Dicembre 25th, 2019 Riccardo Fucile
MILLE VOLONTARI, 50 PRANZI IN DIVERSE ZONE DELLA CITTA’, 8000 LE PERSONE INDIGENTI ASSISTITE
25 pranzi in città e 400 persone nella basilica dell’Annunziata per il tradizionale pranzo di
Natale che tutti gli anni la comunità di Sant’Egidio offre ai poveri e agli homeless.
Al pranzo di oggi ha portato un saluto il card.Angelo Bagnasco.
Grazie anche da parte del cardinale per “la vicinanza che vedo in questa basilica e che si svolge in tanti altri luoghi di Genova. Oggi, che è Natale, la vedo in modo particolare ma so che continua lungo tutto l’anno”.
“In un mondo difficile come il nostro – ha ricordato Andrea Chiappori, responsabile della Comunità in Liguria – i pranzi di Natale di Sant’Egidio sono segno di contraddizione, speranza e al tempo stesso possibilità per tutti quelli che non vogliono rassegnarsi a un mondo pieno di solitudine e tristezza. Mettere i più deboli e fragili al centro è un bene per tutti”.
Un impegno che dura tutto l’anno non solo a Natale. “Sono tutte situazioni che noi conosciamo persone che frequentiamo e con cui ci accompagniamo tutto l’anno. Indirizziamo ognuno al suo pranzo, dove troverà persone che conosce, un tavolo con un posto con il suo nome, invitiamo uno per uno. Così come il regalo che facciamo, che è personalizzato, come in ogni famiglia succede”
(da agenzie)
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Dicembre 11th, 2019 Riccardo Fucile
IL CALO DEL 60% DEL TASSO DI POVERTA’ NON ESISTE NEI DATI INPS
Numeri fantasiosi, al limite della propaganda, e dove trovarli. Qualche giorno fa il Movimento 5 Stelle ha esultato sui social facendo tirare un sospiro di sollievo a molti italiani: il reddito di cittadinanza sta funzionando e a dirlo sono i dati dell’Inps.
E si parla di cifre citate dal presidente dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, Pasquale Tridico, che ha parlato di un calo del 60% del tasso di povertà .
Un numero elevatissimo che giustificherebbe anche quel pugno alzato verso il cielo di Palazzo Chigi (scena reale di un inizio autunno 2018). Ma l’abolizione povertà non è così come viene raccontata.
A svelare l’inesistenza di quel numero così consistente è stato il giornalista de Il Foglio Luciano Capone che ha scartabellato tra i rapporti dell’Inps facendo un’amara sorpresa. Quel -60% non esiste. Da nessuna parte.
Numeri straordinari, dunque. Ma c’è stata davvero l’abolizione povertà in Italia? Quei numeri sono reali?
Sta di fatto che il Movimento 5 Stelle ha deciso di prenderli per buoni così come sono, senza verificare a fondo la realtà e postando sui social immagini trionfanti in cui si parla degli effetti del reddito di cittadinanza dopo i suoi primi sei mesi di esistenza.
Combattere è già un primo passo, ma la battaglia deve mostrare numeri reali.
Luciano Capone, con un lungo thread su Twitter e con un articolo pubblicato su Il Foglio, ha spiegato bene perchè i conti non tornino da nessuna parte.
Nessun documenti ufficiale dell’Inps, infatti, riporta quel dato che darebbe adito all’abolizione della povertà .
Un lavoro di verifica che Luciano Capone ha fatto, confermando come quei dati siano inesatti, inesistenti o comunque molto fantasiosi.
Stime approssimative che parlano per valore assoluto, senza tenere conto di chi, come e quando abbia percepito il reddito di cittadinanza negli ultimi mesi.
Insomma, si parla di platea (quindi plausibile o possibile) senza alcun altro dato reale e tangibile.
L’abolizione povertà è, dunque, lontana dall’avvenire. Nonostante parole del presidente Inps che ha fatto il tifo per il reddito di cittadinanza.
Quel dato, -60%, non è reale.
(da agenzie)
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Novembre 23rd, 2019 Riccardo Fucile
ACCADE NELLA GENOVA LEGHISTA DOVE SI FA LA GUERRA AI POVERI
Un migrante di 27 anni è stato multato per 75 euro dalla polizia locale, intervenuta – come si legge nel verbale – su segnalazione, mentre sostava davanti a un supermercato a Bolzaneto, come ogni giorno, cercando di raccogliere qualche spicciolo dai passanti. La multa è per accattonaggio molesto.
La storia è raccontata da Genova24.
