CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE: L’ITALIA È L’UNICO GRANDE PAESE EUROPEO A NON AVER FIRMATO LA DICHIARAZIONE CONGIUNTA DI CONDANNA ALLA VISITA DI VIKTOR ORBAN IN GEORGIA
IL PREMIER UNGHERESE, PRESIDENTE DI TURNO DELL’UE, È VOLATO A TBILISI PER FESTEGGIARE LA VITTORIA DEL PARTITO FILO-RUSSO “SOGNO GEORGIANO”, ACCUSATO DI BROGLI DA PARTE DELL’OPPOSIZIONE. E L’UNIONE EUROPEA, TANTO PER CAMBIARE, S’È SPACCATA
Un tentativo c’è stato. Boicottare il Consiglio europeo della prossima settimana a Budapest. Le parole e il viaggio del premier ungherese Viktor Orbán a Tbilisi per festeggiare la vittoria del partito putiniano di Sogno Georgiano hanno scosso le istituzioni europee provocando un effetto che negli ultimi mesi si rinnova quasi sistematicamente: spaccare l’Unione in due. E la Commissione von der Leyen che evita di acuire lo scontro
Oggi, soprattutto da Parigi, verrà compiuto un altro tentativo di dare un segnale netto all’Ungheria. La divisione ieri è stata però plastica con la dichiarazione congiunta di tredici Paesi dell’Unione, la metà dei membri, firmata dai ministri degli Affari Europei di Germania, Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Irlanda, Lituania, Paesi Bassi, Lussemburgo, Polonia, Portogallo e Svezia.
Un’iniziativa per denunciare le «violazioni durante la campagna elettorale e il giorno delle elezioni». E per stigmatizzare «la visita prematura del primo ministro ungherese Viktor Orbán in Georgia». Si tratta di un gruppo di Stati in larga parte con governi “europeisti” e qualche sovranista, come quello olandese. Tra i firmatari manca l’Italia che non si è certo spellata le mani contro l’iniziativa magiara.
Resta il fatto che la missione di Orbán ha spiazzato e irritato. Tanto che l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha subito puntualizzato che il premier di Budapest è volato a Tbilisi a titolo personale e non in rappresentanza dell’Ue, di cui è pure presidente di turno.
Le stesse critiche erano state espresse a luglio, quando Orbán volò a Mosca da Putin e negli Usa per incontrare Donald Trump. «Non c’è una sola ragione – ha avvertito von der Leyen – per cui Putin dovrebbe avere voce in capitolo nel futuro dei giovani ucraini, moldavi o georgiani. Hanno il diritto di vedere che le irregolarità elettorali vengano indagate in modo rapido, trasparente e indipendente».
Tutti sono convinti che «la Russia abbia cercato di influenzare le elezioni » con una «disinformazione senza precedenti e con una dura retorica anti-Ue». Ma nessun passo concreto ulteriore da parte della Commissione, almeno per il momento. Anche la Nato ha denunciato «le condizioni diseguali in cui si sono svolte le elezioni».
(da agenzie)
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