ai singoli, vogliono simbolicamente rappresentare l’impegno corale di tanti nostri concittadini nel nome della solidarietà e dei valori costituzionali” si legge in un comunicato del Quirinale.
Annalisa Malara e Laura Ricevuti, rispettivamente, anestesista di Lodi e medico del reparto medicina di Codogno, sono le prime ad aver curato il paziente 1 italiano.
Maurizio Cecconi, professore di anestesia e cure intensive all’Università Humanitas di Milano, è stato definito da Jama (il giornale dei medici americani) uno dei tre eroi mondiali della pandemia.
Mariateresa Gallea, Paolo Simonato, Luca Sostini sono i tre medici di famiglia di Padova che volontariamente si sono recati in piena zona rossa per sostituire i colleghi di Vo’ Euganeo messi in quarantena.
Don Fabio Stevenazzi del direttivo della Comunità pastorale San Cristoforo di Gallarate (VA) è tornato a fare il medico presso l’Ospedale di Busto Arsizio.
Fabiano Di Marco, primario di pneumologia all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo ha raccontato la tragica situazione della città e dell’ospedale.
Monica Bettoni, ex senatrice e sottosegretaria alla Sanità , medico in pensione, ha deciso di tornare in corsia a Parma.
Elena Pagliarini è l’infermiera di Cremona ritratta nella foto diventata simbolo dell’emergenza coronavirus. Positiva, è guarita.
Marina Vanzetta, operatrice del 118 di Verona, ha soccorso una anziana donna e le è stata accanto fino alla morte.
Giovanni Moresi, autista soccorritore di Piacenza Soccorso 118, ha offerto una testimonianza del ruolo degli autisti soccorritori del 118.
Beniamino Laterza, impiegato presso l’Istituto di vigilanza “Vis Spa” e presta servizio nell’ospedale Moscati di Taranto, presidio Covid.
Del team presso l’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma — struttura di eccellenza della sanità pubblica fanno parte:
Maria Rosaria Capobianchi, a capo del team che ha contribuito a isolare il virus
Concetta Castilletti, responsabile della Unità dei virus emergenti.
Francesca Colavita, Fabrizio Carletti, Antonino Di Caro, Lucia Bordi, Eleonora Lalle, Daniele Lapa, Giulia Matusali, biologi
Nel team di ricerca dell’ospedale Sacco e dell’Università degli Studi di Milano, poli di eccellenza nell’ambito del sistema sanitario e di ricerca nazionale:
Claudia Balotta a capo del team, ora in pensione. Nel 2003 aveva isolato il virus della Sars.
Gianguglielmo Zehender, professore associato.
Arianna Gabrieli, Annalisa Bergna, Alessia Lai, Maciej Stanislaw Tarkowski ricercatori
Ettore Cannabona, Comandante della Stazione dei Carabinieri di Altavilla Milicia (Palermo), ha devoluto in beneficenza l’intero stipendio mensile.
Bruno Crosato in rappresentanza degli Alpini della Protezione civile del Veneto che hanno ripristinato in tempi record 5 ospedali dismessi della regione.
Mata Maxime Esuite Mbandà , giocatore per il Zebra Rugby Club e per la nazionale italiana, volontario sulle ambulanze per l’Associazione Seirs Croce Gialla di Parma.
Marco Buono e Yvette Batantu Yanzege della Croce Rossa Riccione hanno risposto all’appello della Lombardia che chiedeva aiuto a medici e personale con ambulanze.
Renato Favero e Cristian Fracassi, il medico che ha avuto l’idea di adattare una maschera da snorkeling a scopi sanitari e l’ingegnere che l’ha realizzata
Concetta D’Isanto, addetta alle pulizie in un ospedale milanese. Fa parte di quella schiera di lavoratori che ha permesso alle strutture sanitarie di andare avanti nel corso dell’emergenza.
Giuseppe Maestri, farmacista a Codogno, ogni giorno ha percorso cento km per recarsi in piena zona rossa.