Sconcertato Federico Romeo, presidente del Municipio della Valpolcevera. “Se salutare educatamente le persone, aiutare gli anziani a portare la spesa e regalare sempre un sorriso a tutti significa praticare accattonaggio molesto o offendere la pubblica decenza, allora mi interrogo su quale sia la vera funzione del servizio pubblico e cosa si intenda per legalità “, dice.
“Quel ragazzo è conosciuto da tutti – spiega Romeo – è estremamente educato, aiuta le persone con le borse della spesa senza essere insistente, non ci è mai giunta notizia di lamentele”.
Il 27enne viene seguito da una comunità della vallata, ha un regolare permesso di soggiorno e possiede tutti i documenti d’identità che ha fornito agli agenti.
Sul caso è intervenuta la sezione genovese di Italia In Comune. “Sottolineiamo come lo stesso Capo dello Stato, interpellato da un ricorso avviato da alcune associazioni per un caso simile, non solo lo avesse accolto, ma avesse precisato che un sindaco non può colpire con provvedimenti punitivi chi si limita a chiedere l’elemosina senza molestare nessuno”, dice Cristina Bicceri stigmatizzando l’atteggiamento di quei sindaci che “anzichè preoccuparsi di combattere la povertà , sanzionano i poveri, attraverso ordinanze che dovrebbero utilizzare per ben altre finalità , e non certo per colpire gli indigenti”.
(da agenzie)
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Ottobre 27th, 2019 Riccardo Fucile
COME AVEVAMO DENUNCIATO: UNA MISURA INUTILE E VERGOGNOSA PER UMILIARE CHI CERCA NEI RIFIUTI QUALCOSA CON CUI CAMPARE… E ORA IL M5S DENUNCIA IL COMUNE ALLA CORTE DEI CONTI PER DANNO ERARIALE DA ATTIVITA’ DI POLIZIA
Due multe pagate su 217 emesse, per un’entrata di un centinaio di euro in oltre due anni.
Sono il topolino partorito dalla norma del comune di Genova, voluta dalla giunta del sindaco leghista Marco Bucci, che punisce chi fruga nei cassonetti in cerca di cibo.
Già dal 2011 l’articolo 28, comma 1 del regolamento di polizia urbana prevede una sanzione di 200 euro per chi bivacca in luogo pubblico, applicata per la prima volta lo scorso luglio a un senzatetto che dormiva sotto i portici del centro.
A marzo 2018, la maggioranza di centrodestra ha “aggiornato” il testo inserendo una multa anche per chi “deturpa il suolo pubblico con rifiuti solidi urbani, indebitamente prelevati dai contenitori”: pena prevista, in questo caso, 50 euro.
Ma com’era prevedibile l’efficacia è risultata quasi nulla, con meno dell’1% di sanzioni riscosse da luglio 2017 a oggi.
Tanto che pure l’assessore leghista alla Sicurezza Stefano Garassino, il principale sponsor della guerra ai clochard (“Il primo che mi chiede l’elemosina lo prendo a calci nel sedere”, dichiarò in pubblico), ha dovuto ammettere il fallimento: “Da questi dati risalta che, in quanto rivolti a nullatenenti, la maggior parte dei verbali non venga pagata, riducendo in pratica l’intervento a un richiamo della persona che compie questi atti”, ha scritto in risposta a un’interrogazione del consigliere comunale M5S Stefano Giordano.
Che da parte sua ha presentato alla Corte dei conti un esposto per danno erariale, con riferimento sia all’attività degli agenti municipali, sia a quella degli uffici giudiziari.
Già , perchè per ogni persona sorpresa a rovistare la polizia è tenuta non solo a notificare la multa, ma anche a segnalare in Procura la notizia di reato con l’ipotesi di furto.
E poco importa che i pm genovesi finora abbiano sempre chiesto l’archiviazione: un fascicolo viene aperto e tanto basta, secondo Giordano, a integrare uno spreco di denaro pubblico.
“L’esposto è rimasta l’unica mossa possibile dopo che la giunta ha rifiutato ogni tipo di confronto”, dice il consigliere pentastellato a Ilfattoquotidiano.it. “Dopo appena una settimana dalla modifica del regolamento al sindaco sono state consegnate 10mila firme contrarie, che ha ignorato. Ad aprile abbiamo presentato una mozione per chiedere di modificare la delibera, bocciata col voto unanime dei gruppi di maggioranza, e a luglio, dopo il caso del clochard multato, un’interrogazione rimasta senza risposta. Eppure sappiamo per certo che anche ad alcuni assessori questa norma non va giù, perchè, oltre ad essere inutile, è un pessimo esempio per tutti. Va contro la Costituzione e i più basilari principi di civiltà , e dimostra che per Bucci gli spot vengono prima della sostanza. Con tutto quello che potrebbero fare agenti e magistrati, è davvero necessario metterli a perseguire chi fruga nei cassonetti?”, si chiede.
