CON MEDICI SENZA FRONTIERE SULLA NAVE DEL DOLORE: IL DRAMMATICO VIDEO-REPORTAGE DALLA AQUARIUS
TRA OCCHI PIENI DI TERRORE, IL RACCONTO DEGLI ABUSI E I SORRISI PER UN ABBRACCIO … ESCLUSIVA HUFFPOST … ALTRO CHE TAXI DEL MARE COME LI HANNO DEFINITI DEI MALATI MENTALI, SONO GLI ULTIMI EROI DI UNA EUROPA DI INFAMI
Sara arriva dalla Costa d’Avorio e ha visto tutta la sua famiglia morire davanti ai suoi occhi. Sua madre è morta, suo fratello pure. Lei invece è una dei quattro minori salvati, in un’ordinaria giornata d’agosto di ricerca e salvataggio, dalla nave Aquarius dell’Ong Sos Meditarrenee e di Medici Senza Frontiere. Ha solo due anni.
L’HuffPost Uk è stato per tre settimane a bordo dell’imbarcazione dell’organizzazione non governativa per documentare le operazioni di recupero dei migranti in balia delle onde.
Oggi il numero dei salvataggi in mare in mare si è ridotto notevolmente per effetto del blocco degli sbarchi concordato dal governo italiano e autorità libiche.
I migranti, provenienti prevalentemente dall’Africa centrale, raccontano tutte le insidie che devono affrontare già durante l’attraversamento del deserto: “Qui il pericolo non arriva dalla polizia ma dalle milizie”.
Polizia corrotta e mafie locali hanno messo in piedi un vero sistema di sfruttamento e di tratta degli schiavi.
Arrivati in Libia molti finiscono in centri di detenzione, dove vengono segretati e torturati. “Un trafficante ha comprato una pistola al mercato ma non era certo che funzionasse. L’ha testata su uno dei ragazzi che possedeva: ucciso per provare una pistola nuova”, hanno raccontato agli operatori dell’Ong tedesca.
Testimonianze che confermano, qualora ce ne fosse bisogno, la pesante denuncia lanciata pochi giorni fa da Medici senza Frontiere sui “lager” in Libia, sugli abusi e le violenze a cui vengono sottoposte migliaia di persone.
Non è facile per chi opera sulle imbarcazioni delle Ong: “Devi alzare un muro tra te e quello che vedi durante il giorno, per poter andare avanti e continuare a fare questo lavoro a lungo. Dopo un soccorso cerco di non pensare, altrimenti diventerebbe insostenibile”.
“Dobbiamo andare fieri del lavoro che facciamo”, dice l’operatrice Mary Finn.
“È assurdo parlare di servizio taxi, queste sono persone che scappano da guerre e persecuzioni. Quello che serve è un servizio di ambulanza in mare”, dicono i membri dell’equipaggio dell’Aquarius.
“Il mio interesse è solo quello di salvare vite perchè non voglio che le persone muoiano”.
(da “Huffingtonpost”)
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