Rosa Maria Lucchetti, cassiera all’Ipercoop Mirafiore di Pesaro, ha lasciato una lettera agli operatori 118 donando loro anche tre tessere prepagate di 250 euro
Ambrogio Iacono, docente presso l’istituto professionale alberghiero Talete di Ischia. Positivo, ricoverato al Rizzoli di Lacco Ameno, ha continuato a insegnare a distanza nei giorni di degenza.
Daniela Lo Verde, preside dell’istituto “Giovanni Falcone” del quartiere Zen di Palermo, ha lanciato una campagna di raccolta fondi per regalare la spesa alimentare ad alcune famiglie in difficoltà . Suo l’appello per recuperare pc e tablet per consentire ai suoi allievi di seguire le lezioni a distanza.
Cristina Avancini, l’insegnante di Vicenza che nonostante il contratto scaduto non ha interrotto le video-lezioni con i suoi studenti.
Alessandro Santoianni e Francesca Leschiutta, direttore della casa di riposo della Parrocchia di San Vito al Tagliamento (PD) e coordinatrice infermieristica che, insieme agli altri dipendenti, sono rimasti a vivere nella struttura per proteggere gli anziani ospiti.
Piero Terragni, imprenditore di Bellusco (Monza e Brianza), in seguito alla morte di un dipendente, Erminio Misani, che lasciava la moglie e tre figli, ha assunto la moglie Michela Arlati.
Riccardo Emanuele Tiritiello, studente dell’istituto Paolo Frisi di Milano. Con il padre e il nonno hanno cucinato gratuitamente per i medici e gli infermieri dell’ospedale Sacco.
Francesco Pepe, quando ha dovuto chiudere il suo ristorante a Caiazzo di Caserta ha preparare pizze e biscotti per i poveri e gli anziani in difficoltà , organizzando una raccolta fondi per l’ospedale di Caserta.
Irene Coppola ha realizzato, a sue spese, migliaia di mascherine. Ha aiutato una associazione per sordi inventando una mascherina trasparente per leggere il labiale.
Alessandro Bellantoni con il proprio taxi ha fatto una corsa gratis di 1.300 km per portare da Vibo Valentia all’ospedale Bambin Gesù di Roma una bambina di tre anni per un controllo oncologico.
Mahmoud Lufti Ghuniem, in Italia dal 2012, fa il rider. Si è presentato alla Croce Rossa di Torino con uno stock di mille mascherine acquistate di tasca sua.
Daniele La Spina in rappresentanza dei giovani di Grugliasco al servizio della città di Torino che hanno portato prodotti di prima necessità a chi ne ha bisogno, in particolare agli anziani soli.
Giacomo Pigni, volontario dell’Auser Ticino-Olona ha coinvolto una ventina di studenti che hanno iniziato a fare chiamate di ascolto per dare compagnia alle persone sole.
Pietro Floreno, malato da oltre dieci anni di Sla ha comunicato di voler mettere a disposizione della ASL, per i malati di coronavirus, il suo ventilatore polmonare di riserva.
Maurizio Magli, in rappresentanza dei 30 operai della Tenaris di Dalmine che, quando è arrivata la commessa per la produzione di 5mila bombole nel minor tempo possibile, hanno volontariamente continuato a lavorare.
Greta Stella, fotografa professionista, volontaria presso la Croce Rossa di Loano (Savona), ha realizzato un racconto fotografico dell’attività quotidiana dei volontari.
Giorgia Depaoli, cooperante internazionale e si dedica in particolare alla difesa dei diritti delle donne. Ha subito dato la sua disponibilità alla piattaforma “Trento si aiuta” .
Carlo Olmo,ha contribuito nel rifornire gratuitamente Comuni e strutture sanitarie del Piemonte di mascherine, guanti, camici.
Maria Sara Feliciangeli, fondatrice dell’Associazione Angeli in Moto, insieme ai suoi amici motociclisti si è impegnata per consegnare i farmaci a domicilio alle persone con sclerosi multipla.
(da agenzie)
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