L’ITALIA VISTA DALLO SPAZIO: IL DISCORSO DI MATTARELLA
“SIAMO MEGLIO DI QUEL CHE CREDIAMO”… L’EMERGENZA E’ TERMINATA, GRETA E SARDINE COME PARADIGMA, UN INVITO AL GOVERNO A FARE UN PASSO AVANTI
Insomma, non siamo poi così male. E, comunque, meglio di come siamo soliti raccontarci o di come veniamo rappresentati nella narrazione dominante: un paese ripiegato su se stesso, che indugia sul negativismo, pieno di rabbia e di cattivi sentimenti.
L’Italia è invece un paese dove ci sono ricchi giacimenti di speranza, esempi positivi, “tessere preziose di un mosaico”. È questo il senso del discorso di fine anno di Sergio Mattarella: discorso asciutto, diretto, moderno, nella misura in cui parla dritto al paese — perchè no: al suo cuore e alla sua pancia — senza passare per il Palazzo, parlando alla politica di sè.
L’artificio retorico è guardare l’Italia attraverso “una foto dallo spazio”, “allargando lo sguardo oltre il consueto”. Osservandola bene, si scorgerà la fiducia che all’estero e in Europa — già : l’Europa – ripongono per la nostra storia e la nostra identità , “sinonimo di sapienza, genio, armonia, umanità ”; soffermandosi ancora si registrerà “una grande apertura verso di noi, un forte desiderio di collaborazione e simpatia nei confronti del nostro popolo”, e — attenzione — per la sua “capacità di rispetto, dialogo, politica di pace”.
E si vedranno ovunque esempi di un paese “dell’altruismo e del dovere”. Un paese dove il sindaco di Rocca di Papa ha sacrificato la propria vita per mettere in salvo da un incendio i dipendenti del suo Municipio. O dove due mesi fa, vicino Alessandria, tre Vigili del Fuoco sono rimasti vittime dell’esplosione di una cascina, provocata per truffare l’assicurazione.
Ecco, sono le immagini di un’Italia buona, assai diverse dalle istantanee del cattivismo che inondano i social, o dalle dosi di veleno che vengono quotidianamente instillate nel dibattito pubblico dai professionisti del rancore e dagli impresari della paura, che sulla paura hanno costruito potenti fatturati elettorali.
A proposito, gli auguri sono rivolti a tutti “quanti il nostro Paese ospita”, non prima gli italiani degli altri. Il senso politico, molto politico del messaggio è il valore dell’esempio di quella “Italia, spesso silenziosa, che non hai smesso di darsi da fare”, che va avanti con “spirito e atteggiamento di reciproca solidarietà ”, capace di essere comunità , nell’era della disgregazione egoistica. “Insieme” è la parola chiave, che, dicevamo, è l’opposto di ‘prima l’uno poi l’altro”.
La novità è il tono complessivo. Che indica la necessità di uno scatto in avanti.
L’anno scorso il messaggio di fine anno, con l’elogio dei buoni sentimenti, fu una potente “contro-narrazione” al salvinismo imperante e all’Italia dell’odio e del rancore fotografata dallo scorso rapporto del Censis.
Quest’anno prevale l’indicazione di orizzonti positivi, l’esortazione all’ottimismo, la volontà contro la retorica stanca del declino. Non è un caso che resta innominata la parola “immigrazione”, per consapevole scelta. E nella convinzione che la normalità si ripristina senza esasperare i toni, e senza drogare l’argomento, rendendolo il centro di gravità della discussione politica.
In questo cambio di paradigma, che comunque poco piacerà ai sovranisti perchè rappresenta l’opposto valoriale, c’è, con prudenza, senza clamori, e con antica sapienza morotea, l’invito — a tutti, anche al governo — a un cambio di passo, dando respiro alla propria azione, prospettiva e, perchè no, un’agenda concreta.
Che cosa è questa pacata sollecitazione se non il sottolineare come, per promuovere la fiducia, sia “decisivo il buon funzionamento delle pubbliche istituzioni”? E cosa è se non un suggerimento a chi ha responsabilità istituzionali e di governo, ricordare che tutto questo è “possibile solo assicurando decisioni adeguate, efficaci e tempestive sui temi della vita concreta dei cittadini”? Non è un monito, ma un caloroso invito alla consapevolezza che “la democrazia si rafforza se le istituzioni tengono viva una ragionevole speranza”.
Temi concreti, dicevamo, declinati con modernità di chi, dal Colle più alto, ha aperto le finestre al vento nuovo che soffia nel paese, e non solo nel nostro. Non solo la solita attenzione al lavoro che non c’è o al perdurante divario tra Nord e Sud, ma la questione ambientale, “avvertita dalle giovani generazione meglio che dagli adulti”. Insomma Greta e Sardine, col loro bisogno di una politica che bandisca “aggressività , prepotenze, meschinità , lacerazioni”.
Come vedete, di politica ce n’è tanta, attraverso un denso e potente richiamo ai valori dell’Italia buona.
Sentite questo passaggio: “Un’associazione di disabili mi ha donato per Natale una sedia. Molto semplice, ma che conserverò con cura perchè reca questa scritta: ‘Quando perdiamo il diritto di essere differenti, perdiamo il privilegio di essere liberi’”. Una certa idea dell’Italia, si sarebbe detto una volta. In fondo un’anima da incarnare nel paese c’è. Buon anno.
(da “Huffingtonpost”)
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