COSA SUCCEDE ORA IN VENETO E IN LOMBARDIA DOPO LO SPOT DELLA LEGA CON IL REFERENDUM: PRATICAMENTE NULLA
L’AUTONOMIA FISCALE NON E’ COMPRESA NELL’ELENCO DELLE MATERIE CONTRATTABILI CON LO STATO, LO DICE LA COSTITUZIONE (E IL BUON SENSO)
In Lombardia e Veneto ha vinto il “Sì” ma nell’immediato non cambierà nulla.
Le due Regioni governate dalla Lega non avranno subito più autonomia e non si aggiungeranno automaticamente alle cinque a statuto speciale già esistenti (Friuli Venezia Giulia, Sardegna, Sicilia, Trentino-Alto Adige e Valle d’Aosta).
Il referendum, infatti, è consultivo e non vincolante e avrà sostanzialmente un valore politico.
Il voto dei cittadini servirà alle regioni ad avere più potere contrattuale al tavolo delle trattative con il governo sulla richiesta di maggiore autonomia nei limiti del dettato costituzionale.
Ma, contrariamente agli auspici dei due governatori, il lombardo Roberto Maroni e il veneto Luca Zaia, l’argomento di propaganda più utilizzato dal Carrocciio – ovvero l’autonomia fiscale – non è compreso nell’elenco delle 23 materie di contrattazione previste dagli articoli 116 e 117 della Costituzione.
LE 23 MATERIE PREVISTE DALLA COSTITUZIONE
Si tratta di venti materie gestite dalle Regioni “in condominio” con lo Stato (la cosiddetta “legislazione concorrente”). E altre tre finora trattate in esclusiva dallo Stato stesso (legislazione di esclusiva potestà statale).
Le prime venti riguardano nell’ordine: rapporti internazionali e con l’Ue delle Regioni; commercio estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione; professioni; ricerca scientifica e tecnologica; tutela della salute; alimentazione; ordinamento sportivo; protezione civile; governo del territorio; porti e aeroporti civili; grandi reti di trasporto e di navigazione; ordinamento della comunicazione; produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia; previdenza complementare e integrativa; coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario; valorizzazione dei beni culturali e ambientali; casse di risparmio, casse rurali e aziende di credito a carattere regionale; enti di credito fondiario e agrario regionali.
Le altre tre sono organizzazione della giustizia di pace; norme generali sull’istruzione; tutela dell’ambiente.
REFERENDUM NON OBBLIGATORIO
La procedura per la richiesta di maggiore autonomia può essere avviata da qualsiasi Regione anche senza il referendum, tant’è vero che l’Emilia-Romagna ha attivato l’interlocuzione con il governo senza alcuna consultazione. Una volta raggiunto un accordo con lo Stato, questo deve essere approvato da Camera e Senato a maggioranza assoluta dei componenti.
L’AUTONOMIA FISCALE
Come conseguenza di maggiore autonomia negli ambiti sopra descritti, la richiesta di entrambe le regioni, che difficilmente verrà esaudita, è di trattenere sul territorio maggiori risorse finanziarie derivanti dalle imposte locali.
Il Veneto chiede almeno 8 miliardi in più da recuperare da quei 18-20 annuali di residuo fiscale, ovvero dalla differenza negativa tra ciò che versa e ciò che riceve da Roma.
La Lombardia ne chiede almeno 24 su 54. Il ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina risponde per conto del governo in merito su Repubblica : “Le materie fiscali non sono e non possono essere materia di trattativa nè con il Veneto nè con la Lombardia nè con l’Emilia Romagna. Lo dice la Costituzione”. Zaia gli ribatte: “Pensi all’Agricoltura, il nostro interlocutore è il presidente del Consiglio”.
Ma il ministro per la Coesione territoriale Claudio De Vincenti ribadisce: “Credo che sia bene che gli stessi presidenti siano chiari con i loro cittadini. Quella di volersi tenere i ‘nove decimi delle tasse’ è una battuta di Zaia che farebbe pensare a materia fiscale, ma quest’ultima non fa parte dell’articolo 116”.
(da “La Repubblica”)
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