COSA DICE IL MOLISE: IL CENTRODESTRA VINCE NEL SUO INSIEME, MA LA LEGA E’ DIETRO FORZA ITALIA
MENTRE M5S PERDE VOTI RISPETTO ALLE POLITICHE
La chiave del Molise è questa: lo stallo, nel grande negoziato sul governo, rallenta i vincitori delle politiche, intesi come Cinque Stelle e Lega.
Trionfa invece il centrodestra nel suo insieme, con Forza Italia – e non è un dettaglio – davanti alla Lega.
Il Movimento 5 Stelle è la prima forza politica, ma scivola dal 44,8 % raccolto alle Politiche (dato Camera dei Deputati) al 31,6, passando da 78 mila a 45 mila voti.
Il Partito Democratico non c’è più.
Per carità , il Molise è in Molise, una regione piccola, raramente ha rappresentato un test nazionale. Stavolta però, complice la palude nella quale si sono arenate le trattative per il governo, ha tenuto banco per settimane.
Leader e parlamentari di tutti i partiti si sono fatti vedere tra Campobasso e Isernia per dare una mano al proprio candidato presidente.
Il Molise non sarà l’Ohio, lo swing-state in grado di determinare l’esito delle elezioni americane, ma dalla piccola regione incastonata tra Puglia e Abruzzo un segnale per il governo arriva.
È un soffio di vento, che gonfia le vele della nave del centrodestra.
Esulta Silvio Berlusconi: “Risultato significativo, il centrodestra cresce e Forza Italia è la prima lista”. I numeri rendono assai complicata la rottura tra Salvini e il resto del centrodestra.
E non a caso gli azzurri insistono proprio su questo: “In Molise Forza Italia e il centrodestra registrano una grande vittoria che ribalta il risultato delle politiche e infligge una forte frenata al M5S”, dice la capogruppo al Senato di Fi, Anna Maria Bernini, festeggiando la vittoria di Donato Toma, nuovo presidente.
Tradotto: uniti si vince, e al leader della Lega non conviene andare a fare la stampella di Di Maio.
Rispetto al 4 marzo la musica è cambiata. In Molise, alle elezioni politiche il centrodestra non aveva eletto neppure un parlamentare.
Quattro li avevano ottenuti i 5 Stelle, uno Liberi e Uguali.
I grillini, grandi favoriti della vigilia, sembrano aver pagato la tradizionale flessione nel voto locale. La mancanza di radicamento nel territorio li ha condannati anche alle Regionali in Sicilia e nel Lazio, nonostante i risultati lusinghieri ottenuti alle Politiche.
Luigi Di Maio, che puntava sul Molise per pareggiare il conto con il Friuli, dove domenica prossima il centrodestra sembra destinato a vincere, si dichiara comunque soddisfatto. Di Maio punta il dito contro le “grandi ammucchiate”, facendo riferimento alle nove liste a sostegno di Toma.
Il candidato del centrodestra alla fine strappa il 43,5 %: 73 mila voti, contro i quasi 65 mila del grillino Andrea Greco, fermo al 38,5. Forza Italia arriva davanti alla Lega di circa duemila voti, attestandosi al 9,4 per cento contro l’8,2 del Carroccio.
Niente sorpasso dunque, com’era nei desideri di Matteo Salvini, che raccoglie 12 mila voti, 3 mila in meno rispetto alle Politiche.
Gli incentivi a rompere la coalizione e a stringere un patto solitario con i 5 Stelle sono sempre più scarsi.
Il segretario del Carroccio, parlando a Trieste in vista delle Regionali friulane di domenica, rilancia la sua formula preferita per il governo: “Centrodestra e Cinquestelle comincino a governare già da questa settimana, senza perdere altro tempo”, aggiungendo però “l’impegno che a guidare il Paese, a guidare il governo siano i primi arrivati, perchè la Lega non è a fare da subalterna a nessuno”.
Forza Italia perde quasi 7 punti percentuali e 15 mila voti rispetto alle Politiche.
Ma il dato è deformato dalle liste civiche di centrodestra, per la maggior parte riconducibili a Fi.
Alla vittoria di Toma contribuiscono gli oltre diecimila voti (7%) ottenuti dai Popolari per l’Italia dell’ex senatore Mario Mauro.
Un’alleanza tra Popolari e centrodestra anche alle Politiche avrebbe potuto, secondo Mauro, regalare alla coalizione qualche parlamentare molisano.
“I principali partiti del centrodestra non sono stati capaci di includere movimenti come il mio”, dice Mauro all’HuffPost. Movimenti di ispirazione cristiano democratica “esclusi perchè è ormai estranea alla vita del centrodestra la logica che aveva dato vita al Pdl”.
Una spinta a superare la logica delle tre punte e ad allargare, magari cambiando modulo: “Va superato l’assetto del centrodestra, bisogna dare una casa comune a tanti elettori”. L’unico partito del centrodestra in crescita è Fratelli d’Italia, che passa dal 3 % del 4 marzo al 4,4. Per Giorgia Meloni “è un’altra indicazione chiara per il Presidente Mattarella: gli italiani vogliono un governo guidato dal centrodestra”.
Come si diceva, il Pd incassa l’ennesima batosta. Il 4 marzo i dem avevano conquistato il 15% e 26 mila voti in totale. Al pari del centrodestra, il Pd non era riuscito a eleggere parlamentari malgrado l’ormai ex governatore, Paolo Di Laura Frattura, fosse stato eletto nelle sue liste.
Oggi i democratici dimezzano i voti e si attestano appena al 9%. Il candidato Carlo Veneziale, sostenuto anche da Leu, raccoglie circa 29 mila preferenze (17,1 %).
(da “Huffingtonpost”)
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