CULLE VUOTE MA ASILI TROPPO PIENI: IL PARADOSSO ITALIANO
IL RAPPORTO DI SAVE THE CHILDREN
Nel Bel Paese la denatalità è imperante, lo conferma il nuovo Atlante dell’infanzia a rischio 2024, realizzato e diffuso da Save The Children.
Sono stati 340 i comuni italiani che nel 2023 non hanno udito neanche un vagito provenire dalle sale parto, dove le culle delle nursery sono rimaste vuote per 365 giorni.
Ciò nonostante, nei comuni in cui i bambini ci sono, la maggior parte di loro è costretta a rimanere a casa con uno dei due genitori che dunque rinuncia al lavoro, con una baby sitter, dai nonni, se ci sono, perdendo la possibilità formativa e il supporto degli asili nido, sempre troppo pieni.
In 340 comuni italiani non sono nati bambini
Lo scorso anno ha registrato un record di denatalità con appena 379.890 nuovi nati, questo ha comportato, come spiega Save The Children che ha rielaborato i dati raccolti da IFEL, che nel 2023 siano nati zero bambini in 340 piccoli comuni italiani (con meno di 5000 abitanti), e che in 72 comuni non vi siano bambini sotto i 3 anni. A vincere questo record di denatalità per comuni è la regione Piemonte, dove in ben 34 comuni non scorrazzano per il paese bimbi di meno di 3 anni. In questa gara di comuni caratterizzati da culle vuote si posiziona seconda la Lombardia con 10 comuni, e terzo l’Abruzzo, con 8 piccoli comuni.
Altri due territori spiccano in fatto di natalità, la Sardegna in negativo, classificandosi come la regione in cui ci sono meno bambini di età compresa tra gli 0 e i 2 anni, rispetto alla popolazione totale, rappresentando infatti l’1.49%, a differenza della Provincia autonoma di Bolzano dove, grazie a serie politiche di sostegno alla genitorialità, i bambini nascono ancora e rappresentano il 2.76% degli abitanti.
Meno della metà dei bambini italiani trova posto all’asilo nido
Ad oggi, con immense differenze territoriali, solo il 30% dei bambini di età compresa tra gli 0 e i 2 anni trova un posto all’asilo nido in Italia.
Un’analisi condotta da Svizem e Save The Children ha però valutato che grazie agli investimenti stanziati dal Pnrr e al nuovo Piano Nidi promosso dal Ministero dell’Istruzione e del Merito la copertura di questo servizio a livello nazionale aumenterà di almeno 10 punti percentuali. Così entro il 2030, ci si avvicinerà a quello che è l’obiettivo europeo con una media del 41,3% dei bambini in una classe d’asilo a giocare con i propri compagni.
La maggior parte delle risorse stanziate per i servizi educativi della prima infanzia sono andate al Sud del Paese, seguito da Centro, Nord Ovest, Nord Est e Isole. Nonostante ciò molti territori in cui la povertà educativa è imperante rischiano comunque di rimanere indietro.
Secondo i dati le regioni in cui i bambini rimarranno con più probabilità tagliati fuori dai nidi sono Sicilia e Campania che permetteranno appena al 25.6% e al 29.6% dei loro piccoli abitanti di trovare posto in aula. In particolare le province di Napoli, Palermo, Catania e Caltanissetta non riusciranno a coprire le esigenze di nemmeno il 25% dei bambini.
Ci sarà invece posto negli asili nido per più della metà dei piccoli in 7 regioni:
Molise (con il 66% si aggiudica il premio della regione con maggiore copertura nazionale), Umbria con il 57.1%, Abruzzo con il 55.3%, Emilia Romagna con il 51.1%, Valle d’Aosta con il 50.4%, Marche con il 50.2, Sardegna con il 50%.
A fondo classifica si trovano invece, seppur con percentuali superiori al 30%, Piemonte, Calabria e Puglia.
I nuovi posti negli asili ovviamente necessitano però di un’oculata gestione grazie ai finanziamenti, previsti all’interno del Fondo di Solidarietà Comunale per i comuni che non riescono a coprire nemmeno il 28.8% dei bambini nei nidi e un piano per reclutare e formare i nuovi educatori, essenziali a gestire i piccoli negli asili.
Dare a tutti i bambini le stesse opportunità educative, oltre a essere un loro diritto è infatti essenziale a non creare disparità che potrebbero protrarsi poi fino alla vita adulta.
(da Fanpage)
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