“È del tutto evidente che lo spiegamento di forze che comporta l’emissione di ben 217 verbali non è giustificato da quanto riscosso con l’attività sanzionatoria — scrive il consigliere Giordano nell’esposto ai magistrati contabili — In più, queste multe rischiano di essere controproducenti per la risocializzazione dei clochard sanzionati, dal momento che i pochi di loro che riescono a trovare un’occupazione preferiscono, di fronte alla prospettiva di subire azioni esecutive forzose, rimanere nullatenenti e sprovvisti di un lavoro regolare”.
“Non è un’iniziativa di bandiera, ma crediamo davvero che i soldi dei cittadini genovesi dovrebbero essere impiegati meglio — commenta — E insieme ai nostri avvocati abbiamo ritenuto che ci fossero gli estremi per ipotizzare un danno erariale. Speriamo sia un modo per mettere la giunta di fronte alle sue responsabilità ”.
(da “il Fatto Quotidiano”)
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Settembre 27th, 2019 Riccardo Fucile
GINO E LISA, I PROPRIETARI, RIPONGONO UNA BUSTA PIENA DEL PANE INVENDUTO ALL’ESTERNO DEL NEGOZIO A DISPOSIZIONE DELLE PERSONE MENO ABBIENTI
Una bellissima iniziativa quella intrapresa da due commercianti di Ercolano, nella provincia di Napoli, che offrono pane e altri prodotti da forno che restano invenduti nel corso della giornata alle persone meno abbienti.
È l’idea di Gino e Lisa, proprietari del forno Super Pane, che sorge in via IV Novembre: ogni sera, i due ripongono una busta piena di pane, panini, focacce e altri prodotti all’esterno dell’esercizio commerciale, mettendoli così a disposizione di chi, per motivi economici, non può permettersi di provvedere al loro acquisto.
“Come sempre, tutte le sere, dalle 21:30 in poi da Super Pane in via IV Novembre trovate sempre qualcosa per tutte le persone meno abbienti, con il pane gratuito a vostra disposizione. Mi raccomando, abbiate rispetto per tutti, ambiente e soprattutto non siate ostinati, prendete quello che vi serve e lasciate un po’ di pane anche a chi ne ha bisogno. Buona notte a tutti” scrivono i due commercianti sulla pagina Facebook dell’esercizio commerciale.
Tantissimi i commenti dei cittadini, che si complimentano con i due commercianti per la bellissima iniziativa messa in piedi.
“Sappiamo cosa vuol dire per molte persone avere difficoltà a mettere un piatto a tavola. E così, dopo la chiusura dell’attività , la sera, mettiamo fuori delle buste con pane e altri prodotti da forno che non abbiamo venduto, a disposizione di chi ha bisogno” spiega Gino, da sempre impegnato in attività di volontariato, per il quale buttare il pane invenduto ogni sera sarebbe un peccato.
(da Fanpage)
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Luglio 29th, 2019 Riccardo Fucile
VIAGGIO TRA I SENZATETTO DI MILANO CON I VOLONTARI CHE NON VANNO IN FERIE… LA MANCANZE DI STRUTTURE E I KIT DI SOCCORSO… A LORO IL REDDITO DI CITTADINANZA NON SPETTA
Sono le dieci del mattino e l’asfalto di Milano inizia già a bruciare. Il termometro segna 36 gradi e il
picco di calore non è ancora arrivato.
Negli uffici, nelle case, i condizionatori funzionano a pieno regime: l’ultimo blackout, a fine giugno, ha paralizzato mezza città . Ma è un’opzione su cui non può contare chi vive per strada. Che boccheggia.
Si cerca fresco, tra gli invisibili, come il caldo a dicembre, e non solo a Milano. L’allarme lanciato dalla Protezione civile e dalle associazioni di volontariato è per 50mila senza tetto in tutta Italia a rischio malori, in queste ore. Sotto la Madonnina la Stazione Centrale è fra i luoghi più gettonati, con le sue arcate e i portici. La benedetta ombra.
Seduto sui gradini che portano ai binari c’è Ivan. Prova a mimetizzarsi tra turisti e viaggiatori, sfoggia un paio di occhiali da sole e l’atteggiamento di chi aspetta un treno. Se non fosse per i vestiti, ridotti a uno straccio, potrebbe anche sperare di ingannare qualcuno.
«Sono qui per il caldo. In Centrale riesco almeno a respirare e la notte posso dormire qualche ora, anche se le zanzare mi mangiano vivo».
