“COSTRETTI A ROTOLARSI NELL’URINA”. IL CAMPIONARIO DELLE VIOLENZE RAZZISTE ALLA QUESTURA DI VERONA: “LO FACEVANO PERCHE’ ODIAVANO GLI IMMIGRATI”
CALCI IN TESTA E SPRAY URTICANTI NEGLI OCCHI: COSI’ GLI AGENTI ARRESTATI TRATTAVANO LE PERSONE FERMATE
Hanno costretto un ragazzo, fermato per l’identificazione, a fare pipì per terra e poi lo hanno trascinato in quella direzione “impiegandolo come uno straccio per pulire il pavimento”.
Un altro lo hanno preso a calci alla testa fino a fargli perdere i sensi. E ancora: spruzzavano lo spray urticante negli occhi dei fermati, insultandoli con frasi del tipo “tunisino di merda, figlio di puttana, cosa ci fai qui?”.
Lo facevano perché odiavano “i neri”, sostiene il giudice che disposto gli arresti domiciliari per cinque agenti della squadra Volanti della Questura di Verona. Per due di loro è infatti stata contestata l’aggravante dell’odio razziale.
O anche soltanto per noia. Un uomo, per esempio, “è stato trascinato per gli arti fino alla stanza ‘Fermati’, per poi depositarlo a terra dove giaceva ancora umido di urina per oltre venti minuti in preda a spasmi cagionati da difficoltà respiratorie, dovute al precedente uso sulla sua persona dello spray”. E quando era disteso al suolo “lo deridevano e gli puntavano contro, a intermittenza, una torcia”.
Dopo i pestaggi il gruppo si vantava: “Non l’hai ammazzato?”
Eccolo il campionario delle violenze all’interno della Questura di Verona, travolta dall’inchiesta condotta dai colleghi poliziotti della Mobile. Nel registro degli indagati ci sono almeno 15 nomi di uomini e donne con la divisa. Il campionario, riassunto nelle 169 pagine di ordinanza di custodia cautelare firmato dalla gip Livia Magri, è agghiacciante, per usare le parole del Questore di Verona.
“Una consuetudine nell’utilizzo ingiustificato di violenza fisica da parte degli indagati su soggetti sottoposti a controllo o fermi” scrive la giudice. Dopo i pestaggi, il gruppo si vantava. “Com’è che non l’ha ammazzato?”, si dicevano, ridendo. “Mi raccomando quelle che non gli hai dato prima, dagliele dopo”.
L’indagine ruota attorno a un agente, Alessandro Migliore, 25enne di Torre del Greco da due anni in servizio a Verona, al quale vengono contestati due dei sette episodi di tortura e prevaricazione fisica, documentati, nel corso dei sette mesi del lavoro degli investigatori, dalle immagini delle videocamere nascoste che la Mobile ha piazzato nella sala ‘Fermati’ della Questura. Un locale che non è lontano dalla vista ma è una sorta di acquario con una vetrata in plexiglass. Dunque difficile pensare che nessuno, oltre agli arrestati, agli indagati e alla ventina di agenti trasferiti, abbia visto niente.
Anche soldi sottratti ai fermati
Nell’indagine c’è il racconto di piccolissime dazioni di denaro – qualche decina di euro sottratta ai fermati – ma secondo quanto ricostruisce la gip gli arrestati si muovevano senza una reale motivazione. In alcuni casi viene contestata la “finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale”.
Emblematico quello che succede quando fermano A.T., straniero senza documenti fermato durante un controllo per strada. L’assistente Roberto Da Rold, arrestato, insieme con un altro collega indagato, “lo colpiva con calci, sberle e spintoni”. “Gli faceva urtare violentemente il capo contro la panca presente in questura, e lo minacciava di usare di nuovo lo spray urticante”. L’ispettore Filippo Failla Rifici (ai domiciliari) lo minacciava dicendogli “ti spruzzo nel culo” mentre i colleghi, nonostante il fermato fosse a terra, “continuavano a percuoterlo ripetutamente con schiaffi e calci, prima nella sala redazione atti e quindi nel corridoio, per poi trascinarlo nella stanza ‘Fermati'”.
(da La Repubblica)
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