COM’E’ TRISTE VENEZI
IL CASO SANGIULIANO
Mi rifiuto di credere che un uomo di mondo come il ministro Sangiuliano si sia arrabbiato per una battuta della comica Virginia Raffaele, al punto da sollecitare personalmente l’intervento di un alto dirigente della Rai. Indossando i panni della direttrice d’orchestra Beatrice Venezi, da lui nominata consulente del ministero della Cultura, l’imitatrice ha dato a Sangiuliano dell’ignorante e dell’incompetente (musicale, s’intende).
Immagino lo sgomento del ministro, che in quel momento era probabilmente immerso nell’ascolto del secondo atto del «Flauto Magico», dopo avere spolverato la collezione dei cd di Rachmaninov che tiene sul comodino.
«Come si permette di mancarmi di rispetto?», avrà pensato. Ma subito si sarà risposto da solo che queste, da millenni, sono le regole del gioco.
Chi persegue il potere e la fama, o comunque ne accetta il peso, concede ai guitti il diritto di prenderlo per i fondelli.
Persino nel modo più banale, che spesso è quello comicamente più efficace. Dare dell’ignorante al ministro della Cultura, per esempio, anche se tutti sanno che legge di continuo (tranne i libri dello Strega, vabbè). E non occorre certo spiegare a un teorico dell’egemonia culturale che essa si realizza proprio con l’occupazione del discorso pubblico. Nel bene, ma meglio ancora nel male.
Il giorno in cui Virginia Raffaele smetterà di fare battutacce sul ministro Sangiuliano, vorrà dire una cosa sola: che Sangiuliano non è più ministro.
(da corriere.it)
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