Ha 50 anni e viene da Firenze: «I miei sono morti e i soldi sono finiti. Non saprei dove altro andare».
Un’altra delle oasi nel deserto africano di Milano in questi giorni è il sottopassaggio di viale Lunigiana. Omar ha costruito il su rifugio di cartoni tra due dei pilastri che sorreggono la ferrovia. Viene dal Chad ed è arrivato su un barcone tre anni fa. Il mare, coi suoi incubi, è lontano anni luce. Documenti? «Nessuno». Un altro escluso dal circuito dell’accoglienza a causa delle recenti mosse del governo.
È sudatissimo «ma qui sotto si sta un po’ più freschi — assicura —, meglio lo smog del caldo ». Vive e dorme sull’asfalto, a pochi metri dal via vai dei filobus. L’aria è irrespirabile, l’odore al limite della sopportazione e con il calore peggiora. Ha 30 anni ma ne dimostra almeno dieci di più, se non altro per la totale mancanza degli incisivi superiori. «La sera dormo sempre qua, perchè è comunque più fresco. E almeno qualcuno viene a darmi una mano».
Ad aiutarlo sono i volontari del Progetto Arca, in partenza per la loro ronda settimanale con l’Unità di strada. Obiettivo: aiutare i dimenticati, come sempre.
E, ieri sera, consegnare il kit per l’emergenza caldo. Se lo sono inventati quest’anno. È un corrispettivo di quello invernale, che entra in maniera strutturale al fianco delle altre iniziative della Onlus.
Gli operatori lo preparano nel magazzino di via Sammartini, un locale concesso da Grandi stazioni da almeno 4 anni proprio vicino alla Centrale. Lì vengono smistati anche i pacchi alimentari, destinati non solo a Milano, ma anche a Roma e Napoli.
Un giovane volontario del Progetto Arca consegna un succo di frutta fresco a un senza fissa dimora nel centro di Milano, ieri ancora tra le città da bollino rosso per le temperature da record. L’afa, e la mancanza di ricoveri attrezzati d’estate, mettono a rischio i clochard
Il kit è pieno di oggetti di uso quotidiano, in grado di fare la differenza per chi ha perso tutto ed è costretto ad affrontare questo caldo africano. Il necessario è contenuto in uno zainetto blu: in un astuccio c’è tutto quello che serve per curare l’igiene personale (uno shampoo, un bagnoschiuma, uno spazzolino). E ancora fazzoletti, salviette umidificate, una saponetta e un pettine. Poi c’è l’acqua, ovviamente, qualche succo di frutta e delle barrette energetiche. Un cambio (slip e maglietta) e un antizanzare spray.
Tutto viene acquistato dall’associazione grazie alle donazioni oppure donato dal banco alimentare della Lombardia. E quando arriva nelle mani di chi ha bisogno sembra Natale: gli occhi lucidi, il sorriso.
C’è anche chi non dice niente, e semplicemente se ne va. Ma il kit se lo porta via, e questo basta ai volontari. I ragazzi di Progetto Arca escono ogni sera, dal lunedì al giovedì, riuscendo a coprire tutte le zone di Milano.
Si parte alle nove con un unità mobile composta da otto persone. «A noi basta fare un pezzetto di strada sotto il sole per arrivare a casa distrutti. La notte tutto il calore dell’asfalto ti arriva su e per chi vive all’aperto è un inferno — spiega Alice Giannitrapani, responsabile del volontariato —. Milano offre molto in termini di assistenza, ma ti lascia anche molto solo perchè è una città che in estate si svuota. Organizzando le unità mobili di agosto riusciamo a coprire tutto il periodo».
Già , perchè il problema è che la maggior parte delle strutture di accoglienza che offrono posti per l’inverno non sono a disposizione per la stagione estiva. Mentre il bisogno, quello non va in vacanza.
Sono circa 500 i volontari che gravitano attorno a Progetto Arca, che alternandosi in sinergia con altre realtà , riescono a raggiungere le circa 300 persone che vivono in strada.
«Laddove possibile ci muoviamo con un’auto a sei posti, per permettere uno spostamento rapido. Per le zone a traffico limitato usiamo i carrelli», racconta ancora Alice.
Il progetto estate è partito con la distribuzione di 100 kit (lo stesso numero verrà inviato anche a Roma e a Napoli, dove in queste ore si sta vivendo la stessa emergenza), e in attesa di prepararne altri andrà avanti per tutta la stagione distribuendo acqua.
«È un aiuto nell’emergenza, ma è anche l’occasione per andare oltre, cercando di individuare possibili percorsi e selezionare le situazioni che necessitano di una presa in carico sanitaria, psicologica o giuridica — continua Alice —. L’obiettivo è l’inserimento in un circuito che permetta di far evolvere la situazione».
