CATTOLICI FREDDINI SU MATTARELLA: L’EX DC NON ENTUSIASMA
DA ACLI A CL, DA MOVIMENTI PER LA VITA AI NEOCON
Fine di una storia. Una storia in cui in Italia c’erano da un lato i cattolici e dall’altro i laici, da una parte i democristiani e dall’altra i social-comunisti.
Una storia in cui tutti facevano della confessione religiosa uno dei criteri per scegliere la propria barricata, le proprie amicizie, le proprie abitudini. E un proprio presidente della Repubblica.
Una storia sgretolata, spazzata via proprio da quelli che, dopo tre elezioni che hanno visto salire al soglio quirinalizio un laico (prima Ciampi poi, per due volte, Napolitano), dovrebbero passare all’incasso.
Bocciato il criterio dell’alternanza come una delle variabili che dovrebbero portare alla scelta.
E, soprattutto, non convince Sergio Mattarella, il nome che più autorevolmente potrebbe dare una guida, un senso, a una battaglia di questo tipo. Una doppia stroncatura ricca di sfumature, distinguo, divergenze d’opinioni, figlie del variegato mondo cattolico italiano.
“Parlare di un presidente della Repubblica cattolico è un depistaggio”. Mario Mauro è uno dei fondatori di Area Popolare. Ma è anche uno degli esponenti storici di Comunione e Liberazione.
“Non importa se sia un cattolico. Tra i nomi che circolano quello di Mattarella è valido, una garanzia. Ma quello che importa non è l’individuo, ma che al centro dell’accordo ci sia la scelta di un profilo autonomo da quello dell’esecutivo e che garantisca una Costituzione che venga riformata senza stravolgere le autonomie e le libertà conquistate, che non sia frutto dei veti di questo o di quello”.
Mauro sottolinea come “i presidenti laici che abbiamo avuto negli altri paesi europei sarebbero considerati dei bigotti. Certo non sarò io a rammaricarmi se alla fine il nome indicato sarà quello di un cattolico”.
Paola Binetti, deputata dell’Udc, tra i leader italiani dell’Opus Dei, è altrettanto cauta: “Forse quello dell’alternanza potrebbe essere un criterio da utilizzare. Ma a me non interessano le etichette”.
E se Mauro mette l’accento sul profilo istituzionale del successore di Giorgio Napolitano, la Binetti individua altri temi che dovranno essere centrali nel prossimo settennato: “Il problema, come dicevo, non è quello di mettere un bollino sulla persona. Sotto il marchio ci deve essere una ricchezza di valori. Il futuro presidente dovrà avere a cuore la famiglia, della riduzione delle disparità sociali, e del rispetto nell’utilizzo della libertà d’espressione”.
Molta cautela su Mattarella.
“Il Pd dice che il nome dovrà uscire dalle sue fila – spiega l’onorevole Udc – Per cui, se guardo alla Margherita, il nome potrebbe essere quello di Mattarella come quello di Pierluigi Castagnetti. Se non venisse da quel partito si potrebbe pensare a Pier Ferdinando Casini”.
Mario Adinolfi, polemista, blogger, deputato del Pd e oggi direttore del quotidiano d’impronta cattolica La Croce, Mattarella lo conosce: “Ho stima di lui, abbiamo percorso insieme una strada comune. Ma sui nomi non mi ci impiccherei, ce ne sono tanti altri che potrebbero essere fatti”.
Per Adinolfi “non ha più senso parlare di alternanza fra laici e cattolici”. Ma va oltre: “Io credo che sia utile fare un ragionamento diverso: servirebbe di per sè un cattolico al Colle. Un presidente radicato, che abbia cioè radici nella cultura cristiana del paese”.
Nessun entusiasmo per Mattarella, per il direttore de La Croce è un altro il nome perfetto: “Quello di Graziano Delrio. Un presidente della Repubblica con 9 figli rappresenterebbe in prima persona quella cultura della vita che è fondamentale mettere al centro della vita pubblica”.
Anche Luigi Amicone è un direttore. Di Tempi, settimanale corsaro di area ciellina: “Introdurre nel dibattito l’alternanza è una bufala.
Perchè quello che conta è che il futuro inquilino del Colle raddrizzi quella tendenza disgregativa della repubblica giudiziaria che, con responsabilità diverse, Scalfaro, Ciampi e Napolitano non sono riusciti a invertire”.
Per Amicone, dunque, “che sia laico o cattolico non importa, ma deve essere un presidente di transizione”. Un profilo che non si attaglia a Mattarella: “Non mi entusiasma, così come non mi entusiasma nessuno dei nomi fatti finora”. Ma aggiunge un nome all’elenco dei magistrati circolato finora: “Se dovessi avanzarne uno io direi Carlo Nordio. Il procuratore aggiunto di Venezia sarebbe un bel segnale di discontinuità “.
Carlo Casini, tra i fondatori del Movimento per la Vita, spiega che “io preferirei un cattolico, ma esistono tante e tante persone senza distintivo che sarebbero ugualmente valide”.
Mattarella? Dopo un po’ di insistenza spiega che “probabilmente è un nome giusto, ma non so, preferirei non sbilanciarmi”. La bocciatura dell’ex Dc arriva secco da Gianluigi De Palo, trentottenne, una lunga militanza nelle Acli abbandonata per fare l’assessore al Comune di Roma: “Il Capo dello stato è un biglietto da visita dell’Italia nel mondo. Mattarella è uno sconosciuto alla mia generazione, non scalda i cuori. Così come l’alternanza è una roba da prima Repubblica. A me non dispiacerebbe Romano Prodi. È apprezzato all’estero, ha un notevole standing internazionale. Sarebbe il nome giusto”.
(da “Huffingtonpost“)
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