COSA SCRIVEVA IN CHAT LA FECCIA RAZZISTA DELL’ORGANIZZAZIONE GIOVANILE DEL PARTITO REPUBBLICANO AMERICANO (E PER FORTUNA CHE IL “LINGUAGGIO D’ODIO” PROVIENE SOLO DALLA SINISTRA RADICALE)
RIFERENDOSI A UNA PARTITA DI BASKET NBA, UNO SCRIVE: “ANDREI ALLO ZOO SE VOLESSI VEDERE SCIMMIE CHE GIOCANO A PALLA” – I COMMENTI ANTISEMITI (“NON CI POTEVAMO ASPETTARE CHE LA RAGAZZA EBREA FOSSE ONESTA”) E RAZZISTI: “L’OBESA NON ERA INDIANA, LA PELLE ERA SCURA PERCHÉ NON FACEVA IL BAGNO” – GLI ATTACCHI AGLI AVVERSARI POLITICI: “FROCI”, “NEGRI” E “RITARDATI” – CHI SONO I MEMBRI DEL GRUPPO, NELLA CHAT C’E’ ANCHE UN MEMBRO DEL SENATO DEL VERMONT
Una chat su Telegram a cui partecipavano una dozzina di persone, tutti esponenti di spicco dei Giovani repubblicani, l’organizzazione giovanile del Partito Repubblicano, è finita sui giornali. Tra le decine di migliaia di messaggi, riferite al periodo
tra gennaio e agosto di quest’anno, c’erano epiteti razzisti, attacchi sessisti, riferimenti a Hitler e alle camere a gas per chi votava contro i componenti della chat
All’interno della chat si trovavano i leader dei gruppi di Giovani repubblicani di New York, Kansas, Arizona e Vermont. Il gruppo era unito dall’intenzione di arrivare alla guida dell’organizzazione nazionale, portando una linea di estrema destra e favorevole al presidente Donald Trum
Diversi dei componenti ricoprono già (o, in alcuni casi, ricoprivano) dei ruoli all’interno del partito e uno di loro, Samuel Douglass, è un membro del Senato del Vermont, nonché leader dei Giovani repubblicani del suo Stato. C’è anche una persona, Michael Bartels, che ha un ruolo nell’amministrazione Trump, nell’agenzia dedicata alle piccole imprese.
Un ruolo di spicco lo aveva Peter Giunta, all’epoca leader dei Giovani repubblicani di New York e in corsa per la presidenza nazionale dell’organizzazione (un’elezione poi persa con un distacco di sei punti). Giunta era anche il capo dello staff per un deputato newyorchese, Mike Reilly, che non ha commentato.
In uno degli scambi nella chat, uno dei presenti (Alex Dwyer, capo dei Giovani repubblicani del Kansas) aveva detto a Giunta che la delegazione del Michigan avrebbe votato per il candidato “più di destra”. “Ottimo, io amo Hitler”, aveva risposto il newyorchese.
Sempre parlando dell’elezione a leader nazionale dei Giovani repubblicani, Giunta aveva scritto: “Tutti quelli che votano no
vanno nelle camere a gas”.
“Possiamo sistemare le docce? Le camere a gas non stanno bene con l’estetica di Hitler”, aveva risposto un altro membro dei Giovani repubblicani di New York, Joe Maligno. “Sono pronta a vedere persone bruciare”, aveva replicato Annie Kaykaty, altra collega newyorchese.
Non solo riferimenti al nazismo, ma moltissimi termini razzisti. Parole come “fr*cio”, “ritar**to” e “ne**o” apparivano 251 volte nella parte di chat a disposizione di Politico. William Hendrix, il vicepresidente dei Giovani repubblicani del Kansas, aveva detto che era attirato dai Giovani repubblicani del Missouri nonostante le differenze politiche perché “al Missouri non piacciono i fr*ci”. Sono moltissimi gli esempi di messaggi razzisti. Uno dei presenti aveva raccontato di un amico che era uscito con una “donna indiana molto obesa”, e un altro aveva risposto che non era indiana: “È solo che non faceva spesso il bagno”.
Si trattava di Samuel Douglass, il senatore nello Stato del Vermont. La moglie di Douglass, anche lei presente nella chat, in un altro scambio gli aveva detto che non poteva “aspettarsi che l’ebrea fosse onesta”, parlando di una collaboratrice.
E poi ancora Giunta, che diceva: “Se il tuo aereo è pilotato da una lei, e lei ha la pelle dieci sfumature più scura di qualcuno che viene dalla Sicilia, falla finita lì. Urla la parola ‘no no'”. Lo stesso Giunta rispondeva così a chi parlava di una partita di basket dell’Nba: “Andrei allo zoo se volessi vedere scimmie che giocano a palla”.
Quando la chat è stata pubblicata, Peter Giunta ha detto che si trattava di una “cospirazione”, un “attacco contro la mia immagine” portato avanti da un membro di un’altra organizzazione newyorchese di repubblicani, accusato di aver inviato i messaggi a Politico. Poi si è scusato: “Mi scuso con coloro che sono offesi dal linguaggio insensibile e imperdonabile trovato nei più di 28mila messaggi di un gruppo privato che ho creato”.
(da Fanpage)
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