Non c’è però solo Milano, l’emergenza caldo per i senza tetto riguarda tutto il territorio nazionale. «L’assedio dell’afa sta creando una situazione ad alto rischio per chi non ha una casa o un rifugio — è l’allarme lanciato dall’Unione europea delle cooperative — dai clochard anziani ai ragazzi sbandati fino ai disoccupati senza aiuti che non hanno le risorse per pagarsi una abitazione o per vivere in ambienti climatizzati».
(da agenzie)
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Luglio 20th, 2019 Riccardo Fucile
C’E’ CHI DORME PER STRADA E CHI HA TROVATO RIFUGIO IN ALTRI EDIFICI OCCUPATI
Sharon abitava a via Cardinal Capranica 37, a Roma, da quando aveva 9 anni. Era il 2000 quando,
con sua madre, si è trasferita nell’occupazione dell’ex scuola media di Primavalle, sgomberata (dopo quasi 20 anni) con una imponente operazione il 15 luglio scorso. «Mia madre ci è morta, lì», racconta a Open. «Ora abbiamo fino al 26 luglio per andare a recuperare tutta la nostra roba. Non so neanche dove metterla: quella era casa mia e lì c’è tutta la mia vita. I ricordi della mia infanzia, quelli di mia madre che è morta. Quelli di mia figlia che ha solo 4 anni».
Al ritmo di otto nuclei famigliari al giorno, gli ex abitanti di Cardinal Capranica stanno provando a portare via le loro cose. «Eh, un po’ ci mettono: c’hanno tutta casa qui», ammette il vigile a presidio, mentre gira in tondo e scosta con le scarpe i resti — ancora tutti qui — degli incendi appiccate alle barricate degli abitanti, la mattina dello sgombero
Chi dorme per strada
«Per mio figlio ho preso solo i libri di scuola di quest’anno. Quelli degli scorsi anni, i quaderni, tutti i ricordi sono ancora dentro», dice una mamma. «Non so se riusciremo a recuperare tutto. E non so dove metterli. Affittiamo un furgone per il trasloco, e lo paghiamo a giornata. Tutti costi che non ci possiamo permettere». Dorme con la famiglia in macchina, sullo spiazzale di via Pietro Brembo, davanti alla via che era quella della loro casa fino a lunedì scorso.
Ogni sera, racconta Gigi, un altro occupante di origine rumena, «ci concentriamo qui a dormire. Saremo un centinaio… E stiamo tutti insieme».
Un po’ perchè non sanno dove andare, un po’ perchè hanno rifiutato le soluzioni abitative proposte dal Comune di Roma, un po’ perchè così si trovano pronti per il loro turno: per entrare, accompagnati dalla Sala Operativa Sociale, a recuperare i loro averi. Le «masserizie», dicono in gergo gli agenti. Sul piazzale, anche il camper della Sala Operativa Sociale del comune di Roma.
«Pensare che in tribunale ci hanno detto che tutti gli abitanti di via Capranica erano destinatari della casa popolare dal 2008 al 2011. E invece non abbiamo visto nulla. Io sono in lista dal 2006», dice Gigi. Sperano in una soluzione del Comune. Sperano in qualche novità . «Ma in realtà non crediamo a nulla e siamo stufi».
Le soluzioni del Campidoglio
Il Campidoglio ha fatto sapere che dopo lo sgombero, 145 persone (sulle 199 in quel momento presenti) hanno accettato le soluzioni proposte dall’amministrazione agli sgomberati. Numero che confermano fino a ieri sera. «A noi risultano cifre diverse», racconta Donatella. Era sul tetto, la mattina dello sgombero, e ci è rimasta fino alla fine. Lei non abitava lì, ma in un’altra occupazione poco distante, quella dell’ex clinica di Villa Fiorita. «Ero lì per dare una mano. Per essere vicina. Vedere quelle mamme e quei bambini così belli perdere tutto…».
Molte persone hanno sì accettato le soluzioni proposte dall’amministrazione capitolina — case famiglia per i nuclei famigliari, centro d’accoglienza per i single. «Ma poi, quando sono andati a vedere, in tanti sono scappati via». Hanno girato dei video: insetti tra le lenzuola, edifici fatiscenti, macchie e sporco. «Preferisco far dormire mio figlio di sei anni per strada», chiosa Gigi.
