CHI ERA LORENZO, L’ITALIANO UCCISO IN COMBATTIMENTO DALL’ISIS
FIORENTINO, 33 ANNI, COMBATTEVA IN SIRIA A FIANCO DEI CURDI DA UN ANNO E MEZZO… “STO FACENDO LA COSA GIUSTA PER I MIEI IDEALI”… SI RENDA ONORE A UN ITALIANO CHE LA LOTTA ALL’ISIS NON LA FACEVA A PAROLE SUI SOCIAL COME I SOVRANISTI
“A quanto pare diverse case-trincee-tunnel sono rimaste. Non me lo faccio dire due volte, se tutto va bene domani riparto”. È l’ultimo post, datato 12 marzo, postato sul suo profilo Facebook, da Lorenzo Orsetti.
Fiorentino, 33 anni, sarebbe lui il cittadino italiano che l’Isis ha annunciato di avere ucciso nei combattimenti a Baghuz, l’ultima roccaforte degli estremisti in Siria.
A lui, infatti, riconducono i documenti pubblicati su Telegram, tra cui la tessera sanitaria e la carta di credito.
Orsetti, nome di battaglia “Tekoser”, combatteva a fianco dei curdi dell’Ypg, le Unità di protezione del popolo.
“Si mangia capra alla brace e si beve tè, mentre il sole si spegne sui crinali delle colline di Afrin”, raccontava l’anno scorso a Repubblica.
“I motivi che mi hanno spinto nel nord della Siria sono molteplici, non starò qui ad elencarli. Vi basti sapere che a mille parole ho sempre preferito i fatti”.
All’epoca Orsetti si trovava schiacciato tra due eserciti, quello dello Stato Islamico e quello turco di Erdogan. “Attendo da giorni nel centro di Afrin. Alcuni abitanti ci ospitano e le nostre squadre si danno il cambio continuamente. Quando viene il mio turno non so bene cosa aspettarmi, non è più la lotta porta a porta di Kobane, e il supporto aereo non è più dalla nostra parte come a Raqqa: è uno scontro diverso, contro un nemico molto forte”.
Qualche settimana dopo si era raccontato in un’intervista al Corriere Fiorentino: “Ho lavorato per 13 anni nell’alta ristorazione: ho fatto il cameriere, il sommelier, il cuoco”, spiegava mentre era impegnato a difendere la città di Afrin dall’assedio di jihadisti e turchi.
“Mi sono avvicinato alla causa curda perchè mi convincevano gli ideali che la ispirano, vogliono costruire una società più giusta più equa”, diceva.
“L’emancipazione della donna, la cooperazione sociale, l’ecologia sociale e, naturalmente, la democrazia. Per questi ideali sarei stato pronto a combattere anche altrove, in altri contesti. Poi è scoppiato il caos a Afrin e ho deciso di venire qui per aiutare la popolazione civile a difendersi”, aggiungeva Orsetti.
E a chi gli chiedeva che cosa avrebbe fatto una volta tornato in italia rispondeva: “Non mi preoccuperei troppo delle conseguenze (la legge Alfano punisce i foreign fighters, ndr). Io non ho nessuna remora morale, sto facendo la cosa giusta, sono a posto con la mia coscienza. Siamo qua e qua resteremo fino all’ultimo. Un po’ perchè non c’è nient’altro da fare, un pò perchè è la cosa giusta da fare. Combattiamo”.
(da “La Repubblica”)
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