DAI LINGOTTI D’ORO DI BELSITO AL LINGOTTO DI TORINO: LA LEGA ENTRA IN SALOTTO, ADDIO DIO PO
MARONI CONVOCA GLI STATI GENERALI DEL CARROCCIO NEL LUOGO CHE PORTO’ SFIGA A VELTRONI… PARTECIPERANNO I “POTERI FORTI”, DA PASSERA A SQUINZI
Accantonate corna e ampolle, la Lega Nord prova ad indossare il vestito buono e per fine settembre organizza il primo “meeting” in salsa padana, spostando il proprio baricentro dalle piazze ai salotti.
Cancellata la tradizionale adunata di Venezia, la Lega di Maroni propone per la prima volta gli “Stati generali del Nord”, che verranno ospitati al Lingotto di Torino il 28 e 29 settembre.
Una manifestazione che lo stesso Maroni ha definito “l’appuntamento più importante, dopo i congressi, che la Lega ha organizzato in questi ultimi anni”.
Negli intenti del segretario leghista quella del Lingotto vuole essere un momento di incontro tra il Carroccio e i poteri forti, rappresentanti del mondo industriale, politico, istituzionale e, perchè no, sindacale.
Un momento di confronto per riscrivere e condividere l’agenda del partito. Un modo, forse, per renderla più digeribile al pubblico degli scettici.
Così all’appuntamento di Torino pare che abbiano già confermato la loro partecipazione sia il ministro Corrado Passera sia il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, ma l’elenco degli ospiti è destinato a crescere ancora, arricchendosi di nomi altisonanti.
Una sorta di meeting di Rimini, offerto a una platea fino ad oggi poco abituata al dibattito col “mondo esterno”.
Per dirla con le parole di Maroni, gli stati generali del Nord saranno “una due giorni aperta al contributo di imprenditori, di gente che vuole venire a discutere con noi questi temi, della questione settentrionale. Dobbiamo uscire e usciremo dopo questa due giorni con il nuovo manifesto del nord. Quali sono le questioni, quali sono le soluzioni, quali sono le proposte che la Lega fa”.
Roberto Maroni e i suoi sono convinti che sulla base di quello che uscirà dall’appuntamento torinese la Lega potrà valutare eventuali alleanze e accordi politici con altri partiti.
Una campagna d’autunno che comincerà dialogando sui massimi sistemi, ma che nell’idea del segretario del Carroccio continuerà con altre iniziative, tutte mirate a fare breccia nei cuori del Nord.
Se queste aperture verso l’esterno piacciono ai maroniani, è anche vero che incontrano lo scetticismo della vecchia guardia bossiana.
Sono molti i capitani leghisti che non vedono di buon occhio gli impegni nei salotti, soprattutto quando il dialogo con i “professori” dell’odiato governo Monti va a scapito delle storiche adunate.
La decisione di cancellare il raduno di Venezia, con il rito dell’ampolla e tutta la retorica annessa a favore del più elegante meeting torinese, ha sollevato un certo malumore interno (come era successo per l’annullamento del raduno di Pontida).
Così il segretario Maroni è dovuto correre ai ripari, annunciando che la “Festa dei popoli padani” (quella che dal 1996 veniva appunto ospitata a Venezia), verrà comunque celebrata la prima settimana di ottobre.
Non più in laguna, ma genericamente in Veneto.
Sul nuovo evento del calendario leghista introdotto da Roberto Maroni, qualcuno, come l’europarlamentare Francesco Speroni, si è limitato a sospendere il giudizio, in attesa di conoscere il programma dettagliato, senza far trasparire entusiasmi nè critiche.
Altri si sono prestati ad un’analisi più approfondita, entrando nel vivo della questione. È il caso del consigliere regionale veneto Sandro Sandri: “Siamo in una situazione nuova per il partito, eravamo stati abituati ad altri tipi di kermesse. Non è facile prevedere cosa succederà , dipende se il tutto verrà gestito come si deve”.
Per Sandri il progetto di Maroni è quello di costruire una forza che diventi un punto di aggregazione per gli euroscettici: “Penso che ci tenga in maniera particolare all’euroregione per quanto io la veda difficile da attuare auguro a Maroni di riuscire a instillare questo progetto nell’immaginario dei leghisti con la stessa forza con cui Bossi è riuscito a farli appassionare alla Padania”.
Nessuno critica apertamente l’idea degli Stati generali del nord, ma chiaramente nella Lega di oggi si sente in maniera prepotente l’impeto delle correnti: “C’è stato un congresso nel quale ha vinto una parte, chi ha perso oggi rappresenta una minoranza cospicua, in particolare in Veneto — spiega ancora Sandri -. Se un partito vuole trasformarsi, e per trasformarsi ha invocato la democrazia, credo che sia difficile pensare che la nuova dirigenza persegua gli stessi metodi “leninisti” del passato. Forse si sta sbagliando strada”.
E poi continua: “Ci si dovrebbe rendere conto che all’interno della Lega possono esserci visioni diverse, se una parte la si annulla si incappa in un grave errore strategico, perchè si rischia di dover rinunciare a forze importanti”.
Insomma, passino anche le chiacchierate al lingotto di Torino, ma per resistere alle pressioni interne Maroni è caldamente invitato a non dimenticare cosa è stata la Lega fino ad oggi.
Alessandro Madron
(da “Il Fatto Quotidiano”)
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