«C’è stata qualche criticità , su cui siamo intervenuti immediatamente», commentano dal Campidoglio. La sindaca, Virginia Raggi, si è recata in visita in una delle strutture mercoledì mattina e ha assicurato il massimo impegno, parlando di una situazione sotto controllo e di percorsi da fare con queste famiglie «per l’autonomia». È stato convocato un tavolo per gestire la situazione. tavolo che si aggiornerà nei prossimi giorni. Perchè la situazione è ancora aperta.
Chi si rifugia nelle altre occupazioni
«La mia famiglia vive a Primavalle dagli anni ’60», ricorda ancora Sharon. «Io sono ragazza madre: quello che mi hanno proposto era che io andassi a Casetta Mattei e mia figlia in casa famiglia. Pensare che dicevano che i nuclei famigliari non sarebbero stati divisi». Sharon racconta di aver rifiutato. «Troverò il modo, a costo di vendermi, di trovare una soluzione per mia figlia».
Nel frattempo è ospite, con la figlia di 4 anni, di un’altra occupazione, spiega.
A Villa Fiorita, per esempio, «stiamo ospitando una trentina di persone che abitavano a via Cardinal Capranica», conferma Donatella. «Ma di giorno in giorno i numeri delle persone che scopriamo dormire per strada aumentano. Che dire: ci chiamano criminali, ma stiamo fungendo noi da stato sociale», sorride. E c’è anche qualcuno che racconta di non voler andare in altri edifici occupati: per non rivivere la minaccia di uno sgombero.
A Villa Fiorita non sanno se la loro occupazione è o meno nelle priorità del piano sgomberi di Viminale e Prefe
«C’è infatti una sentenza europea che ha confermato che il proprietario deve tornare in possesso dell’immobile, ed è stata anche comminata una sanzione all’Italia per la mancata restituzione alla proprietà ». Ma «il nostro scopo non è tenerci l’immobile di qualcuno. Chi occupa non è che vuole rimanere in quel posto a tutti i costi. Noi chiediamo le case: siamo aventi diritto e ci devono sistemare nelle case popolari».
Alcuni ex abitanti di via Cardinal Capranica sono andati a finire anche in un’altra occupazione, quella di Battistini. Lo conferma Vincenzo, 60 anni, che qui vive da sei anni. «Ci hanno proposto una stanza, noi siamo in quattro. Che deve fare ia figlia di 17 anni, cambiarsi di fronte a suo fratello di 23?», dice Lamia. Era tra le più accorate, durante lo sgombero: testarda con la sua sedia a rotelle, del perdere casa non se ne faceva una ragione. Con la famiglia ha dormito per strada. Ora sono ospiti dell’occupazione di via Battistini.
«E poi la proposta dei centri di accoglienza… Ma mica sono appena stata pescata a Lampedusa, io. Sono quasi 29 anni che sono in Italia. I miei figli sono italiani», dice. «Che vogliono fare, mettere 10mila persone in mezzo alla strada? Ma questa è istigazione a delinquere», chiosa Vincenzo. «Pensano che rimarranno tutti onesti, mentre lottano per campare?».
(da Fanpage)
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Luglio 15th, 2019 Riccardo Fucile
“IO SONO ITALIANA COME VOI, DITE SEMPRE PRIMA GLI ITALIANI, MA PRIMA GLI ITALIANI UN CAZZO. DOVE VADO IO ADESSO?”
L’ostilità di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni contro la povera gente è sempre disgustosa, ma con Primavalle si sta sfiorando il ridicolo: un dispiegamento di forze inaudito per sgomberare dei disperati buttati in mezzo a una strada senza alternative reali.
Salvini esprime come sempre la sua vicinanza alle forze dell’ordine, costrette a uno scontro con gli occupanti della scuola di Cardinal Capranica (tra cui c’era anche un’italiana, che urlava “io sono italiana come voi”. Una frase da paese in clima di deportazione), e gli gli fa eco Giorgia Meloni su twitter, dove in tanti provano a spostare l’attenzione su Casapound.
Un governo che si compiace delle sofferenze degli ultimi. Che dice sempre prima gli italiani, ma poi quando gli italiani non sono gente sulla quale far leva per raccattare voti, allora non vale più..
Nel nostro Paese la spesa sociale per il sostegno all’abitare è dello 0,13%, a fronte di una media europea del 2,5%.
Delle circa 60mila sentenze di sfratto emesse due anni fa, il 90% sono state causate da morosità incolpevole, cioè impossibilità degli inquilini, colpiti da povertà relativa o assoluta al pari di milioni di italiani, di far fronte alle spese di affitto.
