COMMEDIA RENZIANA: “TESORO, MI SI È RISTRETTO IL BILANCIO”
POLETTI SVELA CHE MANCA UN MILIARDO PER LA CIG…MORANDO NON ESCLUDE LA MANOVRA CORRETTIVA.. IL PIL VA ANCORA MALE E L’INFLAZIONE PURE PEGGIO
Il problema di questo governo, così giovane e dinamico, è che la realtà è vecchia e testardissima.
Ha i suoi tempi, i suoi riti, una sua forza che sta tutta nella costanza.
E piano piano se ne va accorgendo anche la banda Renzi. Dai proclami di svolta, le battute, il gioco d’attacco, ora cominciano i “vedremo”, i “sarà difficile” fare questo o quello, i rinvii senza data.
Qui si discute di economia e conti pubblici. È in questocampo che l’esecutivo si gioca tutto, è in questo campo che ha adottato il suo unico atto di rilievo: i famosi 80 euro. Attorno al premier il clima va cambiando rispetto ai peana pre e post elettorali.
Lo si coglie da molti segnali.
L’editoriale con cui Eugenio Scalfari, su Repubblica di domenica, ha vaticinato una manovra correttiva da 12 miliardi, per dire.
O le defezioni sparse di membri dello stesso governo rispetto all’ottimismo obbligato del premier.
Ieri, ad esempio, sui giornali si potevano leggere le interviste di Graziano Delrio (che a ragione dubita, come potete leggere qui sotto, della possibilità che l’Italia possa tagliare sensibilmente il suo debito pubblico a breve), del viceministro dell’Economia Enrico Morando (che dubita invece della possibilità di ottenere i risparmi attesi dalla spending review e sulla manovra correttiva imposta dai parametri Ue risponde, appunto, “vedremo”), del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, il quale senza particolari patemi ha annunciato che per la Cassa integrazione in deroga quest’anno “manca un miliardo di euro”, perchè i soldi per il 2014 sono stati spesi per coprire il 2013.
In pratica, ha tradotto la Cgil, 50mila lavoratori rischiano di rimanere senza copertura: soprattutto quel pezzo di industria italiana che non vive di esportazioni (medie imprese, visto che le piccole non ottengono cassa in deroga), ma pure il commercio, la distribuzione, la logistica.
Conti che ballano ad un ritmo che non è scandito dal premier e al netto di altre difficoltà ancora sottaciute.
Bruxelles che pretende il rispetto degli impegni presi sui conti pubblici (forse non sanno che in Italia dicono che “l’austerità è finita”) o il fatto che oltre alla Cassa integrazione ci sono parecchie altre spese non finanziate per il 2014 (le missioni militari all’estero da luglio in poi, il 5 per mille e altro).
Pian piano, insomma, la realtà torna al centro della scena: “Tesoro — ci svelerà Renzi, a cui piacciono le citazioni pop — mi si è ristretto il bilancio”.
E fosse solo quello: all’esecutivo si sta stringendo un po’ tutto.
Prendiamo il caso dell’inflazione: ieri l’Istat ha certificato che l’operazione sugli 80 euro non ha avuto alcun impatto sui consumi.
La dinamica dei prezzi a giugno, dice l’istituto di statistica, si è infatti fermata allo 0,3% dallo 0,5 di maggio.
“È un campanello d’allarme che continua a squillare e non è chiaro se la politica se ne è resa conto”, dice Sergio De Nardis, capoeconomista di Nomisma: “L’azione della Bce può non essere sufficiente e per evitare stagnazione e rischi di deflazione occorre un quadro di stimoli europei più incisivo”.
Anche sul fronte della crescita l’Istat — in una nota mensile pubblicata ieri e passata quasi inosservata — ha provveduto a mettere una pietra tombale sul roseo futuro dipinto dal brillante inquilino di palazzo Chigi: nel secondo trimestre, vi si legge, “la variazione congiunturale del Pil è prevista ricadere in un intervallo compreso tra -0,1% e +0,3%”, le stime sono riviste al ribasso visto che tra aprile e giugno “il recupero dei ritmi di attività economica dovrebbe risultare più graduale di quanto atteso all’inizio dell’anno”.
Ma la ripresa arriverà nella seconda metà dell’anno, obietteranno gli inguaribili ottimisti e i renziani.
No, dice Istat: “Il Pil è previsto evolvere intorno a ritmi sostanzialmente analoghi anche nella seconda metà dell’anno in corso”.
Quindi, anche tenendo conto del dato consolidato del primo trimestre (-0,1%), “la variazione del Prodotto interno lordo nella media del 2014 risulterebbe debolmente positiva” .
Breve traduzione: seppure cresceremo, lo faremo al ritmo dello zero virgola qualcosa e sicuramente non allo 0,8% previsto dal governo Renzi.
La cosa non è senza conseguenze: significa non produrre posti di lavoro, meno ricchezza per gli italiani, meno gettito per l’erario e pure previsioni sui conti pubblici decisamente da rivedere.
Tutto dice manovra correttiva, solo che manovra correttiva significa nuove misure recessive. La realtà ha durezze che nè le battute, nè le esperienze felici e così formative dell’Erasmus riescono a smussare.
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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