CLAUDIO LOCATELLI, L’ EX STUDENTE MODELLO DI PADOVA ANDATO A COMBATTERE L’ISIS: “NON SONO FATTO PER STARE A GUARDARE”
E’ IN PRIMA LINEA CON L’ESERCITO CURDO, SIMPATIE DI SINISTRA… MA COME MAI I LEONI DA TASTIERA DI SEDICENTE DESTRA COMBATTONO L’ISIS SOLO SUL WEB E NON SI ARRUOLANO MAI PER IL FRONTE?
Le mani allacciano bene gli scarponi. Tirano la zip della divisa, in primo piano. Mettono i proiettili nel taschino.
Cambio di inquadratura, ed ecco i simboli del guerriero: le bombe a mano, un polsino rosso, le mostrine di Ypg — l’esercito di liberazione curdo — disposti su una kefiah marrone.
Poi una sequenza da film: ogni accessorio va al suo posto, le mostrine sul velcro dell’uniforme alle spalle, le granate nei tasconi, la kefiah al collo.
Lo scatto metallico del carrello del fucile per armarlo, e via: è pronto per sparare all’Isis.
Dalla vita universitaria patavina alla guerra in Siria: una rivoluzione per Claudio Locatelli, trentenne bergamasco trapiantato a Padova, ex studente di Psicologia al Bo, che lo scorso febbraio è andato in Siria per combattere il califfato, arruolato assieme alle milizie di liberazione del Rojava, nel battaglione internazionale di Ypg.
Martedì nel video che ha pubblicato su Facebook, dopo la vestizione, spiega le sue ragioni, mitra in spalla.
«I volti dei popoli attaccati da Isis non mi hanno lasciato indifferente — dice Locatelli, con un crescendo di musica epica in sottofondo —. Sono qui per fare corretta informazione, per dare solidarietà alle vittime e per combattere l’Isis».
Il tono è convinto, come ci si aspetta da uno studente classificatosi primo su 200 nelle simulazioni di attività diplomatica organizzate dall’Onu a New York, nel 2013. Attraverso la chat di Facebook, Locatelli appare sicuro: «Non sono fatto per restare a guardare – scrive -. L’oppressione di Isis e ciò che rappresenta è qualcosa che va combattuto».
Nel video chiude con un proclama. «Siamo come gli inglesi con i nazisti — spiega il giovane -: se dovessi morire in battaglia non piangete, ho vissuto al servizio del prossimo».
Poi si vedono marce di miliziani in colonna, esplorazioni e appostamenti. Lontanissimo dalla vita padovana, dove si divideva tra il volontariato, il giornalismo e l’attivismo politico: è stato rappresentante degli studenti e da gennaio 2016 gestisce la pagina social «Solidarity Action» che nella descrizione viene definita «Piattaforma Internazionale d’intervento pratico, giornalistico, volontario e formativo».
Nessuna traccia di recapito telefonico e indirizzo, nè di iscrizione all’albo del Comune di Padova. Tra 2008 e 2009 aveva partecipato ai dibattiti contro la Riforma Gelmini del movimento «L’Onda», ma anche agli incontri del gruppo «Possiamo».
Ora c’è la pagina Facebook – «Claudio Locatelli — Il giornalista combattente» – da cui pubblica post sponsorizzati in cui racconta quello che vive, gli spostamenti dell’esercito, le vittorie, con immagini e video di paesaggi desertici ed edifici fumanti, e mappe sul conflitto siriano.
Appare anche in un servizio della Cnn con alle spalle un carro armato in fiamme.
A volte Locatelli ha collaborato con l’agenzia Nena- News, ma di norma documenta tutto su Facebook, dai preparativi, alle motivazioni, alle azioni.
Una presenza costante sui social che stride con la difficoltà di reperire informazioni personali su di lui: tutti lo conoscono solo superficialmente, dagli ambienti dei centri sociali, come il padovano Pedro, ai referenti dei movimenti studenteschi.
Si era avvicinato in vari eventi, dimostrandosi molto attivo, per poi sparire.
Gli amici, che ricevono notizie tramite Facebook, non ne vogliono parlare: «Lo conosco dal primo giorno in cui è arrivato a Padova, ma non voglio dire nulla su di lui», taglia corto un amico che su Facebook si chiama Marco Krash, e condividendo il video ha scritto: «Stai attento amico mio, pregherò per te affinchè non ti succeda nulla».
A molti era noto per aver gestito il locale padovano «La Fata Verde», chiuso lo scorso dicembre, e alcuni di loro oggi lo sostengono sui social: «Una persona straordinaria — sottolinea uno di loro — ma so poco di lui».
Non tutti condividono la sua scelta. «Ma non eri giornalista, perchè ora ti sei messo a sparare?», commenta qualcuno. C’è anche chi lo sostiene: «Bravo tu hai le palle ti ammiro». La maggior parte dei post però, recitano «Stai attento», scritti da persone preoccupate per lui.
(da “il Corriere del Veneto”)
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