Per questo le notizie e le immagini provenienti dal quartiere di Primavalle a Roma, dove si sta svolgendo lo sgombero forzato, con impiego cospicuo di forze di Polizia, di un edificio, tetto provvisorio di 340 persone, inclusi bambini, impossibilitate a trovare un’alternativa, destano angoscia, rabbia e molti interrogativi
Don Luigi Ciotti, presidente di Libera e Gruppo Abele, ha commentato: “Viene spontaneo chiedersi che democrazia è quella che, invece di costruire giustizia sociale in un concorso di diritti e di doveri, colpisce la povertà e la disperazione come se fossero dei reati. Così come viene da chiedersi che politica è mai quella che, non da oggi beninteso, invece di servire il bene comune e impegnarsi affinchè a ogni persona siano garantiti i diritti fondamentali (la casa, il lavoro, l’istruzione, l’assistenza sanitaria) si concepisce e si manifesta come azione di forza, esercizio di spavaldo e compiaciuto accanimento contro le persone più deboli, indifese, spaventate”
“E tutto ciò per mera ricerca di consenso dunque di potere, quindi non prima di aver dipinto quelle persone alla deriva come una minaccia alla nostra sicurezza, parola ‘idolo’ di questa epoca in varie forme disumana. Continuo a credere, con buona parte degli italiani mi auguro, che la vera sicurezza sia quella che ci viene da una democrazia compiuta – conclude don Ciotti – che garantisca a ciascuno dignità e libertà , e ci faccia sentire un popolo in cammino, giusto, solidale, accogliente. Consapevole che il benessere del singolo deriva sempre da quello della collettività “.
Il ministro di Polizia usa la povera gente per la sua propaganda: poveri cristi dati in pasto al rancore popolare, giusto per far dimenticare il caso Savoini e i molti leghisti condannati per rimborsopoli.
Ci sono stati disordini a Roma durante lo sgombero dell’ex scuola occupata in via Cardinal Capranica
La più disperata appare una donna italiana: “Io sono italiana come voi – dice – dite sempre prima gli italiani ma prima gli italiani un c… Dove vado io adesso? Come lo pago l’affitto? Rispondetemi. Nelle case famiglia non ci vado…”.
Alessandro Capriccioli + Europa: spiegamento di forze ciclopico ha commentato: “Non credo di aver mai visto dal vivo nulla di simile a quello a cui ho assistito per tutta la notte. Uno spiegamento di forze ciclopico, con decine di blindati, elicotteri, idranti che hanno di fatto chiuso, circondandolo spanna a spanna, un intero quartiere”.
“Lo sgombero in atto a via cardinal Capranica a Primavalle a Roma è uno scandalo”. Lo afferma Mario Giro già viceministro e oggi tra i promotori di Democrazia Solidale. “Buttare in strada gente senza aver previsto alternative alloggiative aumenta insicurezza per loro e per tutta la cittadinanza. Si tratta di una scorciatoia atta a dimostrare quanto sia facile fare i forti con i deboli nel mentre si è deboli con i forti (vedi Casapound)”, sottolinea Giro. Tale scelta, conclude Giro, “non va nel senso della legalità ma del legalismo dei due pesi e due misure. Avremo ancor più persone precariamente alloggiate, che vivranno per strada e senza alcun sostegno. Il Comune di Roma doveva opporsi. Invece prendersela coi piu’ poveri e’ sempre facile. Vergogna”.
(da agenzie)
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Luglio 9th, 2019 Riccardo Fucile
BENVENUTI NELL’ITALIA SOVRANISTA DOVE CHI E’ POVERO VA ELIMINATO PERCHE’ OSTACOLO AL DECORO BORGHESE
E’ di ieri la notizia del senzatetto romeno picchiato e bruciato a Verona. Xenofobia e perfidia gratuita?
Quello che so è che mentre il governo ci distrae con i tira e molla salviniani la loro politica economica fa acqua da tutte le parti.
Per di più è pari pari a quello che è stato fatto fino ad ora in altre legislature e perfino in altri Paesi a tendenza liberista.
E’ certamente più facile far percepire come pericoli i poveri, i senzatetto, i lavavetri, i migranti. Più facile che spiegare come mai nel frattempo i tagli comportano la fine dello stato sociale. Tagli alla sanità , all’istruzione, le pensioni per molte generazioni sono meteore e quando i politici pronunciano lo slogan “meno tasse” sappiamo già che verranno premiati i ricchi e che la gente comune continuerà a pagare.
Negli ultimi anni i governi hanno tagliato servizi essenziali e poi hanno delegato i Comuni a correre ai ripari. E ai Comuni hanno dato il potere di emanare ordinanze su qualunque cosa.
Ordinano sulla sicurezza, vengono spesi soldi per armare fino ai denti la polizia municipale e per riempire le strade di telecamere. Ordinano sul decoro e questo può riguardare poveri, senzatetto, gente che chiede l’elemosina, prostitute.
