CDM SENZA GOVERNO: LA BIZZARRA RIUNIONE IN DUE TRANCHE DI UN ESECUTIVO ORMAI INCAPACE DI PRENDERE DECISIONI
SOLO UN PRIMO ESAME PER I DECRETI BRANDITI DA LEGA E M5S PER LA LORO PROPAGANDA ELETTORALE
“Non sia un Consiglio dei ministri vuoto, si approvi il dl famiglia”, dicono fonti 5 stelle. “Oggi spero di portare a casa il decreto sicurezza”, risponde Matteo Salvini. Giuseppe Conte butta la palla in calcio d’angolo, e nell’elegante carta intestata di Palazzo Chigi accanto ai due provvedimenti compaiono le paroline che li disinnescano: “Inizio dell’esame”.
Gli uomini vicino al presidente sono convinti: non si approverà nessuno dei due provvedimenti. E sottolineano come la dicitura che li accompagna nell’ordine del giorno non sia messa lì a caso.
La giornata è del tutto caotica, come il meteo romano che alterna acquazzoni e squarci di fulgido sole. L’onda lunga delle tensioni del caso Siri e il braccio di ferro sulla Sea Watch3 si scaricano con violenza sul Cdm.
Sin dalla mattina la situazione è fluida al limite della liquefazione. Alla fine matura una decisione bizzarra: una riunione in due step.
Una prima convocazione alle 16, perchè c’è il bilancio di previsione del Piemonte in scadenza e si sta sul filo dei minuti.
Poi una sospensione e una seconda riunione serale, dove i gialli e i verdi si scontreranno a suon di bozze di decreti. Il tutto stabilito da un ordine del giorno comunicato nemmeno un’ora prima anche agli stessi interessati, i ministri, con il premier comunque assente alla prima tranche perchè a Norcia nelle zone terremotate.
Due armi di propaganda gettate nel fiume dell’ultima settimana di campagna elettorale. Salvini vorrebbe incassare il sì a un pieno controllo della catena di comando dell’immigrazione, e proverà a forzare la mano nonostante la contrarietà del M5s (e la preoccupazione del Colle).
Di Maio risponde con il decreto natalità , tirato fuori in fretta e furia più come arma di interdizione nei confronti dell’alleato che come reale volontà di approvarlo rapidamente (“Occorreva lavorarci di più, così è incompleto”, spiega una fonte che ha seguito il dossier).
Come se non bastasse la riunione serale diventa anche una sorta di camera di compensazione sul ruolo di Conte, duramente attaccato in mattinata da Giancarlo Giorgetti (“I 5 stelle ci fanno opposizione, e lui non è imparziale”), al quale il premier ha risposto altrettanto a muso duro (“Gravissimo mettere in discussione la mia imparzialità ”).
Nel flusso ininterrotto di polemiche, accuse e veleni reciproci, la fotografia della situazione è dello stesso Giorgetti. Che nell’intervista concessa alla Stampa era facile profeta in patria: “Non riusciamo nemmeno più a fare un ordine del giorno”.
(da “Huffingtonpost”)
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