CONVENTION DEM. TIM WALZ PARLA DI LIBERTA’ E TRASMETTE NORMALITA’
“LA NOMINATION A VICE E’ L’ONORE PIU’ GRANDE DELLA MIA VITA”
Lo zio preferito che tutti hanno avuto nella propria vita, capace di farti apprezzare il meglio dell’esistenza e comprendere ciò che conta davvero, con la sua saggezza, il buonsenso, e i piedi ben piantati a terra.
Nei 17 minuti del discorso con cui ha accettato la nomination a vice presidente degli Stati Uniti, Tim Walz ha cercato di trasmettere questa immagine rassicurante e normale all’America, per parlare agli indipendenti, gli indecisi e i moderati che possono ancora determinare l’esito delle elezioni presidenziali del prossimo 5 novembre. In particolare gli uomini bianchi, negli stati chiave del Midwest come quelli dove lui è nato, è cresciuto, ha vissuto la sua vita di insegnante, militare della Guardia Nazionale, allenatore di football, e poi politico di professione, fino a diventare il governatore del Minnesota.
La serata è stata dedicata alla difesa delle libertà, che sta diventando il tema centrale della campagna contro Donald Trump, prima ancora della minaccia che lui pone per il futuro della democrazia.
Perché si tratta di temi concreti che tutti riconoscono sulla propria pelle, invece di distanti cognizioni teoriche: “Quando parlano della libertà – ha detto Walz – i repubblicani intendono la libertà del governo di dirti cosa fare ed entrare nella tua camera da letto; quella delle banche di imbrogliare i clienti; o quella delle grandi aziende di inquinare la tua aria. Noi democratici, invece, intendiamo la libertà di costruirti la vita che preferisci, amare chi vuoi e come vuoi”.
A questo scopo, ha accettato la nomination a vicepresidente di Kamala Harris, descrivendola come “l’onore della mia vita”.
La rivalità con Vance
Tim, davanti alla moglie Gwen e i figli Hope e Gus commossi fino alle lacrime, ha ricordato le sue origini nel Nebraska rurale. La scuola con una ventina di compagni, dei quali “nessuno è andato a Yale”, come invece ha fatto il suo rivale repubblicano JD Vance, che si presenta come figlio del Midwest, ma chiaramente finge solo di esserlo, a confronto con uno come lui. Un democratico atipico, che è cresciuto nelle fattorie, va a caccia, ama il football, veste e parla come un contadino, ma proprio perciò completa il “ticket” guidato dalla californiana di colore Harris.
Scuola, mense, aborto e armi
Walz ha rivendicato i successi ottenuti da governatore, che lo distinguono dai sui “strani” avversari: “Mentre altri Stati mettevano al bando i libri dalle loro scuole, noi abbiamo messo al bando la fame dalle nostre, garantendo che tutti gli studenti avessero colazione e pranzo ogni giorno”. Si è vantato di fare il cacciatore, ma anche di voler regolare l’uso delle armi: “Credo nel secondo emendamento, so sparare anche meglio di tutti i repubblicani del Congresso e ho i trofei per dimostrarlo, ma voglio proteggere i nostri figli dalle armi, affinché possano andare a scuola sicuri. È una questione di responsabilità”.
Ha affermato la necessità di difendere i diritti riproduttivi, che non significano solo l’aborto, ma anche le pratiche per la fertilità a cui lui stesso e sua moglie hanno fatto ricorso per concepire Hope e Gus: “In Minnesota, anche se non condividiamo tutte le idee dei nostri vicini, abbiamo una regola sacra: fatevi gli affari vostri”.
Il momento della rimonta
Ha ammesso di non aver tenuto “molti discorsi così grandi nella mia vita, ma ho motivato tante squadre come allenatore. Perciò vi chiedo di dare il massimo per vincere questa sfida. Ci sarà tempo per dormire quando saremo morti”.
Walz ha avvertito che se prevalessero gli avversari, “i prossimi quattro anni di Trump sarebbero peggio dei primi. I veri leader non passano la giornata a insultare gli altri, dobbiamo liberarci di questi personaggi”. Perciò ha aggiunto: “Quando lottiamo vinciamo! Siamo indietro nel punteggio della partita, ma abbiamo la palla in mano. Possediamo la squadra vincente e segneremo il punto decisivo. Kamala Harris è pronta a guidare il Paese”.
Nancy Pelosi e Oprah Winfrey
Poco prima l’aveva preceduto la Speaker emerita della Camera Pelosi, architetto dell’operazione che ha spinto Joe Biden a ritirarsi. “Il 6 gennaio – ha avvertito – è stato un momento pericoloso per la nostra democrazia. Mai nella storia degli Stati Uniti un presidente ha assaltato le fondamenta del sistema, incoraggiato la violenza politica e tradito il suo giuramento. Non dimentichiamoci chi ha attaccato la democrazia: Donald Trump. E non dimentichiamoci chi l’ha salvata: noi”. Quindi ha lanciato questo appello all’America: “Dobbiamo scegliere leader che credono in elezioni libere e rispettano il pacifico trasferimento del potere. La scelta non potrebbe essere più chiara: Harris e Walz”.
Sul palco si è presentata a sorpresa anche la celebrità televisiva Oprah Winfrey, una delle donne nere più influenti nel paese: “Non verremo riportati indietro, non torneremo indietro. Scegliamo la verità, l’onore e la gioia, e insieme eleggiamo Kamala Harris”. Oprah si è rivolta in particolare a chi può ancora determinare il risultato del 5 novembre: “Sono registrata come indipendente e ho sempre votato per i miei valori. Più che mai lo farò in queste elezioni. Lancio un appello soprattutto agli elettori indipendenti e indecisi. Sono in ballo decenza, rispetto e buon senso. E il semplice buon senso ci dice che solo Harris e Walz possono portarceli”. Quindi ha concluso così: “La scelta è tra la lealtà alla Costituzione, invece che quella per un individuo. Tra ottimismo e pessimismo, per la gioia. Questo è il meglio dell’America!”
Con un discorso di rilievo, Winfrey ha attaccato duramente i repubblicani, accusandoli di voler diffondere paura e divisione nel Paese. «Vogliono farci credere che i libri sono pericolosi e che i fucili d’assalto sono sicuri», ha detto, esortando gli indipendenti e gli indecisi a sostenere la candidatura di Harris e Walz. «Quando stiamo insieme, è impossibile conquistarci», ha concluso, raccogliendo una standing ovation.
(da agenzie)
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