Tutte persone punite perchè in condizione di bisogno, perchè finite in strada per una ragione o per l’altra. Persone multate, come il senzatetto cui è stata consegnata una multa di 200 euro in Liguria, perchè la sua presenza è considerata indecorosa.
Quando le ordinanze parlano di sicurezza si riferiscono al pericolo che costituirebbe la presenza di una persona distesa sul marciapiede. Ci si potrebbe inciampare sopra. Neanche fosse un terrorista con un mitra in mano.
O parlano del blocco alla viabilità quando di mezzo ci sono le prostitute. E giù multe fino a 500 euro. Per accertarsi del fatto che la gente percepisca queste categorie di persone come pericoli per la propria sicurezza non basta la campagna sconsiderata che le classifica come immondizia, ratti, invasori.
Per impedire ai senzatetto di trovare un posto per dormire si mettono sbarre di ferro a metà delle panchine. Sbarre che in qualche caso la gente perbene toglie.
Panchine anti-senzatetto sono state poste un po’ ovunque, dove le amministrazioni securitarie sono al comando. Bergamo, per esempio. Bologna. Poi Roma. A proposito di Roma, forse qualcuno avrà visto i “dispositivi anticlochard”. Sono dei punteruoli che spuntano dal terreno posti nei luoghi di rifugio dei senzatetto. Un invito affinchè diventino fachiri. Che altro?
Così i senzatetto devono cercare posto in luoghi più isolati, dove nessuno possa multarli, e di conseguenza vengono ancora più massacrati.
Capite quanta determinazione ci vuole per fare la guerra ai clochard? E questa guerra sanzionatoria che preme per una eugenetica fino ad estinzione delle suddette persone diventa ancora più reale quando gente armata di odio segue i suggerimenti dei politici, impara a vedere i senzatetto come fossero criminali, e decide di applicare una propria personale idea di in-giustizia picchiandoli e dandogli fuoco.
Cercando nell’archivio de Il Fatto Quotidiano sono risalita a molti esempi di intolleranza nei confronti dei senzatetto. Inclusi quelli compiuti da rappresentanti istituzionali ligi nel fare pulizie delle coperte e dei sacchetti del clochard di turno per gettarli via ancora per una questione di decoro. E’ accaduto a Trieste.
A Roma una donna ha investito un senzatetto e poi ha detto “ho sentito qualcosa finire sotto l’auto, ma non pensavo fosse una persona”. Lui è morto.
A Genova c’è non solo chi multa i senzatetto ma gli toglie anche il “servizio” di residenza. Un modo come un altro per rendere più facile l’espulsione dei senza fissa dimora stranieri? Chissà .
Ancora a Verona, più di un anno fa, venne bruciato un giovane senzatetto “marocchino”. I due accusati dell’assassinio dissero che “era uno scherzo”. Ma gli italiani sono così bravi nel compiere queste belle azioni che vanno anche in tour.
A Monaco, in due, hanno tentato di dare fuoco ad un senzatetto e hanno scattato un selfie per ricordo. Carini, no? Due anni fa a Torino un uomo, romeno, è stato aggredito e gli hanno dato fuoco. Anche lui è morto.
E se poi i senzatetto non muoiono di freddo, durante l’inverno, a ibernare i loro cuori ci pensano i sindaci come è accaduto nel 2016, a Mestre.
Codesto sindaco, in particolare, voleva perfino costruire un ghetto per i poveri. Non saprei come dirgli, senza mancargli di rispetto, certo, che esistono già e si chiamano baraccopoli, le stesse che i sindaci buttano giù. A Trieste c’è stato bisogno del ricorso di un richiedente asilo pakistano perchè il Tar stabilisse che l’ordinanza “anti-barboni” era illegittima
La questione delle multe ai senzatetto però sembra prassi in Veneto. Vedi Padova, ad esempio, dove il sindaco ha anche voluto lo sgombero di un dormitorio dedicato. Per strada no, nei dormitori no, quindi dove andranno? Chi lo sa.
E questo è solo un volto della violenza istituzionale praticata sui poveri. Che ne dite di un uomo ucciso da due agenti a Milano? Ucciso a calci, con i militareschi anfibi.
Queste sono solo alcune tra le notizie che voi stessi potrete trovare con una ricerca online. I fatti sono questi: i poveri sono considerati un pericolo per la sicurezza e un’offesa al decoro pubblico.
Subiscono multe, sanzioni, persecuzioni, vengono trattati da appestati da sindaci e politicanti vari e poi ci si sorprende se arriva lo xenofobo che vuole condannarli, non senza selfie di ricordo, al rogo?
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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